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In questo numero:

Ottobre 2008

 | ANNUNCI

NEWS

Dal mondo

Uno studio dell’IFPRI: pubblicazione o brevetto?

Nel discussion paper “Publish or Patent? Knowledge Dissemination in Agricultural Biotechnology”, pubblicato dall’International Food Policy Research Institute, si evidenzia che nei paesi in via di sviluppo quali Cina e India si è verificato un consistente passaggio dalla ricerca di base alla ricerca applicata. Si è inoltre osservato che negli ultimi 20 anni il modo di diffondere la conoscenza è passato dalla pubblicazione sulle riviste ai brevetti.

Secondo gli autori dello studio, An Michiels e Bonwoo Koo, questo trend presenta diverse sfide. Innanzitutto, i brevetti di licenza tendono a limitare l’accesso alla tecnologia, poiché è necessario che gli utilizzatori ottengano un accordo di licenza dal proprietario del brevetto. In secondo luogo, gli istituti del settore pubblico, che utilizzano altre tecnologie proprietarie senza averne acquisito le licenze formali, sono sempre più esposti alle richieste di danni per la violazione delle normative sui brevetti. Terzo, si è verificato un piccolo movimento che va nella direzione del libero accesso alle tecnologie del settore biotech, non dissimile dai progetti open–source dell’industria del software.

Una copia del discussion paper è disponibile a questo indirizzo: http://www.ifpri.org/pubs/dp/ifpridp00795.asp


La FAO chiede una revisione delle politiche sui biocombustibili e delle relative sovvenzioni

La pubblicazione annuale della FAO dal titolo “The State of Food and Agriculture” sottolinea la necessità di rivedere con urgenza le politiche e le sovvenzioni per lo sviluppo dei biocombustibili al fine di “salvaguardare l’obiettivo della sicurezza alimentare mondiale, tutelare gli agricoltori poveri, promuovere uno sviluppo rurale che abbia un’ampia base, e garantire la sostenibilità ambientale”. “I biocombustibili presentano opportunità ma anche rischi, l’esito dipende dal contesto specifico del paese e dalle politiche adottate” ha dichiarato il Direttore Generale della FAO Jacques Diouf. “La sfida è riuscire a ridurre, o a gestire, i rischi e condividere invece in modo più ampio le opportunità”.

“Queste considerazioni sembrano offrire motivazioni valide affinché gli investimenti sui biocombustibili siano indirizzati maggiormente nella direzione della ricerca, specialmente verso lo sviluppo delle tecnologie di seconda generazione”, ha aggiunto Diouf. “Se ben concepite e implementate fanno ben sperare per la riduzione delle emissioni di gas serra e allo stesso tempo per una minore pressione sulle risorse naturali”.

Il comunicato stampa della FAO è disponibile a questo indirizzo: http://www.fao.org/newsroom/en/news/2008/1000928/index.html


Varato il progetto GIGA

Consentire l’accesso alle informazioni sul germoplasma conservate nei database delle sequenze genetiche del mondo intero: è questo l’obiettivo del Global Information on Germoplasm Accessions (GIGA). I ricercatori, in particolar modo quelli dei paesi in cui le risorse sono limitate, potranno così trarre dei vantaggi dalla disponibilità di informazioni consolidate sulla diversità agricola. “Biodiversity International insieme ai propri partner sta contribuendo allo sviluppo di un sistema globale di informazioni, e del loro scambio, in materia di biodiversità agricola. Questo faciliterà un più ampio utilizzo delle risorse offerte dalla biodiversità, a sua volta un elemento chiave per lo sviluppo agricolo, in un momento caratterizzato dall’aumento dei prezzi delle risorse alimentari e dei combustibili, dal cambiamento climatico, e dalla scarsa disponibilità di acqua” ha dichiarato Emile Frison, Direttore Generale di Biodiversity International.

Il GIGA svilupperà degli standard comuni relativi alle informazioni ce descrivono le caratteristiche di base delle risorse genetiche, facilitando così la comunicazione fra gli utilizzatori. Michael Mackay, coordinatore del progetto di Biodiversity International, aggiunge che il GIGA utilizzerà anche la nuova versione di un software per la gestione dei database delle sequenze genetiche sviluppato dall’Agricultural Research Service del Dipartimento per l’Agricoltura americano e che creerà un sistema di facile utilizzo che consentirà di trovare facilmente informazioni o campioni a partire da i database delle sequenze genetiche.

Ulteriori informazioni sul GIGA sono disponibili a questo indirizzo:http://www.bioversityinternational.org/news_and_events/news/article/article/giga-project-to-ease-access-to-global-genebanks/?tx_ttnews%5BbackPid%5D=323&cHash=45815b1e86


Il Premio Nobel per la chimica alle “proteine fluoresecenti” biotech

Gli americani Martin Chalfie e Roger Tsien e il giapponese Osamu Shimomura si sono aggiudicati il Premio Nobel per la chimica per la scoperta e lo sviluppo della proteina fluorescente verde (GFP), uno strumento che ha rivoluzionato l’ingegneria genetica e la ricerca biomedicale mettendo a disposizione un modo di tracciare l’attività delle singole proteine all’interno di una cellula vivente, monitorando di conseguenza in che maniera vengono espressi i geni.

In primo luogo, Shimomura, nei primi anni ’60, ha isolato la proteina dalla medusa fluorescente Aequorea Victoria. Chalfie, della Columbia University di New York, nel 1992 l’ha ingegnerizzata producendo batteri e vermi cilindrici, mentre Tsien ha manipolato la proteina per produrne diversi analoghi colorati, consentendo agli scienziati di studiare contemporaneamente l’espressione di molti geni diversi.

