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In questo numero:

Settembre 2009

NEWS

Dal mondo

Frumento GM: un appello globale

L’utilizzo, a livello mondiale, di sementi biotech compatibili con l’ambiente e di facile impiego ha portato notevoli benefici agli agricoltori grazie alle alte rese, ai costi di produzione ridotti e all’alta qualità dei prodotti. A 12 anni dalla loro introduzione, soia, mais e colza biotech si sono diffusi stabilmente a livello globale, con un enorme impatto economico. Per ottenere gli stessi benefici di un tempo, nove associazioni di coltivatori di frumento di Australia, Canada e Stati Uniti hanno recentemente diffuso un appello congiunto perché il frumento OGM venga introdotto sul mercato in modo sincrono.

Sono state sviluppate diverse linee GM di frumento in grado di contrastare il problema del Fusarium, che produce pericolose micotossine, o di resistere al caldo e alla siccità, oltre a varietà caratterizzate da una composizione di amido modificata che contribuirebbero a ridurre l’incidenza di malattie intestinali, diabete e obesità. L’introduzione del frumento GM potrebbe avere un impatto significativo per contrastare la fame e la povertà, anche se occorreranno dai sei ai dieci anni prima che il frumento GM possa essere commercializzato,

L’articolo completo è disponibile in lingua spagnola all’indirizzo: http://www.fundacion-antama.org/noticia/trigo-modificado-geneticamente-una-demanda-global


Decifrato il genoma della Phytophthora infestans, patogeno della patata

Un gruppo internazionale di ricercatori ha decifrato il codice genetico della Phytophthora infestans, noto patogeno della patata all’origine della grande carestia irlandese della metà del diciottesimo secolo. Questo patogeno continua a essere tra le principali cause di distruzione delle coltivazioni di pomodoro e patate e costa agli agricoltori di tutto il mondo oltre 6 miliardi di dollari ogni anno.

A lungo considerato un fungo, la Phytophthora fa parte della famiglia degli oomiceti o muffe d’acqua, collegate piuttosto alle alghe brune e alle diatomee. Secondo i ricercatori la particolarità di questo patogeno risiede nella sua capacità di mutare. Può infatti superare velocemente le difese messe in atto, ad esempio, dalle patate GM che sono state più volte modificate per far fronte all’attacco di questa infezione. Il genoma pubblicato dalla rivista Nature, dà un’idea della tattica utilizzata dalla P. infestans per adattarsi rapidamente alle piante ospiti.

Secondo i ricercatori, la P. infestans dispone di un genoma particolarmente esteso, da due e mezzo fino a quattro volte più grande dei genomi di altri organismi della stessa famiglia. Si è inoltre notato che il DNA ripetitivo (o transposoni - elementi genetici in grado di spostarsi da un punto all’altro della molecola di DNA) rappresenta circa il 75% dell’intero genoma della P. infestans. "Una quantità così alta di DNA ripetitivo è abbastanza sorprendente, in quanto comporta un notevole costo metabolico" sottolinea Chad Nusbaum, ricercatore del Broad Institute of Harvard and MIT, che ha condotto lo studio.

Nusbaum e il suo team sono convinti che il trasporto di questo DNA ripetitivo in eccesso offra dei vantaggi al patogeno. Secondo Brian Haas, anch’egli ricercatore del Broad Institute e co-autore della ricerca, "le aree ricche di DNA ripetitivo cambiano in modo straordinariamente rapido, agendo come un incubatore che rende possibile una rapida nascita e morte dei geni che svolgono un ruolo chiave nell’infezione della pianta. Questi geni critici possono quindi essere acquisiti e persi così rapidamente che le piante ospiti semplicemente non riescono a resistere" 33.

