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In questo numero:

Novembre 2008


Europa
La presenza accidentale di materiale GM nel pastone biologico 
Germania: notifica per il rilascio della patata GM 
EFSA: la moratoria sul mais GM imposta dalla Francia non è giustificata 
I ricercatori del VIB trasformano le piante annuali in perenni 
EFSA e JRC: firmato un accordo di cooperazione 
Il Nordic Council chiede norme più severe sugli OGM in Scandinavia 
Gli Stati Membri della Ue non trovano l’accordo sull’approvazione della soia GM 
L’EFSA chiede una riduzione dei principi attivi usati nei pesticidi 
Invasioni biologiche in Europa 

Ricerca
Gli scienziati hanno trovato la soluzione a un paradosso molecolare 
Nuovi dati sui geni responsabili dell’architettura dell’infiorescenza nel pomodoro 
Una scoperta potrebbe aiutare gli scienziati a sviluppare migliori regolatori della crescita delle piante 

Biocombustibili
La ricerca sulle materie prime biocombustibili: un’area cruciale individuata da “Horizons in Plant Sciences” 
La riduzione dei prezzi alimentari indica che i biocombustibili forse non sono responsabili dei loro rialzi 
Sviluppata da scienziati tedeschi una tecnologia per la conversione del legno in zucchero non biologica e dal minore impatto 
Secondo un rapporto della UN Foundation, un’efficace politica bioenergetica può ridurre la povertà e gli effetti del cambiamento climatico 
Pubblicato dalla IEA (International Energy Agency) il World Energy Outlook 2008 
La flessibilità delle politiche europee sui biocombustibili e della loro implementazione da parte degli Stati Membri 
Un rapporto analizza l’impatto sui mercati agricoli delle politiche della Ue sui biocombustibili 
Realizzazioni nell’industria dei biocombustibili, un’industria in continua evoluzione 

NEWS

Dal mondo

La FAO prevede una produzione record di cereali ma lancia l’allarme in merito a un elemento di maggiore incertezza

Secondo quanto pubblicato nell’ultimo numero di ‘Food Outlook’ la FAO prevede che la produzione di cereali per il 2008/09 aumenti del 5,3% e raggiunga i 2,24 miliardi di tonnellate. I prezzi elevati hanno portato gli agricoltori a incrementare le coltivazioni e le condizioni meteorologiche favorevoli fanno prevedere che la produzione di cereali a livello mondiale raggiungerà un nuovo massimo storico. L’agenzia dell’ONU di stanza a Roma avverte però che è possibile che gli agricoltori dei paesi in via di sviluppo, gravati dai costi delle materie prime necessarie alle coltivazioni agricole corrano il rischio, l’anno prossimo, di non essere in grado di mantenere gli stessi livelli di produzione. La FAO ha osservato che la maggior parte dell’incremento di produzione ha avuto luogo nei paesi industrializzati, nei quali gli agricoltori si trovano in una posizione migliore per far fronte ai prezzi elevati. Gli agricoltori dei paesi in via di sviluppo, invece, sono stati limitati nella loro capacità di far fronte ai prezzi elevati a causa delle difficoltà di approvvigionamento presenti nei loro settori agricoli.

Conception Calpe, una delle principali autrici del rapporto, ha sottolineato che l’incremento nella produzione di cereali non deve creare un falso senso di sicurezza. “Ad esempio, se la volatilità dei prezzi e le condizioni di liquidità attuali prevarranno nel periodo 2008/09, la coltivazione e la produzione potranno esserne influenzate al punto che è possibile che si verifichi una nuova impennata dei prezzi, nel 2009-10 scatenando delle crisi nel settore alimentare ancora più gravi di quelle alle quali abbiamo recentemente assistito” ha dichiarato Calpe.

Nel rapporto si legge che l’agricoltura a livello mondiale dovrà affrontare urgentemente importanti problemi e sfide a lungo termine. Fra questi vi sono i vincoli imposti dalla disponibilità di terreni coltivabili e risorse idriche, dai limitati investimenti nelle infrastrutture rurali e nella ricerca agricola, dagli elevati costi delle materie prime necessarie alle coltivazioni che hanno un impatto sul prezzo all’origine del prodotto, e il limitato adattamento ai cambiamenti climatici.

Il comunicato stampa è disponibile a questo indirizzo: http://www.fao.org/news/story/en/item/8271/icode/ Il Food Outlook report è invece disponibile a questo indirizzo: http://www.fao.org/docrep/011/ai474e/ai474e00.htm


Rapporto IFPRI: la fame è ancora un grave problema

Il Global Hunger Index (GHI) 2008 mostra che la fame nel mondo è ancora un problema grave e che i progressi fatti dai diversi paesi per ridurre Il problema della sicurezza alimentare sono stati limitati. I paesi con gli indici GHI più elevati si trovano in gran parte nell’Africa Sub Sahariana e nell’Asia meridionale. I paesi nella parte bassa della lista includono invece la Repubblica Democratica del Congo, l’Eritrea, il Burundi, il Niger e la Sierra Leone. Sono questi alcuni dei risultati pubblicati da Welthungerhilfe, dall’International Food Policy Research Institute (IFPRI) e da Concern Worldwide nel rapporto “The Challenge of Hunger 2008: Global Hunger Index”.

Klaus von Grebmer e i colleghi in conclusione affermano che la soluzione della crisi alimentare richiederà che vengano prese numerose iniziative, fra le quali vi sono maggiori sussidi alimentari alle popolazioni povere, maggiori investimenti in agricoltura e misure volte a calmierare i mercati alimentari mondiali.

È possibile scaricare il documento a questo indirizzo: http://www.ifpri.org/pubs/cp/GHI08.asp#es


La FAO chiede un impegno globale per combattere il killer del grano UG99

Si sta diffondendo un nuovo ceppo virulento di ruggine del frumento, che al suo passaggio porta distruzione e minaccia la disponibilità di grano a livello mondiale. Il ceppo, identificato per la prima volta in Uganda nel 1999 (da qui il nome UG99), è penetrato ora nella Penisola Arabica. Alla fine del 2007 l’UG99 era stato localizzato in Iran e sta ora minacciando dei paesi grandi produttori di grano come l’Afghanistan, il Pakistan, l’India e la Cina.

I rappresentanti dei maggiori paesi produttori hanno sollecitato un piano di intervento coordinato per prevenire e controllare la virulenta ruggine dello stelo, si legge in un comunicato stampa della FAO, l’agenzia delle Nazioni Unite. In una dichiarazione, adottata a Nuova Delhi dalla International Conference on Wheat Stem Rust Ug99, i paesi partecipanti hanno chiesto alla comunità internazionale, ai donatori e alle organizzazioni internazionali di incrementare il loro supporto attraverso iniziative sia a livello nazionale che globale in modo da combattere questa malattia. La FAO ha inoltre osservato che i paesi colpiti da questo problema e i paesi a rischio dovrebbero sviluppare dei piani di emergenza per evitare che l’epidemia di ruggine provochi delle perdite di raccolto devastanti. “Questi paesi dovrebbero condividere le informazioni relative al monitoraggio della malattia e sviluppare immediatamente un sistema globale di allerta in grado di dare tempestivamente l’allarme”.