L’utilizzo della GFP avviene in molti campi della biochimica e della biologia. La proteina fluorescente è stata utilizzata per monitorare dei processi che avvengono negli organismi viventi che prima erano invisibili, come la diffusione delle cellule cancerogene, lo sviluppo dei neuroni, il decorso di malattie quali l’Alzheimer e perfino la diffusione del virus dell’AIDS. La GFP è stata utilizzata come gene reporter per selezionare gli eventi transgenici durante la trasformazione della pianta. Attualmente è perfino possibile acquistare animali da compagnia luminescenti, grazie a questa proteina. Il pesce zebra, ad esempio, modificato geneticamente per contenere la GFP, è largamente diffuso sul mercato. I ricercatori hanno inoltre sviluppato piante di tabacco, mosche, topi e perfino maiali caratterizzati dalla fluorescenza verde.

Ulteriori informazioni sono disponibili a questo indirizzo:http://www.nature.com/news/2008/081008/full/news.2008.1159.html or http://www.sciencemag.org/cgi/content/full/322/5900/361


Porre fine alla fame nel mondo: necessario un impegno politico e finanziario

La celebrazione della Giornata Mondiale per l’Alimentazione, che è coincisa con la giornata che celebra la nascita della FAO, si è svolta recentemente presso la sede centrale della FAO, a Roma. L’evento è stato sottolineato dal Direttore Generale della FAO, Jacques Diouf, che nel suo discorso ha dichiarato che “Ciò di cui abbiamo bisogno è la volontà politica e il rispetto degli impegni finanziari presi, se vogliamo essere in grado di fare gli investimenti essenziali necessari a promuovere uno sviluppo agricolo sostenibile e la sicurezza alimentare nei paesi più poveri del mondo”.

Dichiarazioni analoghe sono state fatte dalla First Lady egiziana, Suzanne Mubarak, nel suo discorso programmatico. La signora Mubarak ritiene che la crisi alimentare meriti azioni di salvataggio pari a quelle proposte a livello internazionale per rispondere alla crisi finanziaria e creditizia. In un messaggio inviato per l’occasione da Papa Benedetto XVI, si legge che “condizione essenziale per aumentare la produzione, salvaguardare l’identità delle popolazioni indigene e la pace e la sicurezza nel mondo è quella di garantire l’accesso alla terra, aiutando così coloro che la coltivano e promuovendo i loro diritti”.

Per ulteriori dettagli sulla celebrazione, il comunicato stampa è disponibile a questo indirizzo; http://www.fao.org/newsroom/en/news/2008/1000940/index.html.

Per i dettagli sulle attività collegate alla Giornata Mondiale per l’Alimentazione, si veda il sito della FAO a questo indirizzo: http://www.fao.org/.


Fame nel mondo: in molti paesi i livelli sono ancora allarmanti

Secondo l’International Food Policy Institute (IFPRI) nonostante negli ultimi decenni siano stati fatti molti importanti passi avanti per ridurre la fame nel mondo, alcune regioni sono rimaste indietro e la loro situazione è peggiorata. Il 2008 Global Hunger Index, pubblicato recentemente, riporta che in circa 33 paesi si registrano livelli di fame “Allarmanti” o “Estemamente Allarmanti”. Secondo il rapporto il sud dell’Asia mostra ancora livelli di fame elevati, e nell’Africa sub-sahariana i miglioramenti negli anni sono stati estremamente limitati.

Il Paese che occupa la prima posizione in termini della più elevata percentuale di variazione positiva del Global Hunger Index (GHI) è il Kuwait, seguito dal Perù. Dalla parte opposta dello spettro troviamo invece il Congo e la Corea del Nord con i più elevati tassi di peggioramento.

Il GHI è stato rilasciato dall’IFPRI per il terzo anno. L’indice prende in considerazione tre diversi indicatori: la prevalenza della malnutrizione infantile, i tassi di mortalità infantile e la proporzione di popolazione con deficienze caloriche.

Il comunicato stampa dell’IFPRI è disponibile a questo indirizzo: http://www.ifpri.org/pressrel/2008/20081014.asp. È possibile scaricare la versione integrale del rapporto a questo indirizzo: http://www.ifpri.org/pubs/cp/ghi08.pdf.


La Rockefeller Foundation a sostegno del processo normativo per l’autorizzazione del Golden Rice

La Rockefeller Foundation (RF) darà il proprio supporto economico all’International Rice Research Institute (IRRI) in modo da seguire e accompagnare il Golden Rice attraverso i processi normativi nazionali per la sua autorizzazione in Bangladesh, India, Indonesia e Filippine. Questa intenzione è stata annunciata dalla Dottoressa Judith Rodin, presidentessa della Rockefeller Foundation, nel discorso programmatico pronunciato nel corso del World Food Prize Borlaugh Dialogue in Iowa, negli Stati Uniti. Il discorso aveva per oggetto: "Mobilizing the Next Green Revolution: Alleviating Poverty in the Age of Climate Change".

“Prosegue così il nostro storico rapporto con l’IRRI, un’istituzione che con il suo operato ha portato dei benefici concreti a miliardi di persone fra le più povere al mondo. Questo riflette inoltre il nostro costante impegno a creare un collegamento fra le famiglie e le tecnologie in grado aiutarle a condurre una vita più salutare, migliore e più produttiva; a vedere il percorso delle innovazioni - dalle azioni all’impatto – e a fornire grandi idee, quando si è già al 90% del percorso, proprio quel 10% in più che consente di raggiungere la destinazione” ha dichiarato la Dottoressa Rodin.

La trascrizione integrale del discorso della Dottoressa Rodin è disponibile a questo indirizzo: http://www.rockfound.org/about_us/speeches/101708food_prize.shtml


Alcuni pesticidi nella lista di sorveglianza dell’ONU

Il futuro di tre prodotti chimici sarà deciso in un incontro che si svolgerà prossimamente presso la sede centrale della FAO a Roma. I ministri e i funzionari governativi di 120 nazioni dovranno decidere se includere due pesticidi – l’endosulfan e i composti del tributyl tin e il prodotto chimico industriale crisotilo (amianto bianco) in una speciale “lista di sorveglianza” per il commercio di composti pericolosi. L’endosulfan è ampiamente utilizzato nel mondo, in particolare per la coltivazione di cotone.