Maggiori informazioni sono disponibili all’indirizzo: http://www.harvardscience.harvard.edu/foundations/articles/genome-irish-potato-famine-pathogen-decoded


Biotecnologie verdi per ridurre la povertà nei paesi in via di sviluppo

I progressi dell’ingegneria genetica dovrebbero essere resi disponibili al più presto per i piccoli coltivatori dei paesi in via di sviluppo affinché anch’essi possano usufruire dei vantaggi della tecnologia. È quanto riporta uno studio condotto da Martin Qaim. Utilizzando un vasto numero di dati e un complesso metodo di analisi degli effetti diretti e indiretti, gli autori hanno evidenziato l’impatto derivante dall’utilizzo del cotone Bt in India da parte di oltre 5 milioni di piccoli coltivatori. I benefici dal punto di vista agronomico hanno portato ad un notevole incremento dei profitti nelle aree rurali. Il vantaggio economico complessivo raggiunto in un anno è stato di circa 2 miliardi di dollari, il 60% dei quali a beneficio di famiglie al di sotto del livello di povertà. Altri benefici riguardano l’aumento della disponibilità di posti di lavoro, soprattutto per le donne.

Qaim ha tuttavia sottolineato che il trasferimento di queste tecnologie ai piccoli coltivatori dovrebbe essere studiato e portato avanti in modo accurato. "Il fatto che la prima generazione di sementi GM abbia già contribuito a una riduzione della povertà evidenzia la necessità che i paesi in via di sviluppo ne riconoscano il grande potenziale” ha concluso.

L’articolo è disponibile in lingua tedesca all’indirizzo: http://www.uni-goettingen.de/en/118836.html


FAO: il fabbisogno alimentare mondiale aumenterà del 70% entro il 2050

Entro il 2050 la popolazione mondiale crescerà di 2,3 miliardi e per far fronte al fabbisogno alimentare occorrerà che la produzione mondiale aumenti del 70%. È quanto sottolineato recentemente dalla FAO. Secondo le stime, la domanda di cereali, sia per alimentazione umana che animale, salirà a 3 miliardi di tonnellate entro il 2050. Questo significa che la produzione di cereali dovrebbe crescere di circa un miliardo di tonnellate (ad oggi è di 2,1 miliardi di tonnellate). Secondo la FAO per rispondere alla domanda, la produzione di carne dovrebbe crescere di circa 200 milioni di tonnellate entro il 2050. L’incremento della domanda alimentare sarà dovuto all’aumento dei profitti e alla crescita della popolazione.

Nonostante si preveda che il 90% della crescita della produzione di sementi debba derivare da maggiori rese e da un aumento dello sfruttamento dei terreni coltivati, la FAO sottolinea che "occorre aumentare la superficie di terra coltivabile di circa 120 milioni di ettari nei paesi in via di sviluppo, in particolare nell’Africa subsahariana e in America Latina". La FAO ha inoltre sottolineato che "anche i biocarburanti potrebbero provocare un incremento della domanda di prodotti agricoli, a seconda dei costi energetici e delle diverse politiche governative”.

Hafez Ghanem, Vice Direttore Generale della FAO, ha dichiarato che l’agenzia delle Nazioni Unite "è cautamente ottimista sulla possibilità che il pianeta possa riuscire a raggiungere un livello di sostentamento sufficiente entro il 2050". Ha tuttavia sottolineato che "il fatto che ciascun abitante della terra abbia di che nutrirsi entro quella data non sarà automatico e per questo fronteggiare diverse importanti sfide".

Il documento è disponibile all’indirizzo: http://www.fao.org/fileadmin/templates/wsfs/docs/Issues_papers/HLEF2050_Global_Agriculture.pdf


Il ruolo delle società transnazionali nello sviluppo del settore agricolo

Dopo una crescita di cinque anni, nel 2008 il flusso degli investimenti diretti è diminuito a livello mondiale a causa della crisi economica globale. Questa diminuzione ha toccato sia i paesi sviluppati che quelli in via di sviluppo ed è stata accompagnata anche da una diminuzione degli investimenti interni. Parallelamente, stiamo assistendo un rinnovato e crescente interesse nel ruolo delle società transnazionali (TNC) e negli investimenti nella produzione e nello sviluppo del settore agricolo nei paesi emergenti, dovuti alle preoccupazioni in tema di sicurezza alimentare. Queste osservazioni sono contenute in The World Investment Report 2009, pubblicato dalla United Nations Conference on Trade and Development (UNCTAD).

