Font Size: A | A | A

In questo numero:

Dicembre 2008

NEWS

Dal mondo

Incrementare gli investimenti in agricoltura porterebbe grandi benefici

Gli esperti di agricoltura a livello mondiale avvertono che i tagli nei fondi destinati alla ricerca o ai programmi finalizzati a implementare le nuove scoperte avranno un impatto catastrofico su milioni di piccoli agricoltori e sulle loro famiglie in tutta l’Africa e in gran parte di Asia e America Latina. Nel discorso tenuto in occasione dell’incontro annuale del Consultative Group on International Agricultural Research (CGIAR) che si è svolto a Maputo, in Mozambico, la presidentessa del CGIAR, Katherine Sierra ha osservato che nel passato i ricercatori hanno provato che sono sufficienti dei fondi limitati per incrementare radicalmente le rese, sconfiggere parassiti devastanti e, in ultima analisi, sottrarre gli agricoltori e le loro famiglie allo stato di povertà.

Un recente rapporto pubblicato dall’International Food Policy Research Institute (IFPRI) ha rivelato che un incremento degli investimenti pubblici nella ricerca agricola nei paesi in via di sviluppo, entro il 2020 ridurrebbe di oltre la metà il numero di persone che, nell’Africa sub sahariana, vivono con meno di un dollaro al giorno. “Stiamo già iniziando a subire gli effetti della crisi finanziaria e alimentare, e con l’impatto del cambiamento climatico all’orizzonte diventa particolarmente importante fare investimenti mirati a rafforzare le rese agricole a livello mondiale” ha dichiarato Ren Wang, direttore del CGIAR.

Ulteriori informazioni sono disponibili a questo indirizzo: http://www.cgiar.org/ Il rapporto può essere scaricato a questo indirizzo: http://www.ifpri.org/PUBS/agm08/jvbagm2008.asp


FAO: il riscaldamento globale minaccia la sicurezza alimentare nell’area del Pacifico

La FAO, Food and Agriculture Organization, agenzia delle Nazioni Unite, avverte che le frequenti tempeste tropicali, il riscaldamento degli oceani, le violente inondazioni e la siccità causeranno dei problemi di sicurezza alimentare nelle isole dell’Oceano Pacifico. Stando al rapporto “Climate Change and Food Security in Pacific Island Countries”, pubblicato congiuntamente dalla FAO, dal Secretariat of the Pacific Regional Environment Program e dalla University of the South Pacific, i disastri dovuti ai cambiamenti climatici stanno già ponendo seri vincoli allo sviluppo delle isole, che sembrano sempre in affanno per recuperare uno stato di normalità.

Secondo il rapporto, siccità e inondazioni combinate insieme provocheranno effetti devastanti sull’agricoltura, quali problemi idrici, incremento di insetti nocivi e di piante infestanti, erosione del suolo e diminuzione della sua fertilità. Il rapporto chiede che vi sia un approccio più sistematico ai cambiamenti climatici, con piani di sviluppo nazionali che servano da base per misure di adattamento che coinvolgano i governi, il settore privato e la società. “Gli agricoltori dovrebbero ricevere il meglio delle informazioni e delle linee guida disponibili per poter scegliere le varietà da coltivare, conoscere le opzioni possibili in merito alla gestione del suolo e dell’acqua in funzione delle nuove condizioni ambientali ed evitare il rischio di raccolti insufficienti”.

Il comunicato stampa è disponibile a questo indirizzo: http://www.fao.org/news/story/en/item/8658/icode/ Il rapporto può essere scaricato a questo indirizzo: http://www.fao.org/docrep/011/i0530e/i0530e00.htm


FAO: quasi un miliardo di persone soffre la fame e i prezzi alimentari sono ancora alti

Secondo i dati della FAO, l’agenzia delle Nazioni Unite, nel 2008 altri 40 milioni di persone si sono aggiunti a coloro che soffrono la fame, portando il numero complessivo delle persone sottonutrite al mondo a 963 milioni, vale a dire il 14% della popolazione mondiale. L’agenzia delle Nazioni Unite riporta che nonostante i prezzi dei principali cereali sia diminuito di oltre il 50% rispetto al picco raggiunto agli inizi del 2008, questi sono ancora del 20% più elevati rispetto a due anni fa. Il problema della fame nel mondo può ancora aggravarsi, a causa dell’impatto della crisi finanziaria sull’economia reale di un numero sempre maggiore di paesi.

La vasta maggioranza delle persone sottonutrite vive in paesi in via di sviluppo. Di questi, il 65% vive in soli sette paesi: India, Cina, Repubblica Democratica del Congo, Bangladesh, Indonesia, Pakistan ed Etiopia. Circa due terzi di coloro che soffrono la fame vivono in Asia, e una persona su tre – ovvero 236 milioni – soffre la fame in maniera “cronica” nell’Africa sub-sahariana.

“Questa triste realtà non dovrebbe essere accettata, all’alba del 21° secolo, in un epoca in cui i nostri sforzi si concentrano sulla libertà e sui diritti umani” ha dichiarato il Direttore Generale della FAO Jacques Diouf. Ha inoltre osservato che l’obiettivo di dimezzare il numero di persone sottonutrite entro il 2015 sta diventando sempre più difficile da raggiungere.