Secondo la Convenzione di Rotterdam, un trattato internazionale concepito per garantire che le sostanze chimiche pericolose non danneggino la salute umana e l’ambiente, le sostanze chimiche presenti nella lista devono essere soggette alla procedura di consenso preventivo informato, il Prior Informed Consent (PIC). Il fatto di essere incluse nella lista non significa la messa al bando globale o una severa restrizione del loro utilizzo, ma sottolinea piuttosto i rischi potenziali che costituiscono per la salute umana e per l’ambiente.

La procedura del PIC fornisce ai paesi in via di sviluppo il potere di decidere quali di queste sostanze chimiche vogliono importare e di escludere quelle che non sono in grado di gestire in maniera sicura. Gli esportatori sono responsabili di garantire che non vi sia alcuna esportazione di una sostanza indesiderata verso un paese che ha preso la decisione di non importarla.

Ulteriori informazioni sono disponibili a questo indirizzo: http://www.fao.org/newsroom/en/news/2008/1000941/index.html


Lattuga biofortificata o tradizionale: il sapore è lo stesso

Una volta che sarà disponibile sul mercato, sarà possibile distinguere se la lattuga che troviamo in un hamburger è gm solo attraverso il sapore? In realtà non esiste alcuna differenza di sapore, gusto amaro, o croccantezza fra la lattuga arricchita (biofortificata) con il calcio e la lattuga convenzionale. È questo il risultato di uno studio dal titolo “Sensory analysis of calcium-biofortified lettuce” di Sunghun Park e dei colleghi della Kansas State University che è stato pubblicato dalla rivista online Plant Biotechnology Journal. Gli studi sull’analisi sensoriale sono importanti per determinare l’efficacia dei cibi biofortificati e costituiscono una componente importante ai fini dell’accettazione da parte del pubblico degli alimenti geneticamente modificati.

Il team di ricerca ha dimostrato che la lattuga che esprime il gene trasportatore sCAX1 (cation exchanger 1) dell’ Arabidopsis H+/Ca2+ contiene dal 25% al 32% di calcio in più rispetto al gruppo di controllo. Queste linee di lattuga biofortificata si sono rivelate fertili e hanno dimostrato una buona crescita in serra.

L’abstract sullo studio è disponibile a questo indirizzo: http://www3.interscience.wiley.com/journal/121451954/abstract mentre è possibile scrivere a Sunghun Park a questo indirizzo e-mail: shpark@ksu.edu.


Le coltivazioni GM e la crisi della sicurezza alimentare

“La combinazione di fattori quali l’aumento dei costi alimentari e la sempre maggiore consapevolezza che le moderne piante gm non sono più pericolose dei loro precursori, ottenuti in maniera più convenzionale, consentirà forse ad altri paesi di compiere dei passi avanti. L’alternativa inaccettabile è quella di un divario della sicurezza alimentare sempre più ampio fra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo”. Queste parole sono state pronunciate da Nina Fedoroff, Science and Technology Adviser del Segretario di Stato americano e dell’Amministratore di USAID, nel suo discorso inaugurale nell’ambito della Jefferson Fellows Distinguished Lecture Series, a Washington DC. Fedoroff ha espresso così la propria preoccupazione sul bisogno dei paesi in via di sviluppo di trarre dei benefici dalle biotecnologie nel caso debbano far fronte alla crisi della sicurezza alimentare.

Nel discorso, dal titolo “Seeds of a perfect storm: genetically modified crops and the global food security crisis”, Fedoroff ha elencato i progressi della rivoluzione scientifica che hanno consentito lo sviluppo delle biotecnologie in agricoltura. Ha citato inoltre l’adozione del cotone Bt, avvenuta in tempi estremamente rapidi, e la futura adozione della melanzana e del riso Bt attualmente in fase di test avanzato in Cina, India e Filippine. Nonostante questi sviluppi positivi si assiste tuttavia a molta disinformazione da parte dei gruppi d’interesse pubblico. “Se i paesi in via di sviluppo devono trarre dei vantaggi da questi progressi, è importante che nei paesi avanzati vi sia una riduzione del pregiudizio assai diffuso contro le biotecnologie” ha aggiunto Nina Fedroff.

La trascrizione integrale del suo discorso è disponibile a questo indirizzo: http://www.state.gov/g/oes/rls/rm/111147.htm#start

Americhe

Individuato dagli scienziati il gene responsabile della tolleranza al calore

Negli Stati Uniti i ricercatori della Michigan State University (MSU) hanno identificato un gene che svolge un ruolo chiave nella risposta delle piante allo stress termico. Pubblicata nella recente edizione dei Proceedings of the National Academy of Sciences, l’identificazione del gene bZIP28 da parte di Cristoph Benning e colleghi promette utili sviluppi nel miglioramento della tolleranza al calore delle coltivazioni.

I ricercatori del MSU hanno scoperto che il gene bZIP28 contribuisce a regolare l’adattamento allo stress termico nella pianta modello Arabidopsis. Il gene codifica per una proteina legata a una membrana, che può a sua volta attivare altri geni per controllare la risposta al calore. Le piante con un gene bZIP28 inattivo muoiono non appena le temperature raggiungono una certa soglia.

Si è scoperto che i meccanismi che regolano la tolleranza al calore da parte delle piante sono più complessi di quanto inizialmente si pensasse. L’équipe di ricercatori ha scoperto che il gene bZIP28 rispondeva a segnali che provenivano dal reticolo endoplasmatico e che è la prima volta che si assiste al suo coinvolgimento nella risposta al calore. Ricerche precedenti avevano dimostrato che il nucleo, il “centro di controllo” della cellula e il citosol, il fluido all’interno delle cellule, ha un ruolo importante nella risposta delle piante al calore. Il reticolo endoplasmatico, una rete di tubuli, vescicole e strutture a sacca è principalmente responsabile per il confezionamento e l’immagazzinamento delle proteine nella cellula.