La FAO stima che l’80% delle varietà di grano che si coltivano in Asia e Africa sia potenzialmente esposta alla UG99. Il comunicato stampa è disponibile su: http://www.fao.org/news/story/en/item/8391/icode/


Il Direttore Generale della FAO, Diouf, chiede un nuovo sistema in grado di garantire la sicurezza alimentare nel mondo

Il Direttore Generale della FAO Jacques Diouf ha chiesto di convocare per il 2009 un Vertice nel corso del quale “si possano gettare le basi per una nuova governance della sicurezza alimentare mondiale e per un nuovo sistema di commercio agricolo che offra agli agricoltori, sia dei paesi sviluppati che di quelli in via di sviluppo, le condizioni per guadagnarsi da vivere in modo dignitoso”. L’appello è stato lanciato nel corso di una sessione speciale della Conferenza di Governo dei 191 membri della FAO.

“Dobbiamo avere l’intelligenza e la creatività necessarie a ideare delle politiche per lo sviluppo agricolo insieme a normative e meccanismi in grado di garantire un commercio internazionale non solo libero ma anche equo” ha dichiarato il Direttore Generale. Ha inoltre aggiunto che il Summit dovrebbe riuscire ad allocare 30 milioni di dollari l’anno per la costruzione di infrastrutture nelle zone rurali e per incrementare la produttività agricola nei paesi in via di sviluppo.

Il comunicato stampa della FAO è disponibile a questo indirizzo: http://www.fao.org/


I centri del CGIAR “generano forti ritorni economici sugli investimenti”

La ricerca agricola svolta dai Centri finanziati dal Consultative Group on International Agricultural Research (CGIAR) e dai loro partner nazionali nell’Asia meridionale ha portato “risultati significativi che hanno contribuito a mantenere la produttività e consentire la crescita in agricoltura, a generare importanti risultati economici a fronte degli investimenti fatti e, indirettamente, attraverso l’effetto generato dai prezzi, a contribuire alla sicurezza alimentare e alla riduzione della povertà”. È questa la sintesi del rapporto “An Assessment of the Impact of Agricultural Research in South Asia since the Green Revolution” di Peter Hazell del Centre for Environmental Policy dell’Imperial College di Londra.

Hazell ha riesaminato la letteratura relativa ai diversi impatti della ricerca nella regione. Ha osservato che l’obiettivo delle ricerche agricole condotte nell’Asia meridionale continuava a essere il miglioramento dei raccolti, ma con una maggiore enfasi verso la stabilizzazione delle rese. Relativamente al CGIAR e ai 143 milioni di dollari spesi ogni anno per la ricerca in Asia, i benefici registrati nell’anno sono stati di oltre 1 miliardo di dollari, e questo unicamente per quanto riguarda la ricerca su frumento e riso.

È possibile leggere il rapporto nella sua versione integrale a questo indirizzo: http://www.cgiar.org/monthlystory/november2008.html


FAO: una “riforma con crescita”

È stato approvato un piano triennale d’azione immediata per consentire alla FAO di intraprendere una “riforma con crescita”, così come raccomandato da una valutazione indipendente esterna. Nel corso di una conferenza speciale è stato approvato a questo scopo uno stanziamento di 42,6 milioni di dollari.

Il piano “costituisce una base solida e realistica per consentire alla FAO di rafforzare in maniera significativa la sua importanza a livello mondiale, così come la propria efficienza ed efficacia al servizio di tutti i suoi Membri”. La FAO aggiunge che il piano le consentirà di affrontare con migliori strumenti le sfide cruciali cui si trova di fronte, tra cui la riduzione della fame e della povertà, la crisi alimentare, il cambiamento climatico, le bio-energie e l’impatto dell’attuale crisi finanziaria sull’agricoltura.

Tutti i dettagli sono disponibili a questo indirizzo: http://www.fao.org/news/story/en/item/8649/icode/

Americhe

Secondo uno studio, trovati dei transgeni nel mais messicano

Gli scienziati della National Autonomous University of Mexico (UNAM) hanno individuato dei transgeni di mais geneticamente modificato nelle varietà tradizionali di mais messicano, secondo quanto riportato in una notizia pubblicata dalla rivista Nature. Lo studio ricorda un lavoro simile e controverso pubblicato dalla prestigiosa rivista nel 2001. In quello studio gli scienziati della Università della California Berkley (UCB) avevano trovato tracce di mais geneticamente modificato nelle varietà selvatiche di mais. L’articolo aveva suscitato una serie di polemiche ed era stato in seguito sconfessato da Nature che aveva dichiarato che “non vi erano prove sufficienti per giustificare la pubblicazione dell’articolo originale”. I critici avevano sottolineato che vi erano alcuni errori tecnici nella sperimentazione, fra i quali anche alcuni problemi con il tipo di PCR (reazione a catena della polimerasi) utilizzata per amplificare le sequenze di DNA.

Gli scienziati della UNAM hanno testato dei campioni di semi e di foglie per individuare la presenza del Virus del Mosaico del Cavolfiore 35S e del terminatore della nopalina sintasi, NOSt. L’équipe ha trovato i transgeni in circa l’1% degli oltre 100 campi oggetto dello studio, fra i quali vi erano anche dei campi analizzati dai ricercatori dell’Università della California. Nella notizia pubblicata da Nature si legge, tuttavia, che lo studio non ha potuto confermare un’importante conclusione riportata dallo studio della UCB: il fatto che i transgeni fossero stati integrati nei genomi delle varietà tradizionali e trasmessi alle piante figlie.

Lo studio era stato presentato per la pubblicazione sui Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) ma la pubblicazione era stata rifiutata. Lo studio sarà pubblicato dalla rivista Molecular Ecology.

L’articolo è disponibile a questo indirizzo: http://www.nature.com/news/2008/081112/full/456149a.html#B1


Gli scienziati usano “MAGIC” per identificare le combinazioni utili dei geni delle piante

Uno studio quinquennale del valore di 4 milioni di dollari che potrebbe contribuire a incrementare le rese dei raccolti, la tolleranza agli stress e la resistenza alle malattie è attualmente in corso presso la Purdue University, nello Stato dell’Indiana. Gli scienziati stanno utilizzando una nuova tecnica chiamata “mutant-assisted gene identification and characterization” (identificazione e caratterizzazione genetica assistita da mutanti) o MAGIC, per identificare delle combinazioni genetiche potenzialmente utili nelle piante da raccolto. MAGIC utilizza i mutanti mendeliani o altre varianti genetiche che si trovano in una caratteristica d’interesse come dei reporter, per identificare nuovi geni e varianti per quella specifica caratteristica. La tecnica è simile a quella degli screen enhancer e soppressori (enhancer-suppressor screens) comunemente utilizzati nei laboratori, solo che invece di basarsi sulle “variazioni artificiali” questa tecnica rivela le variazioni create nel corso di milioni di anni di evoluzione.

Gli scienziati, guidati da Guri Johal, hanno affermato che MAGIC costituisce un approccio del tipo “ritorno alla natura”. Hanno osservato che le piante selvatiche ed esotiche imparentate possiedono una ricchezza genetica che codifica per delle caratteristiche benefiche. “La mutagenesi ha funzionato bene, ma stiamo raggiungendo un periodo caratterizzato da una diminuzione dei risultati” ha dichiarato Johal. “Abbiamo identificato la maggior parte dei geni che, presi singolarmente, hanno effetti propri, ma adesso dobbiamo capire come interagiscono le combinazioni genetiche. Suggeriamo di ritornare alla natura per trovare degli altri geni coinvolti in un’ampia gamma di processi diversi.”