Per ulteriori informazioni: http://www.fao.org/news/story/en/item/8836/icode/ È possibile scaricare il rapporto FAO “Lo Stato dell’Insicurezza alimentare nel mondo 2008” a questo indirizzo: http://www.fao.org/docrep/011/i0291e/i0291e00.htm


Completato il genoma della soia dal DOE Joint Genome Institute

La soia è un importante prodotto agricolo, paragonabile per importanza solo al mais. Saranno di conseguenza estremamente importanti i benefici che la ricerca ricaverà dalla bozza completa del codice genetico della soia (Glycine max) ottenuta dallo US Department of Energy Joint Genome Institute (DOE JGI). Le informazioni ottenute saranno importanti per sviluppare nuove strategie di riproduzione per una pianta, la soia, fonte del 70% delle proteine alimentari a livello mondiale. La soia è anche una materia prima agricola emergente per la produzione di biodiesel.

“La sequenziazione del genoma è il risultato diretto di un memorandum d’intesa siglato fra il DOE e il Dipartimento per l’Agricoltura americano per incrementare la collaborazione fra le agenzie nel campo della genomica delle piante” ha dichiarato il Sottosegretario per la Scienza del DOE, Dr. Raymond L. Orbach. “Siamo lieti di aver contribuito a questa importante scoperta scientifica che non solo ci consentirà di ampliare la nostre conoscenze su un prodotto agricolo di grande importanza, ma che ci consentirà anche di fare dei passi avanti nella produzione di biodiesel”.

Il comunicato stampa del DOE è disponibile a questo indirizzo: http://www.jgi.doe.gov/News/news_12_08_08.html


Creare alleanze per progredire nella lotta contro la fame

Si è recentemente svolto a Washington un incontro coordinato dalla US Alliance to End Hunger e dal Liaison Office for North America della FAO per conto della International Alliance per discutere delle strategie per combattere la fame a livello mondiale. Nel corso dell’incontro, al quale hanno partecipato rappresentanti di Brasile, Canada, Israele, Giordania, Messico, Sierra Leone e Stati Uniti, sono state condivise idee e best practice per sensibilizzare i potenziali donatori sull’importanza dell’interazione transnazionale fra i diversi gruppi che lavorano per combattere la fame. La UN Foundation, la Bill and Melinda Gates Foundation e la Hewlett Foundation sono stati fra i partecipanti all’incontro.

Lorraine Williams, Assistant Director-General della FAO e Presidentessa della International Alliance Against Hunger nei suoi commenti ha lanciato un appello al Presidente neo-eletto Barack Obama affinché “la liberazione dell’umanità dalla fame diventi un’asse portante della politica estera americana”. Ha tuttavia aggiunto che “gli appelli ai singoli leader, se si vuole che siano efficaci, devono essere rafforzati dalla creazione di una solida base di supporto da parte dell’opinione pubblica a favore dell’idea che l’umanità può – e deve – liberare il mondo dalla fame una volta per tutte”. Nel corso di un Briefing del Congresso americano sulla fame il membro del Congresso Jim McGovern, Co-Presidente della House Hunger Caucus si è rivelato ottimista sul fatto che la questione della fame sarà una priorità della nuova amministrazione americana.

La International Alliance è stata fondata nel 2003 dalle agenzie con sede a Roma: la FAO, il World Food Programme, l’International Fund for Agricultural Development e Bioversity International per chiedere insieme azioni più determinate contro la fame e la malnutrizione.

Per ulteriori dettagli, il comunicato stampa è disponibile a questo indirizzo: http://www.fao.org/news/story/en/item/8973/icode/


Rivisti i rapporti fra il CGIAR e il NARS

Un esame retrospettivo dei lavori inerenti alle biotecnologie all’interno del CGIAR (Consultative Group on International Agricultural Research) e del proprio partner, il NARS (National Agricultural Research Systems) ha portato a diverse raccomandazioni finalizzate al miglioramento dei processi. Emerge “l’evidente necessità di avere procedure speciali che coinvolgano, in particolare, l’elemento chiave del NARS nelle fasi iniziali, per garantire un flusso efficiente dalla ricerca all’utilizzo”. Dal workshop dal titolo “Biotechnology, biosafety and the CGIAR: Promoting best practice in science and policy”, organizzato dal Science Council del CGIAR insieme all’International Rice Research Institute e a Biodiversity International sono emerse le seguenti raccomandazioni:

  • È necessario avere un network per migliorare la consegna dei prodotti biotech da parte del CGIAR. Il network dovrebbe coinvolgere il NARS e altri partner. Fra le sue funzioni ci dovrebbe essere l’identificazione delle best practice, lo sviluppo di piani aziendali e altri aspetti relativi allo sviluppo e alla consegna dei prodotti.
  • Si dovrebbe coordinare, a livello di sistema, la partecipazione a forum internazionali sulle politiche (possibilmente attraverso il Biotechnology Research Support Network del CGIAR), in particolare per fornire contributi tecnici ed evidenziare gli scenari e le opzioni di ricerca.
Il rapporto del workshop, nella versione che precede la pubblicazione, è disponibile a questo indirizzo: http://www.sciencecouncil.cgiar.org/home/priorities-strategies/en/