La versione integrale dell’articolo è disponibile a questo indirizzo: http://news.msu.edu/story/5689/&perPage=25


Un nuovo strumento costituito da DNA per studiare il genoma del riso

Attraverso un nuovo strumento, il DNA microarray (o gene chip), il genoma del riso sarà oggetto di studio, volto a identificare i geni responsabili di importanti processi metabolici, quali la respirazione. I ricercatori dell’Università della California Davis, guidati da Pamela Ronald, professoressa nell’ambito della patologia delle piante, stanno attualmente studiando il genoma del riso attraverso dei frammenti di DNA sono fissati in un chip – il DNA microarray.

Attraverso questo metodo sarà possibile identificare, nel riso, i geni responsabili della risposta a uno stimolo o a uno stress. Al fine di studiare nel dettaglio i geni che regolano la respirazione la professoressa Ronald e i colleghi hanno usato la tecnica di confrontare i geni che sono espressi nelle piante di riso coltivate alla luce con le piante coltivate al buio. I geni saranno combinati, analizzati e, insieme ai dati biochimici, consentiranno di prevedere correttamente i geni candidati.

“I metodi e il microarray sviluppati in questo studio aiuteranno i ricercatori a identificare la funzione dei 45.000 geni del riso, solo pochi dei quali, a oggi, sono stati caratterizzati” ha dichiarato la professoressa Ronald. Per accelerare ulteriormente questa ricerca, gli scienziati che lavorano sul microarray del riso possono avere accesso a un programma basato su Web che consente di confrontare i profili dell’espressione genica con molteplici piattaforme di microarray del riso.

Per ulteriori informazioni, l’articolo è disponibile a questo indirizzo: http://news.ucanr.org/newsstorymain.cfm?story=1155


Un sondaggio mostra che i consumatori americani sono a favore degli alimenti biotech

Lo studio “The 2008 Food Biotechnology: A Study of US Consumer Trends Survey” rivela che “gli alimenti biotech non sono ai primi posti fra le cose che gli americani cercano di evitare. Prosegue inoltre la correlazione fra alimenti derivanti dalle biotecnologie e positività. Ne emerge, di conseguenza, che la necessità di comunicare informazioni sulle biotecnologie che siano credibili e basate su evidenze scientifiche rimane forte”.

Commissionata dall’International Food Information Council, la ricerca ha anche evidenziato un elevato livello di fiducia generale nell’offerta alimentare degli Stati Uniti. La maggioranza degli americani sarebbe propensa ad acquistare alimenti derivanti da piante prodotte grazie alle biotecnologie per ottenerne specifici benefici. Sempre la maggioranza degli americani ha inoltre rivelato opinioni neutre sul fatto di applicare le biotecnologie a piante per uso alimentare per produrne farmaci.

La versione integrale del rapporto è disponibile a questo indirizzo:http://www.ific.org/research/biotechres.cfm


I commenti del CAST sulla produzione di biodiesel

“Il biodisel sta diventando una fonte combustibile alternativa largamente accettata. Gli interrogativi relativi alla qualità hanno avuto una risposta e la maggior parte dei combustibili, si integra oggi facilmente nell’infrastruttura dei combustibili diesel già esistente. Una ulteriore espansione di questa industria richiederà nuove o più grandi fonti di oli vegetali e grassi animali che possono essere prodotti a prezzi che consentiranno al biodisel di competere con i combustibili derivati dal petrolio”. È questo il messaggio inviato dal Presidente della Task Force del Council for Agricultural Science and Technology (CAST), Dottor Jon Van Gerpen, dell’Università dell’Idaho, che ha scritto una relazione dal titolo “Convergence of Agricolture and Energy: III. Considerations in Biodiesel Production”.

La relazione analizza la tecnologia alla base della produzione di biodiesel negli Stati Uniti ed evidenzia i principali problemi e le implicazioni politiche associate all’incremento della loro produzione e del loro utilizzo. La versione integrale del testo è disponibile online a questo indirizzo: http://www.cast-science.org.


Localizzato dagli scienziati il gene della “grandezza del frutto” nel pomodoro

Pomodori maturi, tondi, rossi e grossi: sono forse l’icona che meglio rappresenta l’estate. La maggior parte delle persone, tuttavia, non sa che questo frutto non ha sempre avuto l’aspetto così robusto. Migliaia di anni di coltivazione selettiva hanno dato come risultato i pomodori che oggi conosciamo. I pomodori di tipo selvatico sono spesso dei frutti piccoli e tondi, ma le piante domestiche di oggi producono i pomodori grossi e tondi che si trovano comunemente nei negozi. Gli scienziati della Cornell University, guidati da Steven Tanksley, hanno identificato la precisa localizzazione del gene responsabile della grandezza del frutto all’interno del genoma del pomodoro.

L’équipe ha identificato le mutazioni responsabili dell’evoluzione della grandezza del frutto esaminando la sequenza dell’allele del “frutto piccolo” e dell’allele del “frutto grande”. Secondo Tanksley questo studio costituisce il primo passo verso la ricostruzione degli eventi che hanno portato all’addomesticamento della pianta per lo sviluppo del frutto. I meccanismi identificati grazie allo studio saranno inoltre applicati ad altre specie agricole importanti di Solanum quali peperone, melanzana e patata.

La versione integrale dell’articolo è disponibile a questo indirizzo:http://www.csrees.usda.gov/newsroom/impact/2008/nri/10271_tomato.html

Asia e Pacifico

In India le superfici coltivate a cotone Bt aumentano del 20%

Secondo i dati pubblicati da Mahyco Monsanto Biotech (MMB) nel 2008 gli agricoltori indiani hanno coltivato il 20% di superficie di gotone GM in più. Le stime dell’MMB indicano che nel 2008 quattro milioni di agricoltori hanno seminato cotone Bt Bollgard II e Bollgard su 17,2 milioni di acri (circa 6.960.000 ettari), pari a circa il 76% della superficie totale dell’India coltivata a cotone, nello stato del Kharif. In India gli agricoltori possono scegliere fra oltre 150 varietà di sementi ibride Bt Bollgard II e Bollgard. Secondo i dati di Business Standard la superficie coltivata a cotone Bt nel paese è aumentata in maniera costante, passando da 8.7 milioni di acri (pari a circa 3.520.000 ettari) nel 2006 a 14,4 milioni di acri (pari a circa 5.827.000 ettari) nel 2007.