La versione integrale dell’articolo è disponibile a questo indirizzo: http://news.uns.purdue.edu/x/2008b/081112JohalMAGIC.html


Le carote GM possono contribuire a prevenire l’osteoporosi

Gli scienziati del Children’s Nutrition Research Center di Houston, in Texas, hanno sviluppato una carota geneticamente modificata che fornisce maggiori quantitativi di calcio. Kendal Hirschi e colleghi hanno radicalmente innalzato i livelli di calcio inducendo le carote a esprimere maggiori livelli di sCAX1, un gene della pianta modello Arabidopsis che codifica per un trasportatore di calcio. La maggior parte degli alimenti che derivano dalle piante non fornisce grandi quantitativi di calcio, che è un componente essenziale per la salute delle ossa. La presenza insufficiente di calcio nei regimi alimentari è un problema mondiale, in particolare nelle regioni in cui non vi è accesso ai latticini o nei quali grandi fasce della popolazione sono intolleranti al lattosio. Un apporto di calcio insufficiente nel regime alimentare può portare all’osteoporosi.

Le carote modificate contengono livelli di calcio elevati, ma l’organismo è in grado di utilizzarlo? Per stabilire la biodisponibilità di calcio nelle carote GM 30 volontari (15 donne e 15 uomini di diverse origini etniche fra i 20 e i 29 anni) hanno mangiato dei pasti singoli contenenti carote tradizionali o modificate con un isotopo stabile del calcio. I ricercatori hanno scoperto che l’assorbimento di calcio da parte dei volontari che avevano consumato le carote modificate per due settimane era aumentato del 41% rispetto ai volontari che avevano mangiato le carote tradizionali.

Hirschi e colleghi si augurano che questa sia la prima di una nuova generazione di frutta e verdura con un maggiore contenuto di calcio.

Il resoconto è disponibile a questo indirizzo: http://www.ars.usda.gov/is/AR/archive/nov08/carrots1108.htm. Il documento pubblicato dai Proceedings of the National Academy of Sciences (USA) è disponibile a questo indirizzo: http://dx.doi.org/10.1073/pnas.0709005105


Un progetto prevede la mappatura del DNA di 1000 specie di piante

Il Governo di Alberta, in Canada, ha varato la “1000 Plants Initiative”, un progetto internazionale senza precedenti allo scopo di “trovare nuove informazioni genomiche che possano portare alla creazione di nuovi medicinali e a una gamma di prodotti di origine vegetale dall’elevato valore aggiunto. Il progetto, del valore di 2 milioni di dollari, sarà guidato da Gane Ka-Shu Wong e avrà come obiettivo la mappatura del DNA di 1000 specie di piante.

“Scopo del mio lavoro era di riuscire a sequenziare il DNA in modo più rapido ed economico e capire come applicare i dati ottenuti per migliorare la selezione delle specie di piante utili” ha dichiarato Wong. “È incredibile che solo circa 100 sequenze di DNA di specie vegetali siano state analizzate nella maniera suggerita; questo progetto racchiude dunque un vero potenziale per fare nuove scoperte che potranno far sì che la natura lavori per noi”. Doug Horner, Ministro per la Advanced Education and Technology dello stato dell’Alberta ha osservato che il progetto “non solo si propone di migliorare la salute umana e di migliorare l’ambiente, ma potrebbe anche diventare la base per lo sviluppo di una nuova industria dei bioprodotti nello stato dell’Alberta, per diversificare il proprio settore agricolo”.

Sono molti i partner che sostengono l’iniziativa: il governo di Alberta, l’Alberta Agricultural Research Institute, Genome Alberta, l’Università di Alberta oltre a diverse istituzioni nazionali quali il Beijing Genomics Institute, dalla Cina e lo statunitense Musea Ventures. Tutti i dati relativi alle sequenziazioni che gli scienziati riusciranno a ottenere saranno resi pubblici attraverso GenBank.

Il comunicato stampa è disponibile a questo indirizzo: http://www.alberta.ca/home/NewsFrame.cfm?ReleaseID=/acn/200811/2475592E5F382-B4A5-7B90-D0E37ED2E1ACCB0C.html


Sviluppata da un’équipe internazionale una pianta di riso “impermeabile”

Un’équipe di ricercatori internazionali si augura che nell’arco dei prossimi due anni saranno disponibili per gli agricoltori con piccoli appezzamenti di terreno situati in aree soggette ad allagamenti delle piante di riso resistenti alle inondazioni. L’International Rice Research Institute (IRRI) sta conducendo queste ricerche grazie a una borsa di studio della Bill and Melinda Gates Foundation e dal Ministero degli Esteri giapponese.

I test che sono stati condotti negli appezzamenti agricoli in India e Bangladesh hanno dimostrato che le versioni “impermeabili” delle varietà di riso comunemente utilizzate se sommerse dall’acqua sono in grado di resistere per due settimane. Le varietà sono identiche a quelle tradizionali ma a differenza loro, anche a seguito di gravi inondazioni si riprendono, e sono in grado di dare rese abbondanti e di alta qualità.

Le ricerche di Julia Bailey-Serres, professoressa di genetica presso l’Università della California Riverside, è a capo della ricerca mirata a stabilire in che modo il gene Sub1A, che si trova in una varietà tradizionale di riso indiano a bassa resa resa, conferisca la tolleranza alle inondazioni nelle nuove varietà di riso. “Sub1A fa sì che la pianta resti dormiente durante il periodo in cui è sommersa, consentendole di conservare le energie fino al momento in cui termina l’inondazione” ha dichiarato Bailey-Serres, del dipartimento di Botanica e Scienza delle Piante e del Center for Plant Cell Biology.

Il comunicato stampa della University of California Riverside è disponibile a questo indirizzo:
http://newsroom.ucr.edu/cgi-bin/display.cgi?id=1974


Nuove risorse genetiche per i cereali

David Garvin e i colleghi dell’Agricutural Research Service (ARS) del Dipartimento Americano dell’Agricoltura hanno sviluppato una speciale popolazione di piante appartenenti alla specie di erba Brachypodium distachyon che potrebbero contribuire ad accelerare la scoperta da parte degli scienziati di geni in grado di proteggere i cereali dalle malattie. Gli scienziati dell’ARS hanno sviluppato le prima linee inbred ricombinanti (RILs) di Brachypodium. La RIL può essere uno strumento straordinario per creare le mappature genetiche.

Una RIL si forma incrociando due varietà innate e procedendo poi alla riproduzione per autofecondazione o incrociata per creare una nuova linea il cui genoma è un mosaico del genoma parentale. Questo significa che la discendenza di ogni linea della popolazione manterrà sempre la medesima identità genetica. Agli scienziati è sufficiente genotipizzare una varietà una volta sola. Poiché tutta la discendenza di ogni linea avrà sempre lo stesso gene, possono anche ripetere gli esperimenti tutte le volte che lo desiderano. Garvin ha osservato che la capacità di lavorare con grandi numeri di piante dallo stesso patrimonio genetico dà agli scienziati la possibilità di ottenere informazioni estremamente accurate in merito al numero di geni che controllano una caratteristica.