Africa

Approvata in Kenya la normativa sulla biosicurezza

A seguito di rigorose e ampie consultazioni con gli stakeholder, iniziate nel 2002, il 9 dicembre 2008 il Parlamento del Kenya ha approvato in modo schiacciante il disegno di legge sulla biosicurezza. Il disegno di legge aveva il sostegno dei ministri del Gabinetto e di altri parlamentari che ne hanno discusso mostrando di aver acquisito un elevato grado di conoscenza nella materia. Questo disegno di legge è uno strumento fondamentale per soddisfare i requisiti del Protocollo di Cartagena sulla Biosicurezza e tutelare la popolazione del Kenya contro un utilizzo non voluto degli organismi geneticamente modificati, in particolare attraverso movimenti transfrontalieri. “I vantaggi che derivano da questo disegno di legge sono enormi. Questa normativa fornisce al Paese un contesto esauriente e coordinato che gli consentirà di sfruttare i vantaggi della ricerca e di incrementare la propria autonomia nella produzione alimentare” ha dichiarato William Ruto, Ministro dell’Agricoltura.

La normativa cerca di facilitare la ricerca e il commercio responsabili dei prodotti GM attraverso un processo scientifico trasparente e prevedibile. Il Ministro per l’Educazione, la Scienza e la Tecnologia, Sally Kosgey, sottolinea che “Non dovremmo avere paura della scienza o di fare dei passi avanti. Il Paese è in affanno alla ricerca di cibo e non vogliamo che i nostri ricercatori vivano a Ginevra o da qualche altra parte, ma vogliamo che siano tutelati dalla legge e che facciano ricerca nel loro paese”. Nel corso dei suoi commenti conclusivi e dei ringraziamenti la Dottoressa Kosgey ha lanciato un monito nei confronti dei media contro la sensazionalizzazione delle notizie di interesse nazionale a scapito dell’informazione e della copertura delle notizie in maniera obiettiva ed equilibrata. Nel riconoscere gli sforzi della collega, James Orengo, Ministro per le Terre, ha dichiarato: “Desidero semplicemente sottolineare l’abilità con la quale il ministro Kosgey ha guidato questo disegno di legge attraverso le tre fasi e il consenso che è stato raggiunto durante il dibattito in Parlamento. Sono certo che se alcuni di noi seguiranno il suo esempio i lavori in Parlamento avranno un iter estremamente rapido”.

La legge è ora in attesa dell’approvazione presidenziale. Una volta pubblicata sulla gazzetta ufficiale avranno inizio le procedure per istituire la National Biosafety Authority, affinché guidi i processi di approvazione e decisionali per portare alla fase successiva di commercializzazione le prove in campo con il cotone e il mais GM resistenti agli insetti e gli altri prodotti. L’approvazione del decreto legge costituisce un’importante pietra miliare proprio per l’importanza strategica del Kenya all’interno dell’Africa e della comunità internazionale. Il Kenya si aggiunge così alle altre nazioni africane che hanno emanato leggi sulla biosicurezza quali Camerun, Tanzania, Malawi, Mauritius, Sud Africa, Burkina Faso, Namibia, Mali e Zimbabwe. Nel settembre 2008 il governo ha lanciato la quinquennale National Biotechnology Awareness Strategy (BioAWARE-Kenya) quale meccanismo per consentire di migliorare la comprensione e la conoscenza delle biotecnologie da parte dell’opinione pubblica attraverso la divulgazione di informazioni accurate, puntuali ed equilibrate.

Per ulteriori informazioni in merito alla normativa sulla biosicurezza è possibile contattare Harrison Macharia, Chief Science Secretary presso il National Council for Science and Technology a questo indirizzo: harrison@ncstnbo.or.ke oppure qui: harimacharia@yahoo.com

Americhe

Ottime prospettive per l’arachide GM

Ci sono buone notizie per tutti coloro che amano mangiare le arachidi ma che ne sono allergici. Peggy Ozias-Akins e i colleghi dell’Università della Georgia con sede a Tifton stanno utilizzando l’ingegneria genetica per sviluppare delle arachidi ipoallergeniche. Nonostante il fine non sia quello di creare arachidi totalmente prive di allergeni lo sviluppo di questa nuova arachide potrebbe portare a un numero minore crisi allergiche e perfino di decessi.

Alcuni geni sono fanno sì che le molecole scatenino la reazione allergenica e alcune proteine causano delle reazioni allergiche più gravi rispetto ad altre. L’équipe di ricercatori ha condotto la sperimentazione su arachidi che non producevano due proteine che risultano essere fra i più potenti allergeni. La ricerca è stata pubblicata da The Journal of Agricultural and Food Chemistry.

Il comunicato stampa è disponibile a questo indirizzo: http://blog.wired.com/wiredscience/2008/11/peanuts-with-le.html


Disponibile il Rapporto del GAO sul processo normativo per i raccolti derivanti dall’ingegneria genetica

Lo U.S. Government Accountability Office (GAO) nel suo rapporto dal titolo “Genetically Engineered Crops: Agencies Are Proposing Changes to Improve Oversight, but Could Take Additional Steps to Enhance Coordination and Monitoring” propone una serie di raccomandazioni derivanti dall’analisi del processo normativo per i raccolti ottenuti mediante l’ingegneria genetica. Queste le raccomandazioni: 1) la Food and Drug Administration (FDA) deve rendere pubblici i risultati delle sue precedenti valutazioni sulla sicurezza alimentare dei raccolti derivanti dall’ingegneria genetica; 2) il Dipartimento per l’Agricoltura Americano (USDA) e la FDA devono sviluppare un accordo per condividere le informazioni sui raccolti derivanti dall’ingegneria genetica dotati di particolari caratteristiche genetiche che, se rilasciati nella catena alimentare o mangimistica, potrebbero causare dei rischi per la salute; 3) lo USDA, l’EPA (Environmental Protection Agency) e l’FDA devono sviluppare una strategia basata sulla valutazione del rischio per monitorare l’utilizzo diffuso dei raccolti derivanti dall’ingegneria genetica già sul mercato.