Per ulteriori informazioni: http://www.fas.usda.gov/gainfiles/200809/146295919.pdf

Europa

Secondo gli ultimi dati, aumentano in Europa le coltivazioni GM

Gli ultimi dati pubblicati dalla European Biotech Industry Association (Europabio) mostrano che rispetto allo scorso anno in Europa le superfici coltivate con piante geneticamente modificate sono aumentate del 21%. Questo incremento si è verificato nonostante la moratoria di 10 anni in vigore nella Ue sull’approvazione dei nuovi prodotti. Il mais Bt, approvato nel 1998, è l’unica coltivazione gm presente in Europa.

Quest’anno sono stati coltivati 107.719 ettari di mais gm. Rispetto al 2007, nel 2008 le superfici coltivate con piante gm sono aumentate di oltre 10 volte in Polonia e Romania, sono raddoppiate in Slovacchia e sono aumentate in maniera significativa (68%) nella Repubblica Ceca. In Spagna, dove si assiste alla coltivazione della maggior parte delle coltivazioni biotech della Ue, le superfici continuano ad aumentare, registrando quest’anno, dopo 11 anni di coltivazione, un incremento del 5%.

Il comunicato stampa è disponibile a questo indirizzo: http://www.europabio.org/articles/GBE/EuropaBio%20Press%20Release%20cultivation%20figures%202008_290908.pdf


Repubblica Ceca: aumentano le superfici coltivate con piante GM

Secondo i dati del Ministero dell’Agricoltura nella Repubblica Ceca vi sono attualmente 8.000 ettari coltivati con piante di mais geneticamente modificate, un incremento di 3.000 ettari rispetto all’anno precedente. I continui problemi causati dalla piralide hanno portato a un incremento dell’adozione del mais gm da parte degli agricoltori cechi. Secondo i dati del Prague Daily Monitor il numero di coltivatori di mais gm è aumentato di 40 unità all’anno fino a raggiungere quota 171. Il mais gm è stato coltivato per la prima volta nel paese nel 2005 su una superficie di 270 ettari.

Sempre secondo i dati dell’agenzia di stampa, la maggior parte del mais gm è coltivato nella regione dello Jihomoravsky, nella Moravia meridionale (oltre 2.000 ettari), seguita dalla regione dello Stredocesky, nella Boemia centrale (oltre 1.600 ettari, inclusa Praga) e nella regione dello Plzensky, nella Boemia occidentale (oltre 900 ettari).

Ulteriori informazioni sono disponibili su questo sito: http://www.praguemonitor.com/en/426/czech_business/28204/


Nel 2008 aumentano in Spagna le coltivazioni di mais biotech

I dati del Ministero dell’Agricoltura spagnolo mostrano che in Spagna nel 2008 le superfici coltivate con diverse varietà di mais geneticamente modificato sono aumentate rispetto al 2007. Si è infatti passati dai 75.148 ettari dello scorso anno agli attuali 79.268, vale a dire un incremento di 4.121 ettari. Per quanto riguarda il cotone, la regione di Aragon continua a registrare le superfici più estese, con 31.857 ettari, seguita dalla Catalogna, con 25.298 ettari e dall’Estremadura, con 10.416 ettari. In Estremadura si è registrato il più forte incremento in termini di superfici, con 4.000 ettari in più rispetto al 2007.

I dati forniti dal ministero sono disponibili a questo indirizzo: http://www.mapa.es/agricultura/pags/semillas/estadisticas/serie_maizgm98_06.


La Commissione Europea trasmette la proposta di autorizzare la soia RoundupReady2

La Commissione Europea trasmetterà al Consiglio Europeo la proposta di autorizzare la soia geneticamente modificata RoundupReady2 della Monsanto per importazione, trasformazione, uso alimentare e mangimistico. La proposta sarà inoltrata poiché non ha ottenuto l’approvazione degli dagli Stati Membri nel corso dell’incontro dello Standing Committee on the Food Chain and Animal Health (SCoFCAH).

La Commissione ha presentato la proposta a seguito di una domanda presentata dalla Monsanto e della valutazione scientifica positiva emessa dall’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, che aveva esaminato tutte le questioni relative alla sicurezza. L’EFSA ha concluso che, nell’ambito degli scopi preposti, la soia RoundupReady2 è altrettanto sicura della sua controparte tradizionale per quanto riguarda i potenziali effetti sulla salute umana, animale, e sull’ambiente.

Se il Consiglio non arriverà a un accordo entro tre mesi, la proposta sarà rinviata nuovamente alla Commissione per l’adozione finale.

Il comunicato stampa è disponibile a questo indirizzo:http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=MEX/08/0930&format=HTML&aged=0&language=EN&guiLanguage=en Ulteriori informazioni sono disponibili a questo indirizzo: http://ec.europa.eu/food/food/biotechnology/index_en.htm


L’adozione di pesticidi biologici nel Regno Unito

Un recente studio, finanziato dal British Economic and Social Research Council (ESRC) ha analizzato come mai nel Regno Unito vi siano attualmente poche alternative biologiche ai pesticidi chimici. Secondo gli scienziati l’adozione di agenti di biocontrollo per combattere gli insetti nocivi delle piante e le malattie presenta diversi vantaggi rispetto all’utilizzo di sostanze chimiche, benché la maggior parte dei pesticidi biologici abbia un’efficacia minore e una minore conservabilità.

Nello studio si legge che poiché il sistema normativo del Regno Unito è stato sviluppato avendo in mente i pesticidi chimici, l’utilizzo di pesticidi biologici non viene incoraggiato. I ricercatori hanno inoltre individuato la mancanza di riconoscimento reciproco fra gli Stati Membri quale la ragione chiave che fa sì che gli Stati Uniti facciano un utilizzo di gran lunga maggiore dei pesticidi biologici. Questo rende più difficile per le piccole aziende, spesso delle start-up, che generalmente sviluppano i pesticidi biologici, approfittare delle economie di scala.