Gli scienziati utilizzeranno le popolazioni di RIL di Brachypodium per identificare i geni che conferiranno la resistenza al ceppo UG99 di ruggine del frumento.

La versione integrale dell’articolo è disponibile a questo indirizzo:http://www.ars.usda.gov/is/pr/2008/081113.htm


Gli insetticidi hanno un maggiore impatto sugli insetti utili delle coltivazioni Bt

I risultati di uno studio condotto dai ricercatori dell’Agricultural Research Service (ARS) del Dipartimento per l’Agricoltura americano, dall’Università del Nebraska e dalla Iowa State University hanno rivelato che gli insetti non target tendono a essere maggiormente colpiti dagli insetticidi comuni che dalle coltivazioni che esprimono le proteine Bt. Gli scienziati hanno confrontato l’effetto delle tossine Cry1Ab e Cry3Bb del mais, della Cry3A delle patate, della Cry1Ac e Cry1Ab del cotone con quello di numerosi insetticidi su un gruppo di insetti non target.

I ricercatori hanno osservato una grande variabilità negli effetti del cotone e mais Bt sugli insetti non target. Tuttavia, i dati all’interno dei gruppi sono stati alquanto coerenti. Il fattore che ha avuto la maggiore influenza è stato l’insetticida applicato. Insetticidi quali i piretroidi, gli organofosfati, i carbamati e i neonicotinoidi hanno avuto un impatto negativo maggiore sugli insetti non target rispetto alle piante Bt. Gli scienziati hanno inoltre osservato che gli insetticidi hanno un impatto uniforme sulle popolazioni degli insetti, a prescindere dal fatto che si trovino in campi con coltivazioni Bt o meno.

L’articolo, nella sua versione integrale, è disponibile a questo indirizzo:http://www.ars.usda.gov/is/pr/2008/081124.htm


Scoperte dagli scienziati dell’Università di Stanford nuove informazioni sugli stomata

Gli stomata, presenti in quasi tutte le piante, sono responsabili del rilascio di umidità e ossigeno nell’ambiente. Svolgono un ruolo importante per la sopravvivenza delle piante e nel mantenere il pianeta in uno stato di salute. Gli scienziati dell’Università di Stanford, negli Stati Uniti, hanno scoperto che la formazione di pori microscopici, gli stomata, appunto, è controllata da uno specifico pathway di segnalazione che blocca l’attività di una singola proteina necessaria allo sviluppo degli stomata.

“Gli scienziati dicevano che l’ambiente influenzava lo sviluppo delle piante, ma nessuno sapeva indicare la proteina responsabile di questa risposta”, ha dichiarato lo scienziato Dominique Bergmann. “Adesso abbiamo identificato uno dei obiettivi principali che si trova all’interno della cellula e come viene gestito”. Questa informazione consentirà agli scienziati di modificare le piante da raccolto per aumentare al massimo la loro produttività in un contesto di condizioni climatiche in mutamento.

Il comunicato stampa dell’Università di Stanford è disponibile a questo indirizzo:http://news-service.stanford.edu/news/2008/december3/stomata-120308.html

Asia e Pacifico

Il declino degli impollinatori non ha ancora un impatto sull’agricoltura

Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Australian Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization (CSIRO), il ben documentato declino delle popolazioni di api e di altri impollinatori nel mondo, allo stadio attuale, non sta limitando le rese delle coltivazioni a livello globale. La perdita di insetti impollinatori è causata da una combinazione di diversi fattori, fra i quali vi sono le malattie, una riduzione della vegetazione originaria e l’utilizzo di insetticidi. “La ricerca è nata dalla preoccupazione in merito alla relazione fra la diminuzione degli insetti impollinatori e la disponibilità futura di risorse alimentari” ha dichiarato l’entomologo del CSIRO Saul Cunningham.

Gli scienziati hanno classificato le coltivazioni in base a quanto dipendessero dagli insetti impollinatori per produrre la massima resa. A seconda della coltivazione, questa dipendenza poteva variare dallo 0 al 100%. Ad esempio, i cereali come il frumento non necessitano di impollinazione, ma all’altro estremo, i mandorli se non sono impollinati non daranno mandorle. L’équipe ha scoperto che fra il 1961 e il 2006 le rese della maggior parte delle coltivazioni sono aumentate costantemente di 1,5 punti percentuali l’anno grazie ai progressi dell’agricoltura. Hanno inoltre scoperto che non vi è differenza nelle rese relative fra le coltivazioni dipendenti dagli insetti impollinatori e quelle che non dipendono da questi insetti.

Cunningham tuttavia afferma che lo studio ha individuato dei segnali d’allarme che indicano che la domanda di insetti impollinatori è ancora in crescita e che alcuni tipi di coltivazioni che dipendono fortemente dagli impollinatori sono in uno stato di sofferenza. Il comunicato stampa è disponibile a questo indirizzo: http://www.csiro.au/news/Pollinator-Decline.html

Il documento pubblicato da Current Biology è disponibile a questo indirizzo: http://dx.doi.org/10.1016/j.cub.2008.08.066

Europa

La presenza accidentale di materiale GM nel pastone biologico

Il General Inspection Service ha comunicato che alcuni campioni di pastone biologico per l’alimentazione animale prelevati dal Ministero per l’Agricoltura olandese per essere analizzati contenevano materiale GM in diverse percentuali. Dei 62 campioni prelevati dal Ministero nel 2006 e 2007, il 18% conteneva soia GM al di sotto della soglia dello 0,9% stabilita dalla Ue. In due campioni, invece, sono state riscontrate tracce superiori allo 0,9%, ma i prodotti non erano etichettati, così come stabilito dalle linee guida della Ue. Questi campioni erano di pastone composto principalmente da soia. Ulteriori analisi hanno rivelato che in ognuno di questi casi la presenza di materiale GM non era intenzionale.

Non è chiaro come siano da interpretare le linee guida della Ue sull’etichettatura se il materiale GM trovato nei mangimi non è stato deliberatamente aggiunto dal produttore. Il Ministro per l’Agricoltura olandese ha sollevato la questione presso la Standing Committee for Food and Feed della Ue, e la Commissione Europea ha risposto che avrebbe preso la cosa in considerazione nell’autunno.

L’articolo è disponibile a questo indirizzo: http://www.coextra.eu/country_reports/news1279_en.html


Germania: notifica per il rilascio della patata GM

In Germania, BASF Plant Science GmbH ha presentato un rapporto di notifica per il rilascio nell’ambiente di patate geneticamente modificate che presentano un’alterazione del metabolismo dell’amido. Questa notizia è stata pubblicata sul sito gestito dal Joint Research Center della Commissione Europea per conto della Direzione Generale Ambiente. Le patate da utilizzare per la semina che si otterranno da queste patate all’amilopectina saranno utilizzate nelle successive prove in campo.