In risposta al rapporto, Sharon Bomer Lauritsen, executive vice president, food and agricolture della Biotechnology Industry Organization (BIO) ha dichiarato che “La Biotechnology Industry Organization e le industrie ad essa associate hanno fiducia nei rigorosi sistemi di controllo e di approvazione implementati dalle autorità governative americane. Siamo ancora in fase di revisione del rapporto di 109 pagine, ma ci sembra che alcune fra le raccomandazioni suggerite dal GAO potrebbero portare dei miglioramenti a un sistema già di per sé solido. Tuttavia, il GAO ignora il fatto che le tre agenzie che lavorano insieme hanno dato l’approvazione alla commercializzazione di dozzine di piante da raccolto che sono state sviluppate, testate e commercializzate in maniera sicura”.

La versione integrale del rapporto è disponibile a questo indirizzo: http://www.gao.gov/new.items/d0960.pdf. Lo statement di BIO è invece disponibile a questo indirizzo: http://www.bio.org/news/pressreleases/newsitem.asp?id=2008_1205_01


Uno studio indica che i cambiamenti climatici potrebbero causare un forte incremento dei parassiti del mais

Secondo uno studio della Purdue University il fatto che le stagioni in cui crescono i raccolti siano più calde e che anche gli inverni siano più miti a causa dei cambiamenti climatici potrebbe provocare un forte incremento nelle popolazioni di insetti che si nutrono di mais e altri raccolti. Un forte livello di infestazioni potrebbe provocare una significativa diminuzione delle rese di mais negli Stati Uniti, il più importante produttore ed esportatore del mondo. Lo studio è stato pubblicato sulla più recente edizione di Environmental Research Letters.

Noah Diffenbaugh e i colleghi hanno confrontato dei modelli conservativi di cambiamento climatico con le soglie di temperature di sopravvivenza di quattro comuni parassiti del mais che si trovano negli Stati Uniti: Heliothis zea, la piralide del mais europea, la Diabrotica barberi Smith & Lawrence e la diabrotica del mais. “Sostanzialmente, abbiamo esaminato sia il numero dei giorni sufficientemente caldi da consentire agli insetti di svilupparsi che il numero dei giorni sufficientemente freddi da ucciderli, dando per scontato che la tolleranza documentata alle condizioni climatiche rimanga identica” ha spiegato l’entomologo della Purdue University Christian Krupke, co-autore dello studio. “Questo ci spiega cosa potrebbe succedere nelle condizioni climatiche previste per il futuro”.

Gli scienziati prevedono che l’aumento delle temperature potrebbe portare a una sostanziale espansione del raggio d’azione di ciascuno degli insetti esaminati, in particolare nel caso dell’Heliothis zea, un insetto migratore nocivo, di solito resistente agli insetticidi ma non al freddo.

La versione integrale dell’articolo è disponibile a questo indirizzo: http://news.uns.purdue.edu/x/2008b/081216DiffenbaughCornpests.html Il documento pubblicato da Environmental Research Letters è disponibile per gli abbonati a questo indirizzo: http://www.iop.org/EJ/article/1748-9326/3/4/044007/erl8_4_044007.html


La siccità provoca un incremento di vitamina E nella soia

I ricercatori dell’Agricultural Research Service (ARS) del Dipartimento per l’Agricoltura americano (USDA) hanno scoperto che le condizioni atmosferiche e il clima svolgono un ruolo chiave nel determinare i livelli di tocoferoli nella soia. I tocoferoli sono una famiglia di composti che proteggono le cellule dai radicali liberi, atomi o gruppi di atomi altamente reattivi che possono danneggiare importanti componenti cellulari quali il DNA e la membrana cellulare. La famiglia include gli alfa-tocoferoli, la forma attiva della vitamina E negli esseri umani.

Steven Britz e colleghi hanno analizzato i livelli di tocoferolo nella soia coltivata in diverse località del Maryland fra il 1999 e il 2002. Le condizioni climatiche sono state relativamente normali fra il 1999 e il 2001, mentre il 2002 è stato caratterizzato da una forte siccità e da temperature più miti. I ricercatori hanno scoperto che nel 2002, in condizioni di estrema siccità, le linee di soia maturate precocemente hanno registrato livelli relativi di alfa-tocoferoli di 3,5 volte superiori rispetto agli anni in cui le piogge erano state normali.

Secondo i ricercatori lo studio dimostra come le proprietà nutrizionali delle piante da raccolto possono essere fortemente influenzate dalle condizioni atmosferiche e, potenzialmente, dai cambiamenti climatici.

L’articolo, nella versione integrale, è disponibile a questo indirizzo:http://www.ars.usda.gov/News/docs.htm?docid=1261


6,8 milioni di dollari alla University of California Davis per fare la mappatura del genoma del frumento

La U.S. National Science Foundation (NSF) ha assegnato alla University of California Davis un fondo triennale di 6,8 milioni di dollari per un progetto su un genoma vegetale che potrebbe accelerare lo sviluppo di varietà di frumento con qualità nutrizionali e dei chicchi migliorate, con rese più elevate, dotate di resistenza a insetti e malattie e tolleranti condizioni climatiche avverse.