L’articolo è disponibile a questo indirizzo: http://www.esrc.ac.uk/ESRCInfoCentre/PO/releases/2008/october/biopesticides.aspx?ComponentId=28345&SourcePageId=20654


Nuovi progetti di ricerca sulla sicurezza delle coltivazioni GM

In Germania il Ministero Federale per l’Istruzione e la Ricerca (BMBF) ha annunciato che nel periodo 2008-2011 sovvenzionerà numerosi progetti di ricerca sulla biosicurezza. Scopo principale dei progetti, per i quali saranno stanziati circa otto milioni di euro, sarà quello di prevenire la diffusione delle piante geneticamente modificate. Per prevenire la diffusione della rapa da olio i ricercatori si sono concentrati sulla rapa volontaria. I semi della rapa, infatti, possono sopravvivere a lungo nel terreno, ricomparendo poi, in mezzo alle coltivazioni successive, come rape volontarie, causando così una diffusione non intenzionale della pianta. I ricercatori condurranno anche ulteriori ricerche sull’impatto ambientale del mais Bt. Saranno condotte delle prove in campo finalizzate a verificare se le diverse proteine Bt espresse nelle piante di mais Bt hanno un impatto o incrementano i loro effetti reciproci, causando così un impatto negativo sull’ambiente.

Ulteriori dettagli sono disponibili a questo indirizzo:http://www.gmo-safety.eu/en/news/658.docu.html


Un rapporto sull’impatto degli ogm non ancora autorizzati dalla Ue

Un rapporto che analizza l’impatto degli ogm non ancora autorizzati dalla Ue dal titolo “Impact of ‘not yet EU-authorized’ GMs on Feed and Livestock Production” è stato recentemente condotto da Cardy-Brown Co. Ltd per conto della Manufacturers’ Federation European Committee of the Cereal and Animal Feed, della European Livestock and Meat Trading Union e della European Compound Feed & Premix Manufacturers’ Federation.

Il rapporto è incentrato sul fatto che l’Europa è un importatore di soia e di farina di soia e sull’impatto delle attuali restrizioni sulle importazioni di soia e mangimi gm sull’industria zootecnica. La tolleranza zero della Ue sui derivati gm del mais e sulla farina di soia gm ha avuto un impatto sui costi dell’industria mangimistica e della carne. Questi si possono recuperare solo consentendo l’approvazione e l’importazione di mangimi gm che vengono già utilizzati nel resto del mondo. Per il 2008/2009 si prevede uno scenario in cui il settore zootecnico dell’Europa non sarà competitivo con il resto del mondo. Questo porterà un incremento delle importazioni di carne, di provenienza da animali che saranno stati alimentati con i prodotti gm che in Europa non sono approvati.

Il rapporto è disponibile a questo indirizzo: http://www.fefac.org/file.pdf?FileID=15694&CacheMode=Fresh


I consumatori europei comprano gli alimenti GM?

I risultati del sondaggio “Consumerchoice” finanziato dalla Commissione Europea e condotto da un team di ricerca internazionale ha rivelato che la maggior parte dei cittadini europei quando ne avrà l’opportunità acquisterà gli alimenti geneticamente modificati. I ricercatori hanno scoperto che, nella pratica, chi fa gli acquisti si comporta spesso diversamente da come aveva precedentemente dichiarato. Circa la metà di coloro che avevano comprato prodotti alimentari etichettati come gm aveva dichiarato che non avrebbe comprato prodotti gm mentre il 30% dei consumatori che li ha acquistati non era consapevole di averlo fatto.

Il focus group ha mostrato che quando si parla di abitudini nell’acquisto di generi alimentari, gli alimenti gm non sono un elemento dominante nella mente delle persone. L’etichettatura è considerata importante, tuttavia pochi dei partecipanti al focus group leggevano effettivamente le etichette al momento dell’acquisto dei generi alimentari.

“I principali fattori esterni che limitano la scelta dei consumatori europei per quanto riguarda l’acquisto di alimenti gm è la loro disponibilità sugli scaffali” ha dichiarato la Prof.ssa Vivian Moses del King’s College di Londra, coordinatrice dello studio. La Prof.ssa Moses ha osservato che lo studio ha esplorato l’atteggiamento pubblico verso i prodotti gm in dieci nazioni facendo domande, in diverse maniere sia dirette che indirette, su ciò che le persone fanno effettivamente quando acquistano i generi alimentari, e non soltanto su quello che dicono che potrebbero fare.

Ulteriori informazioni sono disponibili a questo indirizzo: http://www.kcl.ac.uk/schools/biohealth/research/nutritional/consumerchoice/downloads.html


Le nanotecnologie e la sicurezza degli alimenti

L’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) chiede una consultazione pubblica sulla bozza del parere scientifico sull’applicazione della nanoscienza e delle nanotecnologie agli alimenti e ai mangimi. Le nanotecnologie comportano l’utilizzo di sostanze su scala estremamente ridotta. La bozza di parere esamina in particolare gli approcci alla valutazione del rischio dei nanomateriali ingegnerizzati (ENM) che potrebbero essere introdotti deliberatamente nella catena alimentare. Tra le principali conclusioni della bozza di parere figurano le seguenti:

  • Gli approcci di valutazione del rischio consolidati a livello internazionale, attualmente usati per le sostanze chimiche non nano, possono essere applicati anche agli ENM.
  • Per stabilire la sicurezza degli ENM è necessario effettuare valutazioni del rischio caso per caso sulla base di dati specifici raccolti nell’ambito di test di sicurezza e validi per l’applicazione in esame.
  • Non si possono escludere rischi specifici perché gli ENM possiedono caratteristiche particolari, legate in parte alle loro dimensioni molto piccole e all’ampia superficie.
  • Sussistono inoltre ulteriori limiti e incertezze, soprattutto in relazione alla caratterizzazione, alla rilevazione e alla misurazione degli ENM negli alimenti, nei mangimi o nell’organismo.
Per ulteriori informazioni: http://www.efsa.europa.eu/EFSA/efsa_locale-1178620753812_1211902133445.htm


Il dibattito fra i ministri della Ue sulle zone libere da ogm

La presidenza francese della Ue ha creato appositamente un gruppo di lavoro per discutere la controversia sulle zone libere da ogm nelle aree sensibili. I ministri dell’ambiente della Ue sono all’impasse per quanto riguarda la decisione di istituire queste zone libere da ogm. L’accordo è stato invece trovato sulla necessità di una migliore valutazione del rischio ambientale degli ogm sul lungo termine.