È possibile consultare una lista di notifiche a questo indirizzo:http://gmoinfo.jrc.ec.europa.eu/gmp_report.aspx?CurNot=B/DE/08/197


EFSA: la moratoria sul mais GM imposta dalla Francia non è giustificata

Un documento scientifico pubblicato dall’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) stabilisce che in Francia l’attuale moratoria sulla coltivazione del mais geneticamente modificato di Monsanto non è giustificata dal punto di vista scientifico. Il mais MON810 è l’unica pianta geneticamente modificata coltivata all’interno dell’Unione europea. Mesi fa il governo francese aveva istituito una moratoria nazionale sul mais GM a causa di “seri dubbi” in merito alla sua sicurezza.

Allo scopo di giustificare questa moratoria la Francia aveva sottoposto alla Commissione Europea tutta una serie di documenti scientifici. Secondo la normativa della Ue uno Stato Membro può invocare misure di salvaguardia relative a specifici ogm nel caso in cui delle informazioni aggiuntive possano influenzare la valutazione del rischio condotta su un ogm autorizzato. A questo scopo la Commissione aveva chiesto all’EFSA di esaminare le richieste e la documentazione presentate dalla Francia.

Il gruppo GMO dell’EFSA ha recentemente concluso che “non sussistono evidenze scientifiche specifiche, in termini di rischio per la salute umana, degli animali e per l’ambiente, idonee a giustificare l’applicazione della clausola di salvaguardia”.

Per ulteriori informazioni:http://www.efsa.europa.eu/EFSA/efsa_locale-1178620753812_1211902156394.htm


I ricercatori del VIB trasformano le piante annuali in perenni

Le piante annuali crescono, fioriscono e muoiono nell’arco di un anno. Le piante perenni, invece, vivono per oltre due anni. La strategia vitale di molte piante annuali consiste nell’avere una rapida crescita, dopo la germinazione, per eliminare la necessità di competere per cibo e luce, e una rapida transizione verso la fioritura e la formazione del seme. I cereali sono per lo più delle erbe annuali. A differenza delle piante annuali, le piante perenni investono sul lungo termine. Creano delle strutture permanenti, come i boccioli che compariranno dopo l’inverno oppure i bulbi. Gli scienziati del Flanders Institute of Biotechnology (VIB) e dell’Università di Gent, in Belgio sono riusciti con successo a trasformare le piante annuali in piante perenni silenziando due geni.

I ricercatori del VIB hanno disattivato un paio di geni che causano la comparsa dei fiori nella pianta modello Arabidopsis, una tipica pianta annuale. Questi geni vengono normalmente attivati quando arrivano le lunghe giornate primaverili. Le piante mutanti non possono più provocare la fioritura ma possono continuare a crescere in maniera vegetativa oppure fiorire molto tempo dopo. Proprio come per le vere perenni, queste piante mostrano una crescita secondaria, con la formazione di legno, che ne fa delle specie di arbusti di Arabidopis.

Gli scienziati hanno osservato che il silenziamento di questi geni potrebbe costituire un meccanismo importante per l’evoluzione delle piante, in quanto dà il via alla formazione degli alberi.

La versione completa dell’articolo è disponibile a questo indirizzo: http://www.vib.be/NR/rdonlyres/E8FB2BC8-3D32-4D76-BFC1-9609FA07C689/2762/20081107_ENG_Beeckman_bloeiinductie_web.pdf


EFSA e JRC: firmato un accordo di cooperazione

Il Joint Research Center (JRC) della Commissione Europea (JRC) e l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) hanno firmato un accordo che “consentirà un avanzamento della cooperazione scientifica e dello sviluppo di standard internazionali nel campo della sicurezza degli alimenti e dei mangimi”. Il dettagliato Memorandum d’Intesa siglato da entrambe le organizzazioni delinea in che modo il JRC e l’EFSA si propongono di garantire che siano disponibili dati aggiuntivi per effettuare le valutazioni del rischio di alimenti e mangimi. L’EFSA collaborerà con il JRC per i settori degli OGM, della BSE e nell’ambito degli effetti del cambiamento climatico sulla sicurezza degli alimenti e sugli additivi per i mangimi.

Catherine Geslain-Lané, Direttore Esecutivo dell’EFSA ha osservato che una maggiore cooperazione con il JRC contribuirà a mantenere il lavoro dell’agenzia all’avanguardia dal punto di vista scientifico e delle competenze. Il JRC ha un network di sette istituti di ricerca in cinque Stati Membri che forniscono “supporto scientifico e tecnico per il concepimento, lo sviluppo, l’implementazione e il monitoraggio delle politiche della Ue”. Il comunicato stampa è disponibile a questo indirizzo:http://www.efsa.europa.eu/EFSA/efsa_locale-1178620753812_1211902172833.htm


Il Nordic Council chiede norme più severe sugli OGM in Scandinavia

Nel corso dell’ultima seduta del Nordic Council, a Helsinki, in Finlandia, è stato deciso che i governi dovranno applicare una restrizione delle normative relative all’etichettatura degli ogm e creare delle aree prive di ogm. I ministri di Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia ritengono che istituire delle aree prive di ogm nelle loro nazioni possa conferire loro dei vantaggi competitivi grazie alla coltivazione di prodotti biologici.

Il comunicato stampa è disponibile a questo indirizzo: http://www.norden.org/webb/news/news.asp?lang=6&id=8240


Gli Stati Membri della Ue non trovano l’accordo sull’approvazione della soia GM

Il Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura dell’Unione europea non è riuscito a dare la propria opinione finale in merito all’approvazione o meno al rilascio della soia geneticamente modificata della Monsanto RoundupReady2. Secondo la normativa Ue la Commissione Europea dovrà ora decidere delle sorti della soia tollerante il diserbante. L’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), l’autorità scientifica indipendente della Ue ha riscontrato che la soia gm “non dovrebbe avere alcun impatto negativo sulla salute umana e animale e sull’ambiente”. Si prevede che la Commissione dia il proprio nulla osta alla nuova soia, poiché ha sempre seguito le valutazioni dell’EFSA.

Non vi è stata la maggioranza qualificata degli Stati Membri né a favore né contro l’autorizzazione della soia. Gran Bretagna, Spagna, Svezia, Olanda e Finlandia hanno votato a favore mentre Germania, Francia e Italia si sono astenute. La versione integrale dell’articolo è disponibile a questo indirizzo:http://www.gmo-compass.org/eng/news/401.docu.html


L’EFSA chiede una riduzione dei principi attivi usati nei pesticidi

L’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, ha identificato 13 principi attivi, sia chimici che microrganismi, il cui utilizzo in agricoltura andrebbe ridotto per tutelare la salute umana. Fra queste vi sono i fungicidi azoxystrobin, vinclozolin e procymidone e gli insetticidi methomyl e thiodicarb. L’EFSA raccomanda una riduzione dei Livelli Massimi di Residui (MRL) per questi principi attivi che, secondo la Commissione Europea, potrebbero destare timori quanto alla sicurezza del loro impiego rispetto alla salute umana. Inoltre, per quanto riguarda i principi attivi non autorizzati nell’Unione europea, ma che possono essere rinvenuti come residui, l’EFSA ha raccomandato “di fissare gli MRL al più basso livello che si possa misurare mediante monitoraggi di routine, in linea con l’abituale prassi comunitaria”.

L’Unione europea sta attualmente rivedendo le proprie normative sui pesticidi. L’EFSA ha dichiarato di aver iniziato a coordinare i processi di revisione dei MRL per oltre 300 pesticidi nel 2008 e che si prefigge di terminarli entro la fine del 2010.