Jan Dvorak e colleghi intendono costruire una mappa fisica di uno dei tre genomi che costituiscono il complemento cromosomico del frumento; un’impresa colossale, se si considera la dimensione del genoma della pianta. Ciascuno dei tre genomi del frumento, infatti, è più grande del genoma del riso. Le mappe fisiche indicano la localizzazione dei geni e di altri punti di riferimento situati lungo il cromosoma. Gli scienziati usano dei punti di riferimento chiamati STS – sequence-tagged sites, o breve sequenze di DNA, per essere facilitati nel compito di mappare il genoma. Gli STS sono sequenze di DNA lunghe generalmente alcune centinaia di coppie di basi, che si trovano solo una volta nel genoma.

“Invece di costruire direttamente una mappa fisica dei cromosomi del frumento, faremo prima la mappatura dei cromosomi dell’Aegilops tauschii, uno dei tre progenitori del frumento e la fonte del suo genoma D” ha dichiarato Dvorak. “Queste mappe saranno poi utilizzate come modelli per la mappatura dei singoli cromosomi del genoma D del frumento, che è uno degli obiettivi specifici di questo progetto”.

Ulteriori informazioni sono disponibili a questo indirizzo: http://www.news.ucdavis.edu/search/news_detail.lasso?id=8902

Asia e Pacifico

Frumento e orzo GM dotati di una diversa composizione degli amidi

In Australia l’Office of the Gene Technology Regulator (OGTR) sta attualmente valutando la domanda del Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization (CSIRO) che chiede di poter rilasciare deliberatamente nell’ambiente delle linee di frumento e orzo geneticamente modificate. Se sarà data l’autorizzazione le prove in campo saranno condotte nell’ Australian Capital Territory su una superficie massima di un ettaro fra il luglio 2009 e il giugno 2012. Le linee GM contengono parte di due geni del frumento coinvolti nel processo di biosintesi dell’amido, oltre ai geni della resistenza antibiotica hpt e nptll. Il CSIRO è tenuto ad adottare alcune misure per limitare la disseminazione di materiale vegetale GM, quali ad esempio circondare la prova in campo con una trappola di polline ed eseguire il monitoraggio dei campi una volta terminata la raccolta.

Alcuni prodotti contenenti il frumento e l’orzo GM potranno essere dati a topi e maiali in condizioni controllate di laboratorio ai fini sperimentali. I prodotti contenenti frumento GM proveniente da queste prove in campo potranno anche essere consumati da un gruppo limitato di volontari nell’ambito di uno studio nutrizionale attentamente controllato.

Per ulteriori informazioni è possibile scrivere a ogtr@health.gov.au oppure visitare questo sito: http://www.ogtr.gov.au/internet/ogtr/publishing.nsf/Content/dir093


Le biotecnologie per aiutare a far fronte ai cambiamenti climatici

Le biotechnologie possono aiutare gli agricoltori australiani a restare produttivi nonostante gli effetti dei cambiamenti climatici, è questa la conclusione che si legge nel rapporto redatto dal Bureau of Rural Sciences (BRS) australiano dal titolo “Australia’s crops and pastures in a changing climate: can biotechnology help?”

“Esistono numerose caratteristiche delle piante quali la tolleranza al calore, l’efficacia nell’utilizzo di acqua e azoto e la resistenza a insetti nocivi e malattie che potrebbero essere importanti per consentire un migliore adattamento ai cambiamenti climatici,” ha dichiarato Karen Schneider, Executive Director del BRS. “Tecniche quali le modifiche genetiche hanno un ruolo sempre più importante nello sviluppo di piante da raccolto e da foraggio dotate di queste caratteristiche”.

È possibile scaricare una copia del rapporto a questo indirizzo: http://www.brs.gov.au. Un comunicato stampa è disponibile a questo indirizzo: http://www.daff.gov.au/about/media-centre/brs-releases/2008/biotechnology_is_helping_the_fight_against_climate_change

Europa

Il parere dell’EFSA sul mais GM di Pioneer

Per gli scopi preposti, il mais 59122 x NK603 della Pioneer è altrettanto sicuro della sua controparte tradizionale per quanto riguarda i potenziali effetti sulla salute umana e animale e sull’ambiente. È questa la conclusione del Gruppo di Esperti Scientifici sugli Ogm dell’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, a seguito della valutazione di questa linea di mais geneticamente modificata resistente agli insetti e tollerante il glifosate e il glufosinate. La valutazione scientifica ha compreso la caratterizzazione molecolare del DNA inserito e l’espressione delle nuove proteine, l’analisi comparativa della composizione e delle caratteristiche agronomiche e una valutazione della nuova proteina e degli alimenti e mangimi che ne deriveranno in termini di qualità nutrizionale, potenziale tossico e allergenicità.

A oggi il mais 59122 x NK603 della Pioneer è già stato approvato in numerose nazioni. All’interno dell’Unione europea le due caratteristiche sono già state approvate per importazione, uso alimentare e mangimistico: la 59122 nell’ottobre 2007 e la NK603 nel marzo 2005.