Numerose delegazioni hanno consigliato che i principi guida dell’EFSA – Autorità per la Sicurezza Alimentare – siano rivisti utilizzando le valutazioni del rischio che si basano sulle più recenti scoperte scientifiche. Le considerazioni socio-economiche nell’ambito del processo di autorizzazione degli ogm sono state considerate importanti anche se non vi è stata una definizione esatta dei criteri collegati agli ogm. È stato suggerito di istituire un contesto metodologico a livello europeo per identificare a valutare tali criteri.

L’articolo è disponibile a questo indirizzo:http://www.euractiv.com/en/environment/france-hopes-break-gmo-deadlock-december/article-176513


Pomodori viola presto sulle vostre tavole…

Pomodori dalla buccia scura come le more? Non solo hanno un bell’aspetto ma potrebbero anche essere buoni per la vostra salute. I ricercatori del John Innes Center, nel Regno Unito, hanno sviluppato dei pomodori transgenici contenenti alti livelli di antocianine. Le antocianine sono dei pigmenti dal colore rosso-violaceo che si trovano naturalmente e in alte concentrazioni nell’uva, nelle arance sanguigne, nel cavolo rosso e nella buccia delle melanzane. I pigmenti vengono attentamente studiati per i benefici che apportano alla salute e per il loro ruolo di antiossidanti. Recenti studi hanno dimostrato che le antocianine possono proteggere da disturbi cardiovascolari, malattie degenerative e da alcuni tipi di cancro.

I ricercatori hanno introdotto nel pomodoro due geni responsabili del pigmento viola delle bocche di leone. I pomodori transgenici hanno così accumulato antocianine a livelli superiori rispetto a quanto precedentemente ottenuto sia nella buccia che nella polpa del frutto grazie all’ingegneria metabolica. “È questo uno dei primi esempi di ingegneria metabolica in grado di offrire il potenziale di promuovere la salute attraverso l’alimentazione, riducendo l’impatto di malattie croniche” ha dichiarato Cathie Martin, scienziata presso il John Innes Center. “Il passo successivo sarà quello di passare ai dati preclinici con gli esseri umani, grazie a dei volontari, per vedere se è possibile promuovere la salute attraverso strategie medicinali preventive basate sul regime alimentare”.

L’articolo è disponibile a questo indirizzo: http://www.seedquest.com/News/releases/2008/october/24091.htm Ulteriori informazioni sono invece disponibili su questo link: http://www.jic.ac.uk/corporate/media-and-public/news-releases.htm

RICERCA

Lattuga biofortificata con il calcio

Un gruppo di ricercatori della Kansas State University, della Texas A&M University e del Baylor College of Medicine, negli Stati Uniti, è riuscito a sviluppare con successo delle linee di lattuga transgenica che accumulano dei livelli di calcio in maniera significativamente più elevata rispetto a quelle tradizionali. Le piante di lattuga gm contengono un antiporter calcium/proton modificato (conosciuto come il short cation exchanger 1 o sCAX1) posto sotto il controllo di un promotore 35S del virus del mosaico del cavolfiore (CaMV). Lo sCAX1 aumenta il trasporto di calcio nel vacuolo, il “serbatoio” delle cellule vegetali.

Si è scoperto che le linee di lattuga transgenica contengono dal 25% al 32% di calcio in più rispetto alla loro controparte tradizionale. In serra si sono anche rivelate fertili e hanno mostrato una crescita robusta. Un gruppo di esperti altamente qualificati ha fornito una valutazione delle piante di lattuga biofortificate e non sono state riscontrate differenze significative per quanto riguarda il sapore, il grado di amaro e la croccantezza di queste piante se confrontate con i controlli.

È possibile scaricare il documento, pubblicato dal Plant Biotechnology Journal, a questo indirizzo: http://dx.doi.org/10.1111/j.1467-7652.2008.00379.x


Identificato il gene responsabile della germogliazione delle radici

I ricercatori del Flanders Institute of Biotechnology (VIB) e dell’Università di Gent, in Belgio, hanno identificato nelle piante il gene responsabile della germogliazione delle radici. Si è scoperto che il gene ACR4 determina la divisone cellulare asimmetrica nel periciclo della radice. A differenza della divisione cellulare comune, che dà come risultato due cellule identiche, la divisione cellulare asimmetrica delle cellule staminali produce due celllule diverse: una cellula staminale identica alla cellula madre e una cellula pronta per diventare specializzata.

Il gene codifica per un recettore di segnale, una proteina che si trova spesso all’esterno delle cellule per raccogliere i segnali esterni e trasmetterli al meccanismo di controllo interno. Le piante mutanti di Arabidopsis con un gene ACR4 difettoso hanno mostrato di avere un meccanismo di divisione cellulare asimmetrica disturbato.

Il meccanismo fondamentale scoperto dalla ricerca potrebbe consentire di facilitare o ritardare la germogliazione delle radici. Promuovere un sistema radicale esteso aiuta le piante ad assorbire più facilmente i nutrienti, richiedendo così minori quantitativi di fertilizzanti. Queste piante sono inoltre in grado di crescere più facilmente in terreni aridi o non fertili. Al contrario, se invece parliamo di tuberi, quali patate e barbabietole da zucchero, il rallentamento della formazione radicale secondaria può essere vantaggioso, perché consente alla pianta di investire tutta l’energia nella produzione di nutrienti.