Il comunicato stampa è disponibile a questo indirizzo:http://www.efsa.europa.eu/EFSA/efsa_locale-1178620753812_1211902194715.htm


Invasioni biologiche in Europa

Sapevate che l’Europa è stata invasa da 11.000 specie aliene? Le specie aliene sono piante, animali e microrganismi che gli esseri umani hanno spostato in nuovi ambienti, al di fuori di quelli che occupavano normalmente. Un’esauriente panoramica delle specie aliene in Europa, del loro impatto e delle conseguenze sull’ambiente e sulla società è stato documentato da DAISE (Delivering Alien Invasive Species Inventory for Europe), e fornisce nuove informazioni sulle invasioni biologiche in atto in Europa. Queste specie aliene sono spesso causa di ingenti perdite di valore economico, di diversità biologica e di funzionalità degli ecosistemi invasi. Il rapporto fornisce informazioni cruciali per la pianificazione di metodi volti a effettuare una precoce individuazione ed eliminazione di queste specie e a pianificare metodi di controllo.

Ulteriori informazioni sull’Handbook of Alien Species in Europe sono disponibili a questo indirizzo: http://www.ufz.de/index.php?en=17394.

RICERCA

Gli scienziati hanno trovato la soluzione a un paradosso molecolare

I ricercatori dell’Università di Washington, a St. Louis hanno fatto un’importante scoperta che spiega il meccanismo grazie al quale le cellule delle piante silenziano dei geni potenzialmente nocivi. Craig Pikaard e colleghi si sono concentrati su un tipo di RNA polimerasi (Pol) che avviene solo nelle piante. Le RNA polimerasi, vale a dire gli enzimi responsabili della creazione dell’RNA a partire dai templates del DNA, hanno un ruolo chiave nel determinare quali geni vengono attivati e quali no. Nel 2005 Pikaard e la sua équipe hanno scoperto due RNA polimerasi presenti solo nelle piante: Pol IV e V. A partire da quella scoperta gli scienziati stanno cercando di capire qual è il ruolo di questi enzimi.

Utilizzando la pianta modello Arabidopsis gli scienziati hanno scoperto che la Pol V trascrive sequenze di DNA non codificanti, o “sequenze spazzatura”. I biologi sono rimasti a lungo perplessi a causa di queste cosiddette “sequenze spazzatura” poiché non codificano per nessuna proteina, ma vengono continuamente trascritte. Si è scoperto che Pol V produce dell’RNA che non codifica che gli scienziati ritengono si leghi con i brevi RNA interferenti (siRNAs) generati dalla Pol IV, che fungono da impalcatura per questi silenziatori dei geni. Ciò che un tempo era considerato “DNA spazzatura” ha invece dimostrato di costituire delle regioni funzionali del genoma, poiché la trascrizione di queste regioni è necessaria affinché i geni potenzialmente dannosi rimangano inattivati. Gli scienziati hanno osservato che le funzioni della Pol IV e della Pol V forniscono una soluzione a un paradosso del controllo epigenetico: la necessità della trascrizione per silenziare in maniera trascrizionale quella regione.

Ulteriori informazioni sono disponibili a questo indirizzo: http://news-info.wustl.edu/tips/page/normal/12932.html L’abstract dello studio pubblicato da Cell è disponibile a questo indirizzo: http://dx.doi.org/10.1016/j.cell.2008.09.035


Nuovi dati sui geni responsabili dell’architettura dell’infiorescenza nel pomodoro

Le differenze nella ramificazione delle infiorescenze, i fiori che portano i germogli, determinano il successo riproduttivo e la resa delle piante. Zachary Lippman e i colleghi della Hebrew University, in Israele, hanno scoperto un meccanismo genetico che determina il modello di crescita dei fiori della famiglia delle Solanacee, della quale fanno parte pomodori, patate, melanzane, tabacco, petunie e belladonna A differenza di altre piante, quali papaveri e girasoli, per i quali vi è un solo fiore per stelo, le piante che appartengono alle Solanacee hanno diversi rami, ognuno dei quali ha un fiore. Secondo gli scienziati la manipolazione di questo pathway genetico può trasformare un tipico pomodoro ramato in una pianta dall’elevata ramificazione con centinaia di germogli portatori di fiori.

È ormai noto da tempo che i mutanti del pomodoro Compound Inflorescence (S) e Anantha (AN) producono una grande quantità di rami e centinaia di fiori. I ricercatori hanno identificato i geni alterati in entrambi i mutanti. I geni S e AN sono, rispettivamente, membri di famiglie di geni ben conosciute, la homeobox e la F-box. Questi geni svolgono un ruolo regolatore cruciale nel modellare sia piante che animali. I due geni lavorano in sequenza per regolare la tempistica dello sviluppo del ramo e del fiore. Questo fa sì che, ad esempio, rallentare il pathway che genera il fiore consenta la crescita di rami aggiuntivi.

L’articolo, pubblicato da PLoSONE, è di libero accesso e disponibile a questo indirizzo: http://dx.doi.org/10.1371/journal.pbio.0060288


Una scoperta potrebbe aiutare gli scienziati a sviluppare migliori regolatori della crescita delle piante

Le gibberelline (GA) sono fitormoni che svolgono un ruolo importante nei principali processi di sviluppo delle piante, quali l’allungamento dello stelo, la divisione cellulare, la germinazione dei semi e la fioritura. Gli inibitori biosintetici della gibberellina sono ampiamente utilizzati per regolare la crescita dei raccolti. Di recente gli scienziati hanno identificato il suo recettore GD1. Il legame dell’ormone al recettore porta al riconoscimento dei fattori di trascrizione della famiglia DELLA che reprimono la crescita. (I fattori di trascrizione sono molecole che regolano l’espressione genica). Studi precedenti suggeriscono che le gibberelline stimolano i processi di sviluppo di cui sopra attraverso la distruzione della DELLA.

Gli scienziati del Nara Institute of Science and Technology del Giappone e della Duke University degli Stati Uniti hanno descritto, indipendentemente, la struttura cristallina dei recettori della gibberellina dell’Arabidopsis e del riso, ottenendo ulteriori informazioni sulla percezione del fitormone da parte delle piante. Le strutture rivelano un meccanismo di riconoscimento dei recettori diverso dalle auxine. Ora che è stata determinata la struttura del recettore gli scienziati potranno sviluppare regolatori della crescita simili alla gibberellina, ma più efficaci ed economici, da utilizzare in agricoltura.