Il documento può essere scaricato a questo indirizzo:http://www.efsa.europa.eu/EFSA/efsa_locale-1178620753812_1211902200229.htm


Le biotecnologie in Europa

Nonostante le restrizioni normative e la minaccia politica costituita dalle biotecnologie applicate all’agricoltura si prevede che nel 2009 le superfici coltivate a mais GM raggiungeranno i 110.000 ettari in Spagna, Repubblica Ceca, Portogallo, Slovacchia e Germania. Sono queste le previsioni indicate nel rapporto EU-27 Biotechnology Annual 2008 pubblicate dal Rapporto GAIN del Foreign Agricultural Service del Dipartimento per l’Agricoltura Americano.

Nonostante sia presente un contesto normativo a livello Ue, le politiche degli Stati Membri variano notevolmente. La maggior parte degli Stati Membri possiede un contesto normativo nazionale sulla coesistenza fra raccolti biotech e tradizionali, mentre altri continuano a mantenere delle moratorie a livello nazionale sui raccolti geneticamente modificati. Si è inoltre assistito a una diminuzione della ricerca e alla migrazione di molti scienziati verso gli Stati Uniti, dove il supporto è maggiore.

La versione integrale del rapporto è disponibile a questo indirizzo: http://www.fas.usda.gov/gainfiles/200811/146306614.pdf


La soia RR 2 Yield è autorizzata dalla Ue

L’Unione Europea ha approvato la soia Roundup Ready2Yield della Monsanto per uso alimentare e mangimistico nei suoi 27 Stati Membri per un periodo di 10 anni. La coltivazione di questa soia tollerante il glifosate non è tuttavia prevista nei campi europei. L’approvazione è avvenuta a seguito del parere scientifico dell’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, che ritiene “improbabile che abbia effetti negativi sulla salute umana e animale o sull’ambiente”. La normativa della Ue consente l’approvazione degli ogm nel caso in cui il Consiglio dei Ministri non riesca a trovare il consenso nell’ambito di un complesso meccanismo di voto ponderato.

“L’approvazione a livello normativo da parte della Ue dimostra la crescente accettazione della soia Roundup Ready2Yield nel mondo” ha dichiarato Brett Begemann, executive vice president of global commercial business di Monsanto. La soia Roundup Ready2Yield è già stata approvata in Australia, Canada, Cina, Giappone, Messico, Nuova Zelanda, Filippine e Taiwan.

In settembre la Commissione Europea aveva approvato l’importazione della soia LibertyLink (A 2704-12) di Bayer CropScience tollerante un diserbante.

Per ulteriori informazioni: http://www.monsanto.com/


EFSA: la moratoria dell’Austria sul mais GM non è giustificata

Il Gruppo di Esperti Scientifici sugli ogm dell’EFSA, l’Autorità per la Sicurezza Alimentare, ha stabilito, ancora una volta, che l’Austria non ha presentato alcuna nuova prova scientifica che giustificherebbe una moratoria su due varietà di mais transgenico. Dal giugno 1999 l’Austria ha vietato la commercializzazione dei due eventi di mais autorizzati dalla Ue MON810 di Monsanto e T25 di Bayer, adducendo come giustificazione la tutela della salute.

Nel maggio del 2000 l’Austria aveva invocato l’Articolo 16 della Direttiva 90/220/CEE (clausola di salvaguardia) per vietare temporaneamente l’importazione, la trasformazione e la coltivazione di queste due linee di mais GM all’interno dei propri confini. Agli inizi del 2008 la Commissione Europea aveva chiesto all’EFSA di valutare se le informazioni presentate dall’Austria includessero nuovi elementi in grado di influenzare la valutazione del rischio ambientale in merito all’utilizzo di queste varietà di mais GM.

Nella propria valutazione l’EFSA ha incluso uno studio controverso e largamente pubblicizzato condotto da Jurgen Zuntek e i colleghi dell’Università di Vienna. Gli scienziati ritenevano di aver trovato un collegamento fra il mais GM (NK603 x MON810) e l’infertilità nel corso di sperimentazioni su topi di laboratorio. L’EFSA ha osservato che i metodi utilizzati nello studio non erano quelli solitamente impiegati per valutare la sicurezza di mangimi e alimenti integrali. Il Gruppo di Esperti Scientifici sugli ogm ha inoltre identificato diverse carenze nel riportare i dati, nella metodologia e nei calcoli statistici che non consentono di trarre alcuna interpretazione dei dati. “L’EFSA ritiene che questi dati non invalidino le conclusioni del Gruppo di Esperti Scientifici sugli ogm sulla sicurezza del mais MON810”.

È possibile scaricare il Parere Scientifico dell’EFSA a questo indirizzo: http://www.efsa.europa.eu/cs/BlobServer/Scientific_Opinion/gmo_op_ej891_austrian_safeg_clause_MON810_T25_maize_en.pdf?ssbinary=true


La Corte della Ue multa la Francia per i ritardi nella normativa sugli ogm

La Corte di giustizia europea ha ordinato alla Francia di pagare una muta di 10 milioni di euro per non aver aggiornato la propria normativa sugli organismi geneticamente modificati e gli alimenti. La corte con sede a Lussemburgo ha stabilito che il rifiuto della Francia di trasporre nel suo ordinamento la normativa della Ue sugli ogm è “illecito”, aggiungendo che “ritiene che l’inadempimento sia grave, in particolare alla luce del suo impatto sugli interessi pubblici e privati in gioco”.