Si tratta di una delle presentazioni più esaustive delle diverse attività intraprese dalle società transnazionali nel settore agricolo, tra le quali figurano anche contributi e suggerimenti per la produzione di sementi, la loro lavorazione e la vendita. Secondo il documento, gli sforzi mirati a promuovere gli investimenti e la produttività agricola attraverso il coinvolgimento delle TNC richiedono un approccio integrato da parte dei governi. Occorre inoltre uno sforzo congiunto da parte di tutti i partner coinvolti per fornire supporto e attrezzature ai governi dei paesi ospitanti, ai coltivatori, alle cooperative ecc. per sfruttare al massimo i benefici derivanti dal coinvolgimento delle TNC.

Il report completo è disponibile al seguente indirizzo: http://www.unctad.org/en/docs/wir2009_en.pdf

Africa

Sugli sviluppi delle agro biotecnologie: Biotech Crops in Africa-The Final Frontier

L’AfriCenter ISAAA (International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications) con sede a Nairobi, in Kenya, ha recentemente pubblicato Biotech Crops in Africa -The Final Frontier. L’opuscolo presenta alcuni sviluppi chiave nel settore delle agrobiotecnologie in Africa. Contrariamente all’opinione ormai consolidata secondo la quale questo continente non è pronto per accogliere le nuove tecnologie, molto è stato fatto in questo settore. Il documento tocca diversi punti quali alcune scoperte scientifiche significative, il supporto politico e la formulazione di policy, la formazione e il sostegno alla conoscenza delle agrobiotecnologie in Africa. Illustra inoltre le azioni svolte in tre stati africani (Egitto, Sudafrica e Burkina Faso) che hanno commercializzato sementi biotech e che stanno cominciando ora a vedere i primi benefici socio-economici, oltre a un miglioramento nella tutela dell’ambiente.

L’opuscolo può essere scaricato al seguente indirizzo: http://www.isaaa.org/Resources/publications/downloads/Biotech_Crops_in_Africa-The_Final_Frontier.pdf

Americhe

Camelina: semi da olio resistenti agli erbicidi

La camelina è una varietà di semi da olio che può essere utilizzata come materia prima per la produzione di biodiesel. Cresce facilmente nelle terre marginali e necessita di poca acqua e fertilizzanti. La camelina è stata recentemente modificata per sviluppare la resistenza agli erbicidi del Gruppo 2 (che include imidazolinoni, sulfonilamide, carbonil triazolo, sulfoniluree, triazolo-pirimidine e triazoloni). Agragen, azienda leader nell’utilizzo delle biotecnologie per migliorare la camelina, ha introdotto modifiche genetiche specifiche che hanno portato a una resistenza della pianta agli erbicidi del Gruppo 2, che in laboratorio è risultata 300 volte superiore.

Il miglioramento di questo tratto consentirà di utilizzare le aree in cui i residui di erbicidi del Gruppo 2 presenti nel suolo limitano le possibilità di coltivazione. Sam Huttenbauer, CEO di Great Plains e partner di Agragen, sottolinea: "Riteniamo che sia importante riuscire a estendere la capacità della camelina di resistere agli erbicidi del Gruppo 2. Questo nuovo sviluppo farà della camelina una varietà di sementi ideale per la coltivazione a rotazione nelle aree contenenti questi residui".

Maggiori informazioni sono disponibili collegandosi all’indirizzo: https://www.camelinacompany.com/Marketing/PressRelease.aspx?Id=26


Dal mais una nuova colla

Il germe di grano è spesso utilizzato per nutrire il pollame e altri animali da allevamento dopo che ne è stato estratto l’olio. Un ricercatore del Dipartimento dell’Agricoltura dell’Agricultural Research Service degli Stati Uniti, ha individuato un ulteriore uso possibile, legato alla presenza di una proteina che funziona da extender per colle per compensato. Questa è certamente una notizia positiva in quanto l’extender convenzionale è costituito da farina di frumento di qualità industriale che però risulta più costosa e può comportare problemi di fornitura. Il chimico Milagros Hojilla-Evangelista ha scoperto che la forza di legame, la viscosità e le varie proprietà della colla a base di germe di grano sono simili a quella a base di farina di frumento.