Gli studi pubblicati sono disponibili a questo indirizzo: http://dx.doi.org/10.1038/nature07519 http://dx.doi.org/10.1038/nature07546 Una sintesi è invece disponibile a questo indirizzo: http://dx.doi.org/10.1038/456455a

BIOCOMBUSTIBILI

La ricerca sulle materie prime biocombustibili: un’area cruciale individuata da “Horizons in Plant Sciences”

http://dels.nas.edu/dels/rpt_briefs/plant_sciences_final.pdf
http://biopact.com/2008/10/future-of-plant-sciences-explored-in.html

“New Horizons in Plant Sciences” è un documento recentemente pubblicato dalle National Academies (Science, Engineering Medicine) degli Stati Uniti. Sottolinea le sfide e le opportunità della ricerca del 21° secolo nel campo della ricerca botanica e della genomica delle piante per i diversi settori di applicazione. Il documento, che si basa su un ‘expert consensus report’ pubblicato dal National Research Council esplora il potenziale della “ricerca nella botanica, al fine di comprendere e, in definitiva, utilizzare, le proprietà delle piante per soddisfare i fabbisogni agricoli, nutrizionali, energetici e quelli relativi alla salute umana”. Per quanto riguarda il settore dei biocombustibili, il rapporto si è concentrato sull’etanolo, uno dei principali biocombustibili degli Stati Uniti. L’accordo è unanime sull’utilizzo della biomassa ligneocellulosica come materia prima per la produzione di etanolo da cellulosa. Ma, mentre la biomassa ligneocellulosica richiede minori input agricoli (acqua, fertilizzanti, pesticidi) rispetto al mais (l’attuale materia prima per la produzione dell’etanolo), le tecnologie per la conversione della biomassa ligneocellulosica in etanolo comporta ancora un costo estremamente elevato. La produzione di etanolo da cellulosa mediante i tradizionali procedimenti biochimici comporta due processi principali: (1) la degradazione delle pareti cellulari “dure” (principalmente cellulosa avvolta strettamente nella lignina) in zuccheri semplici e (2) la fermentazione microbica degli zuccheri in etanolo. La sfida della ricerca botanica nell’ambito delle applicazioni relative ai biocombustibili può concentrarsi sulla comprensione di “come i geni delle piante controllano la composizione e la struttura delle loro pareti cellulari”; questi potrebbero in futuro portare allo sviluppo di “nuovi biocombustibili agricoli dotati di pareti cellulari di facile decomposizione”. Il documento, liberamente accessibile, è disponibile all’indirizzo internet sopra indicato.


La riduzione dei prezzi alimentari indica che i biocombustibili forse non sono responsabili dei loro rialzi

http://biopact.com/2008/10/world-food-prices-collapsing-were.html
http://www.guardian.co.uk/business/feedarticle/7914436

Il sito Biopact riporta che i prezzi delle granaglie e degli oli di semi alimentari utilizzati anche per la produzione di biocombustibili (ad es. mais, frumento, soia e olio di palma) stanno crollando. Per il mais, in particolare, le ultime tendenze smentiscono l’opinione originaria che l’incremento record dei prezzi del mais dello scorso mese di giugno fosse una conseguenza della forte domanda di mais quale materia prima per la produzione di etanolo. Si riporta che recentemente il prezzo del mais è diminuito fino ad arrivare a circa il 50 % del prezzo record registrato nel mese di giugno, tutto questo nonostante la domanda di mais per la produzione di biocombustibili sia rimasta invariata. Soia e colza (entrambi materie prime per la produzione di biocombustibili) hanno anch’essi registrato simili tendenze nella riduzione dei prezzi (circa il 55%). Anche le principali derrate alimentari agricole hanno registrato sensibili riduzioni dei prezzi. Biopact riferisce inoltre che la tendenza attuale ha “al momento” placato la discussione relativa al dibattito “cibo contro biocombustibili” e che “i biocombustibili non hanno avuto alcun ruolo o, al massimo, hanno avuto un ruolo marginale nell’aumento improvviso dei prezzi alimentari a livello mondiale”. Gli esperti sottolineano che i programmi “intelligenti” e “sostenibili” relativi ai biocombustibili possono in realtà contribuire alla riduzione dei prezzi alimentari, della fame e della povertà nelle aree rurali.


Sviluppata da scienziati tedeschi una tecnologia per la conversione del legno in zucchero non biologica e dal minore impatto

http://www.renewableenergyworld.com/rea/news/story?id=53944
http://www.rsc.org/chemistryworld/News/2008/September/30090801.asp

Nella tecnologia per la produzione di etanolo da cellulosa la scomposizione della cellulosa, che avviene nel processo di conversione del legno e di altre biomasse cellulosiche nei loro zuccheri componenti, è considerata un “collo di bottiglia”. Il procedimento biologico (che vede il coinvolgimento di enzimi per la degradazione della cellulosa o di microrganismi) è considerata limitata a causa del costo degli enzimi. D’altro canto, i metodi non-biologici richiedono condizioni estreme (e ad alto utilizzo energetico) quali alte temperature o alta pressione oppure ambienti molto acidi. Di recente un’équipe di scienziati tedeschi del Max Planck Institute for Coal Research ha sviluppato una tecnologia non biologica per la conversione legno-zucchero che è in grado di operare a temperatura ambiente. Il metodo comporta un processo in due fasi: (1) la dissoluzione del legno in un liquido ionico (-butyl-3-methylimidazolium chloride (BMIMCl)) che converte il legno in molecole più brevi che contengono alcune unità di glucosio (chiamate anche oligomeri ) e, (2) l’utilizzo di resine solide acide per separare gli oligomeri in zuccheri individuali. Gli zuccheri così ottenuti possono successivamente essere trasformati in biocombustibili. La resina solida può facilmente essere separata dalla mistura di reazione mediante filtrazione. Resta la sfida di riuscire a trovare delle tecnologie economiche che consentano di separare il liquido ionico.


Secondo un rapporto della UN Foundation, un’efficace politica bioenergetica può ridurre la povertà e gli effetti del cambiamento climatico

http://www.globalproblems-globalsolutions-files.org/gpgs_files/pdf/UNF_Bioenergy/UNF_Bioenergy_full_report.pdf
http://biopact.com/2008/10/un-foundation-report-bioenergy-can-lift.html

La United Nations Foundation insieme all’International Centre for Trade and Sustainable Development e all’Energy and Security Group, hanno recentemente pubblicato un documento dal titolo: “Sustainable Bioenergy Development in UEMOA Member Countries”. Il rapporto, commissionato da The Hub for Rural Development in West and Central Africa, “identifica le opportunità, valuta i limiti, identifica i compromessi e sottolinea le principali questioni politiche necessarie per promuovere una produzione e un utilizzo sostenibile delle bioenergie negli otto paesi membri dell’UEMOA”. UEMOA è l’acronimo francese per “Unione Economica e Monetaria dell’Africa Occidentale”, che comprende le seguenti nazioni: Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo. Nel rapporto si legge che i paesi dell’UEMOA devono affrontare le sfide costituite dalla degradazione del suolo e dalla desertificazione, che “si aggiungono al mancato accesso alle risorse energetiche e agli effetti del cambiamento climatico”. “Delle valide politiche per la produzione di bioenergie possono contribuire a creare un approccio coordinato finalizzato a ridurre la povertà e l’impatto del cambiamento climatico” in queste aree già vulnerabili. La versione integrale del rapporto è disponibile all’indirizzo internet indicato sopra.