La Francia sostiene di non aver potuto adottare la normativa sugli ogm a causa di “difficoltà interne”, fra le quali vi sono state delle violente manifestazioni anti-ogm. La corte della Ue ha tuttavia respinto queste argomentazioni. La Francia ha iniziato a implementare la normativa Ue nel luglio 2008, approssimativamente sei anni dopo la scadenza dell’ottobre 2002 stabilita dalla Ue.

Il comunicato stampa è disponibile a questo indirizzo: http://curia.europa.eu/en/actu/communiques/cp08/aff/cp080087en.pdf


L’Italia autorizza le prove in campo con gli ogm

In un Rapporto GAIN del Dipartimento per l’Agricoltura americano si legge che l’Italia ha approvato la ripresa delle prove in campo con gli ogm dopo una moratoria di 10 anni. La Conferenza Stato Regioni, che riunisce i rappresentanti del governo e delle 20 regioni ha infatti approvato i protocolli per le prove in campo per 9 coltivazioni, fra le quali vi sono kiwi, fragole, mais, melanzane, olive, pomodori e uva. Il decreto lascia tuttavia libere le regioni di sviluppare le norme necessarie all’implementazione, compresa la possibilità di adottare misure anche più restrittive dei protocolli originali “al fine di ridurre il rischio di contaminazione”. Numerose regioni si sono dichiarate “libere da ogm” ma alcune regioni del centro-nord quali Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sembrano aperte alle prove in campo con gli ogm.

È possibile scaricare il rapporto a questo indirizzo:http://www.fas.usda.gov/gainfiles/200812/146306725.pdf


I raccolti GM potrebbero ridurre il fabbisogno di diserbanti

La Commissione Europea rende noto che un’analisi su larga scala dei dati relativi alle prove in campo condotte in Europa rivela che nelle coltivazioni geneticamente modificate per tollerare i diserbanti vengono utilizzate dosi di diserbanti minori rispetto alle coltivazioni tradizionali. I dati rivelano anche che se le coltivazioni GM si estendessero su larga scala potrebbe aver luogo una riduzione della biodiversità.

Il rapporto indica inoltre che i raccolti GM potrebbero costituire un metodo alternativo per gestire le infestanti, con effetti positivi sull’ambiente. L’adozione di misure finalizzate a mantenere la biodiversità resta tuttavia necessaria. Ulteriori informazioni sono disponibili a questo indirizzo: http://www.environmentalexpert.com/resultEachPressRelease.aspx?cid=8819&codi=41058&idproducttype=8&level=0


Il parere dell’EFSA su nanotecnologie e sicurezza di alimenti e mangimi

L’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, ha aperto una consultazione pubblica riguardo alla bozza del parere scientifico sulla sicurezza dell’applicazione della nanoscienza e delle nanotecnologie agli alimenti e ai mangimi. Le nanotecnologie sono un campo delle scienze e delle tecnologie applicate che comportano il controllo della materia su scala atomica e molecolare, generalmente al di sotto dei 100 nanometri. Queste tecnologie consentono di gestire gli ingredienti alimentari a livello molecolare e si ritiene che i prodotti derivanti dalle nanotecnologie potrebbero avere in futuro un sostanziale impatto sul settore alimentare e mangimistico. Data la novità di queste tecnologie, è necessario valutare la sicurezza delle loro possibili applicazioni in campo alimentare e mangimistico. La Commissione Europea aveva chiesto all’EFSA il proprio parere per comprendere se gli approcci relativi alla valutazione del rischio adottati sino ad oggi possono essere applicati in maniera adeguata anche a queste tecnologie.

L’EFSA ha concluso che gli approcci di valutazione del rischio attualmente usati per le sostanze chimiche non nano possono essere applicati anche ai nano materiali ingegnerizzati (ENM). L’EFSA ha tuttavia osservato che esistono limiti e incertezze, in particolar modo relativi alla caratterizzazione, all’individuazione e alla misurazione degli ENM negli alimenti, nei mangimi o nel corpo umano. Si hanno inoltre limitate informazioni su tossicità, assorbimento, secrezione e metabolismo degli ENM.

Il parere scientifico può essere scaricato a questo indirizzo:http://www.efsa.europa.eu/cs/BlobServer/DocumentSet/sc_opinion_nano_public_consultation.pdf?ssbinary=true mentre ulteriori informazioni sono disponibili a questo indirizzo: http://www.efsa.europa.eu/cs/Satellite?c=Page&childpagename=EFSA%2FPage%2Fntp_A&cid=1178680051353&pagename=efsa

RICERCA

Un patogeno disattiva l’allarme anti intrusi della pianta per avervi accesso

Grazie ai recettori della superficie della cellula le piante possono proteggersi dagli attacchi dei patogeni. Questi recettori cellulari agiscono come un sistema d’allarme anti intrusi. Una volta attivati danno il via a una cascata di segnali che in ultima analisi portano alla produzione di composti antimicrobici che tengono lontani o uccidono gli invasori batterici.