L’articolo, nella sua versione integrale, è disponibile a questo indirizzo:http://dx.doi.org/10.1126/science.1160158


Lo sviluppo in campo della resistenza alle proteine Bt

Gli scienziati dell’Università dell’Arizona guidati da Bruce Tabashnik, celebre entomologo, hanno pubblicato uno studio su Nature Biotechnology sulla possibilità che l’Helicoperva Zea (elotide del cotone / nottua del granturco) diventi resistente alle tossine Bt contenute in cotone e mais transgenici Bt. Un articolo, redatto da un’équipe di ricercatori internazionali e pubblicato nell’edizione di ottobre della rivista, “mette in discussione” le conclusioni di Tabashnik e dei colleghi.

Moar e colleghi hanno infatti osservato che la definizione della resistenza al Bt utilizzata dai ricercatori “è puramente basata sul laboratorio, mentre l’efficacia in campo e la sopravvivenza delle larve sui tessuti della pianta costituiscono il criterio primario per contestualizzare le stime sulla resistenza derivate dalle esperienze fatte in laboratorio”. Hanno inoltre spiegato che i campioni delle larve non dovrebbero essere prelevati dalle coltivazioni Bt in quanto non saranno rappresentativi della popolazione nel suo insieme, specialmente nel caso di insetti altamente mobili quali l’Helicoperva Zea. I ricercatori hanno inoltre messo in discussione i valori utilizzati per misurare la resistenza che, secondo loro, introdurrà degli artefatti all’interno dell’analisi. L’articolo è disponibile a questo indirizzo:http://dx.doi.org/10.1038/nbt1008-1072

Tabashnik e colleghi, in un articolo separato, hanno risposto a queste domande. Hanno fornito ulteriori prove per dimostrare che la resistenza sviluppata in campo, le cui prove derivano da bioanalisi fatte su diete implementate in laboratorio, sono correlate a una maggiore sopravvivenza sulle foglie di cotone Bt e a problemi di controllo in campo.

Il loro articolo è disponibile a questo indirizzo: http://dx.doi.org/10.1038/nbt1008-1074

BIOCOMBUSTIBILI

Gli scienziati evidenziano il bisogno di politiche basate sulla scienza per un’industria dei biocombustibili sostenibile

È disponibile una versione online di "Biosafety regulations of Asia-Pacific countries", di K. Gupta, J.L. Karihaloo e R.K. Khetarpal. Il documento, pubblicato dalla FAO, insieme all’Asia-Pacific Consortium on Agricultural Biotechnology (APCoAB) e dall’Asia-Pacific Association of Agricultural Research Institutions (APAARI), elenca dettagliatamente gli strumenti normativi relativi alla biosicurezza dei prodotti di derivazione biotecnologica per l’agricoltura e per gli alimenti, attualmente vigenti in 39 paesi dell’Asia e del Pacifico. Contiene inoltre dei capitoli aggiuntivi che forniscono un’introduzione ai più recenti sviluppi delle biotecnologie applicate all’agricoltura nella regione, alle questioni relative alla biosicurezza e agli strumenti normativi internazionali esistenti nell’ambito della biosicurezza.

È possibile scaricare il documento a questo indirizzo: http://www.apcoab.org/documents/bs_pub.pdf oppure, per maggiori informazioni, contattare kakoli.ghosh@fao.org. Ulteriori pubblicazioni e appuntamenti della FAO sono disponibili a questo indirizzo: http://www.fao.org/biotech/.


La UN FAO analizza le opportunità, i rischi e la sfida costituita dalle politiche da adottare in merito ai biocombustibili

Nella sua pubblicazione annuale “The State of Food and Agriculture 2008” (SOFA 2008), la United Nations Food and Agriculture Organization (UN FAO) presenta un’esauriente analisi dei rischi e delle opportunità offerte dai biocombustibili e dalle sfide che queste costituiscono relativamente alle politiche da implementare. Questi i punti trattati nella prima parte del documento: (1) i biocombustibili e il loro rapporto con l’agricoltura, (2) i meccanismi motivazionali alla base delle politiche economiche per i biocombustibili, (3) l’impatto dei biocombustibili su mercati, politiche, ambiente, povertà e sicurezza alimentare, (4) le sfide poste dalle diverse politiche. La conclusione dell’analisi è che in molte nazioni la rapida crescita della produzione dei biocombustibili e i consumi sono stati più rapidi della capacita di comprendere il loro potenziale impatto sulla sicurezza alimentare e sull’ambiente. È perciò necessario “creare una base più solida per le politiche relative ai biocombustibili”. Con un giusto contesto normativo per lo sviluppo dei biocombustibili sostenibili sarà possibile ridurre al minimo i rischi e ottimizzare i benefici.

DOCUMENTO PROMEMORIA

Normative sulla biosicurezza nei paesi della regione Asia-Pacifico

È disponibile una versione online di "Biosafety regulations of Asia-Pacific countries", di K. Gupta, J.L. Karihaloo e R.K. Khetarpal. Il documento, pubblicato dalla FAO, insieme all’Asia-Pacific Consortium on Agricultural Biotechnology (APCoAB) e dall’Asia-Pacific Association of Agricultural Research Institutions (APAARI), elenca dettagliatamente gli strumenti normativi relativi alla biosicurezza dei prodotti di derivazione biotecnologica per l’agricoltura e per gli alimenti, attualmente vigenti in 39 paesi dell’Asia e del Pacifico. Contiene inoltre dei capitoli aggiuntivi che forniscono un’introduzione ai più recenti sviluppi delle biotecnologie applicate all’agricoltura nella regione, alle questioni relative alla biosicurezza e agli strumenti normativi internazionali esistenti nell’ambito della biosicurezza.

È possibile scaricare il documento a questo indirizzo: http://www.apcoab.org/documents/bs_pub.pdf oppure, per maggiori informazioni, contattare kakoli.ghosh@fao.org. Ulteriori pubblicazioni e appuntamenti della FAO sono disponibili a questo indirizzo: http://www.fao.org/biotech/.