Pubblicato dalla IEA (International Energy Agency) il World Energy Outlook 2008

http://www.iea.org/weo/docs/weo2008/fact_sheets_08.pdf
http://seekingalpha.com/article/105842-the-iea-annual-report-a-dire-picture-of-energy-supply-and-demand?source=feed
http://www.iea.org/weo/docs/weo2008/fact_sheets_08.pdf

Il rapporto annuale World Energy Outlook (WEO) pubblicato dalla International Energy Agency (IEA) è considerato “la fonte più autorevole sulle tendenze energetiche mondiali”. L’edizione del 2008 fornisce un aggiornamento completo sulle proiezioni energetiche fino al 2030, oltre a un’esauriente analisi degli scenari relativi al cambiamento climatico dopo il 2012, alle prospettive relative alle forniture di petrolio e gas e a un’analisi relativa alla “povertà di energia nelle nazioni ricche di risorse dell’Africa sub-sahariana”. Di seguito i punti principali relativi alle tendenze mondiali (come citato nella scheda WEO 2008 la cui URL è indicata sopra): (1) Fino al 2030 assisteremo a una lenta crescita dell’utilizzo di energia, caratterizzata dalla “dominanza persistente dei combustibili fossili” e alla continua crescita delle emissioni di anidride carbonica. (2) Fra il 2006 e il 2030 l’espansione della domanda mondiale di energia si attesterà a circa il 45%, con un tasso di crescita media annuale dell’1,6% e con uno scenario di riferimento che non prevede politiche governative aggiuntive rispetto a quelle già adottate nei primi sei mesi del 2008. (3) Fino al 2030 oltre il 50% della domanda di energia globale aggiuntiva verrà dalla Cina e dall’India; il Medio Oriente diventerà un centro di domanda energetica emergente, responsabile di circa l’11% di incremento globale della domanda. (4) Le emissioni di anidride carbonica e di altri gas serra dovute alla questione energetica “aumenteranno inesorabilmente, causando a lungo termine un incremento della temperatura media mondiale di 6°C” e, (5) Dopo il 2010 le moderne tecnologie per la produzione di energie da fonti rinnovabili costituiranno la seconda più importante fonte di produzione di energia elettrica, e non saranno distanti dal carbone. Ulteriori informazioni sul WEO 2008 sono disponibili sul sito della IEA, la cui URL è indicata sopra.


La flessibilità delle politiche europee sui biocombustibili e della loro implementazione da parte degli Stati Membri

http://www.biofuels-news.com/content_item_details.php?item_id=121

Sul sito Biofuels International è stato recentemente pubblicato un lungo articolo sui biocombustibili dal titolo “Europe’s Patchwork of National Policies”. Con la “Directive on the Promotion of the Use of Biofuels and Other renewable Fuels for Transport” (meglio conosciuta come la “Direttiva sui Biocombustibili” della Ue) agli Stati Membri viene chiesto di adottare le misure necessarie per sostituire, entro il 2010, il 5,75% di tutti i combustibili fossili utilizzati per il trasporto con dei biocombustibili. Nonostante la Direttiva sia in vigore, il rapporto fa presente che non esiste “alcuna politica per l’implementazione dei biocombustibili armonizzata a livello europeo”. Gli Stati Membri stabiliscono a livello nazionale degli obiettivi di sostituzione con i biocombustibili (“idealmente identici”, del 5,75% entro il 2010) e sono liberi di istituire autonomamente le loro strategie di implementazione. Il rapporto elenca le seguenti osservazioni: (1) gli Stati Membri generalmente utilizzano uno o una combinazione di questi strumenti di implementazione: decreti legge (i produttori di carburante, ad esempio, sono obbligati per legge a raggiungere gli obiettivi stabiliti a livello nazionale), aiuti finanziari o incentivi fiscali (2) le caratteristiche del mercato (ad es. una loro maggiore o minore apertura) variano in ogni Stato Membro, (3) alcuni Stati Membri hanno delle normative severe in merito alla qualità dei carburanti. A conclusione del rapporto si legge che può essere utile analizzare le strategie di implementazione degli Stati Membri per comprendere quali consentono di ottenere i migliori risultati.

Ulteriori informazioni (una breve panoramica della Direttiva Ue sui Biocombustibili) sono disponibili a questo indirizzo: http://en.wikipedia.org/wiki/Directive_on_the_Promotion_of_the_use_of_biofuels_and_other_renewable_fuels_for_transport http://www.bioenergywiki.net/index.php/European_Union


Un rapporto analizza l’impatto sui mercati agricoli delle politiche della Ue sui biocombustibili

http://www.lei.wur.nl/UK/newsagenda/archive/news/2008/Implications+of+the+European+Union+Biofuels+Directive.htm http://www.lei.wur.nl/NR/rdonlyres/FA64084A-0693-4F4A-83D5-7B8F648EFC39/61746/WillEUBiofuelPoliciesaffectGlobalAgriculturalMarke.pdf

Un rapporto dell’Agricultural Economics Research Institute (LEI) di Wageningen (Olanda) fornisce una valutazione dell’impatto della Direttiva sui Biocombustibili della Ue sull’utilizzo dei terreni agricoli, sui prezzi e sulla diversità. Di seguito alcuni punti emersi dal rapporto: (1) nella Ue gli incentivi per incrementare l’utilizzo di materie prime agricole per la produzione di biocombustibili porteranno probabilmente a un incremento dei prezzi dei terreni e dei redditi degli agricoltori, (2) la Ue non produrrà tutte le materie prime agricole necessarie alla produzione dei biocombustibili richiesti dalla Direttiva sui Biocombustibili; di conseguenza nelle nazioni ricche di terreni del Sud America e dell’America Centrale si assisterà a un incremento delle coltivazioni destinate alla produzione di biocombustibili e dei terreni coltivati, dovuti a un incremento delle esportazioni verso la Ue, (3) la miscelazione obbligatoria dei biocombustibili sarà necessaria al fine di raggiungere gli obiettivi fissati dalla Direttiva sui Biocombustibili per il 2010 o il 2020, (4) per poter raggiungere gli obiettivi economici e ambientali i biocombustibili (materie prime e processi) devono essere competitivi; di conseguenza gli investimenti in ricerca e sviluppo “sono necessari per ottenere rese più elevate o migliori tecnologie di conversione”. La versione integrale del rapporto è disponibile all’indirizzo internet sopra indicato.


Realizzazioni nell’industria dei biocombustibili, un’industria in continua evoluzione

http://www.biofuels-news.com/content_item_details.php?item_id=125

Un articolo pubblicato recentemente sul sito internet Biofuels International traccia la storia dell’industria dei biocombustibili, un’industria in continua evoluzione, dalle origini allo sviluppo, alle realizzazioni. Stando all’articolo, la “rivoluzione dei biocombustibili” è nata in Europa cinque anni fa, derivata da ambiziose politiche ambientali, sulla sicurezza energetica e sulla sicurezza nazionale. A partire dalla “EU Biofuels Initiative for Transport” del 2002, è nato l’interessamento a livello mondiale e negli Stati Uniti sono state sviluppate le prime politiche per lo sviluppo dei biocombustibili. Gli Stati Uniti sono stati successivamente seguiti da altri paesi, quali Cina e India. Il sostegno a livello nazionale a favore dei biocombustibili, sotto forma di decreti, finanziamenti, agevolazioni fiscali e fondi per la ricerca e lo sviluppo hanno portato a un rapido sviluppo dell’industria dei biocombustibili. Tuttavia, parallelamente alla crescita dell’industria e degli investimenti, le nazioni si sono rese conto che lo sviluppo delle nuove industrie stava crescendo ben oltre la disponibilità di terreni coltivabili. L’adattamento ai cambiamenti delle condizioni di mercato sarà necessario per la sopravvivenza.