Gli scienziati dell’Imperial College di Londra, del Max Planck Institute di Colonia e del Plant Science Center di Zurigo-Basilea hanno studiato il patogeno che provoca la picchiettatura batterica nelle piante di pomodoro. Hanno scoperto che il patogeno è molto efficace nell’attaccare le piante di pomodoro perché disattiva e distrugge i recettori della superficie cellulare in maniera non troppo diversa da quella che adotterebbe un intruso per disattivare il sistema d’allarme prima di intrufolarsi in una casa. I ricercatori hanno studiato il meccanismo che consente l’accesso al patogeno grazie all’Arabidopsis, l’equivalente vegetale dei topolini di laboratorio. I risultati potrebbero aiutare gli scienziati a sviluppare dei modi con i quali affrontare il patogeno della picchiettatura batterica e altre malattie delle piante senza far ricorso ai pesticidi.

Il documento pubblicato da Current Biology è disponibile a questo indirizzo: http://dx.doi.org/10.1016/j.cub.2008.10.063 Per ulteriori informazioni è possibile scrivere a Danielle Reeves a questo indirizzo: danielle.reeves@imperial.ac.uk


L’auxina è la chiave per avere raccolti più efficienti

Il fitormone auxina può essere considerato il principale artefice dello sviluppo di una pianta. Coordina numerosi processi di crescita e comportamentali del ciclo di vita della pianta, fra i quali vi sono la divisione e l’allungamento cellulare, la differenziazione phloem e xylem, l’invecchiamento delle foglie e la maturazione dei frutti. L’auxina è necessaria per far crescere i peli radicali ed è comunemente utilizzata nelle polveri ormonali per favorire il radicamento delle talee.Tuttavia si sa ancora poco della distribuzione dell’auxina nei peli radicali.

Una nuova ricerca condotta dall’Università di Bristol ha dimostrato come aumentare la lunghezza dei peli radicali delle piante, migliorando così potenzialmente le rese dei raccolti, poiché le piante con peli radicali più lunghi assorbono i minerali e l’acqua in maniera più efficiente. Grazie a un modello informatico costruito dagli scienziati del Bard College, negli Stati Uniti, Angharad Jones e colleghi hanno scoperto che l’auxina non viene distribuita direttamente alle cellule dei peli radicali ma tutto avviene attraverso le cellule vicinanti, che funzionano da canali attraverso i quali viene trasportato l’ormone. Durante il trasporto parte dell’auxina fuoriesce, dando alle cellule dei peli radicali il segnale di svilupparsi.

La comprensione di questo meccanismo sarà determinante per aiutare gli agricoltori a produrre alimenti in modo sostenibile ed evitare lo spreco di fertilizzanti, che possono causare severi danni agli ecosistemi.

La ricerca pubblicata da Nature Cell Biology è disponibile a questo indirizzo:http://dx.doi.org/10.1038/ncb1815 Il comunicato è invece disponibile a questo indirizzo: http://www.bris.ac.uk/news/2008/6061.html


Scoperto dagli scienziati l’”interruttore molecolare” per la produzione di cellulosa

I ricercatori della Purdue University hanno identificato un meccanismo che fa cessare in maniera naturale la produzione di cellulosa nelle piante. Nicholas Capita e colleghi hanno scoperto una famiglia di siRNAs (small-interferng RNAs), brevi RNA interferenti, che interrompono l’attività dei geni coinvolti nella produzione delle pareti cellulari primarie. Gli siRNAs derivanti dal gene dell’orzo HvCesA6 svolgono un ruolo normale nello sviluppo della pianta interrompendo l’attività dei geni coinvolti nella crescita della parete cellulare primaria per dare il via allo sviluppo di pareti cellulari più spesse, quelle secondarie. Le pareti cellulari secondarie contengono la lignina e altri polisaccaridi, oltre alla cellulosa, che conferiscono rigidità e maggiore robustezza.

Manipolare questo “interruttore molecolare” per far sì che la produzione primaria e secondaria di cellulosa siano posticipate potrebbe costituire la chiave per incrementare la produzione di biomassa da biocombustibili di origine vegetale. “La maggior parte dei ricercatori che si occupano di biocombustibili ritengono che l’utilizzo della cellulosa costituisca la strada migliore per produrre etanolo in maniera sostenibile” spiega Steve Scofield, co-autore della ricerca pubblicata recentemente da PNAS. “Il nostro lavoro ha rivelato un meccanismo che prima era sconosciuto e che ci suggerisce come incrementare la quantità di cellulosa prodotta dalle piante”.

La ricerca è disponibile a questo indirizzo: http://dx.doi.org/10.1073/pnas.0809408105 Ulteriori informazioni sono disponibili a questo indirizzo: http://news.uns.purdue.edu/x/2008b/081217CarpitaRNA.html

BIOCOMBUSTIBILI

Disponibile il database sulle risorse di Advanced Biofuels

http://biofuelsdigest.com/blog2/2008/12/05/biofuels-market-snapshots-for-eu-brazil-china-and-us-available/ http://www.garbrook.com/welcome/globe.html?source=bd

Sul sito di Garbrook Advanced Biofuels (vedi URL sopra) Biofuels Digest riporta delle “’istantanee di mercato’ sulle attività industriali relative ai biocombustibili in Stati Uniti, Cina, Brasile e Unione europea. Gli elementi chiave dei mercati di ognuno dei paesi elencati comprendono argomenti/parole chiave (elencati in un formato in “stile wiki”) quali Disponibilità delle materie prime agricole/Produzione, Politiche sui biocombustibili/Incentivi/Decreti, Commercio, Profili di consumo del carburante, ecc.