Il report è disponibile all’indirizzo: http://www.ars.usda.gov/is/pr


Controllare gli afidi della soia senza insetticidi

I ricercatori del Center of Plant Responses to Environmental Stresses dell’Università dell’Iowa, guidati da Bryony Bonning e Allen Miller, stanno effettuando alcuni studi per sviluppare varietà di soia resistenti agli afidi. L’afide della soia ha provocato nello Stato dell’Iowa gravi perdite nei raccolti, per un ammontare di oltre 250 milioni di dollari e può comportare milioni di dollari di spesa per il controllo degli insetticidi. I ricercatori stanno quindi cercando dei modi per introdurre nella soia geni che la rendano letale per gli afidi, ma non per i mammiferi.

Un metodo è quello di introdurre all’interno dell’insetto una tossina intatta, che non sarà distrutta dal suo sistema digerente. Miller e Bonning hanno recentemente identificato un virus vegetale con un involucro proteico che una volta ingerito dagli afidi arriva intatto all’interno del loro stomaco. Hanno unito la tossina all’involucro proteico del virus così che quando la copertura proteica della tossina ibrida viene mangiata dall’afide, la tossina arriva intatta al’interno dell’afide.

"Il potenziale impatto economico a livello globale è enorme" commenta Bonning. "Si potrebbe ottenere una riduzione nell’uso di insetticidi, ma anche nell’uso dei carburanti usati per spruzzarli". Secondo Bonning, è di fondamentale importanza mettere a disposizione dei coltivatori delle alternative efficaci per la gestione degli afidi della soia.

L’articolo è disponibile al seguente indirizzo: http://www.news.iastate.edu/news/2009/sep/GIVFAphids

Europa

Sementi GM: un utilizzo efficace dei dati esistenti per una valutazione dei rischi caso per caso

Se, da un lato, la valutazione dei rischi deve essere rigorosa, è di vitale importanza che le barriere legislative non restringano o addirittura impediscano l’utilizzo dell’ingegneria genetica su varietà di sementi importanti nei paesi in via di sviluppo. Una valida regolamentazione del processo decisionale dovrebbe utilizzare in modo efficace le informazioni disponibili sugli aspetti biologici ed ecologici delle sementi nel paese in cui è richiesta l’approvazione, unitamente ai dati normativi prodotti per le sementi GM che hanno ricevuto le approvazioni legislative altrove. Nuovi dati dovrebbero essere raccolti solo se i dati già esistenti non confermano con sufficiente certezza le ipotesi di rischio identificate.

Nel testo Making effective use of existing data for case-by-case risk assessments of genetically engineered crops J. Romeis e i suoi colleghi dell’Agroscope Reckenholz-Tanikon Research Station in Svizzera, insieme a Syngenta, Regno Unito, spiegano come tale approccio potrebbe funzionare utilizzando come esempio i rischi, per gli organismi non target, derivanti dalla varietà GM dei piselli Cajanus cajan resistente agli insetti in India.

L’articolo è pubblicato sulla rivista Journal of Applied Entomology ed è disponibile all’indirizzo: http://www3.interscience.wiley.com/journal/122406516/abstract.


Germania: pubblicati i risultati di un monitoraggio sugli alimenti GM

Gli stati federali della Germania hanno comunicato i risultati di un monitoraggio effettuato sui prodotti alimentari per individuare la presenza di materiale geneticamente modificato. Secondo i risultati, la regolamentazione in tema di etichettatura di prodotti GM risulta essere ampiamente rispettata nel paese. Secondo quanto riportato da GMO Compass, piccole tracce di soia GM sono state individuate con una certa frequenza nei prodotti contenenti soia, mentre i prodotti derivati dal mais erano per lo più Ogm-free. Nello stato del Baden-Württemberg, ad esempio, il 33% dei prodotti a base di soia che sono stati ispezionati (57 su 172) è risultato contenere tracce di soia GM. Tale livello è significativamente più basso rispetto alla percentuale relativa all’anno precedente (39%). I valori identificati sono sotto il valore limite (0,9%) e spesso si avvicinano al livello soglia, che è 0,1%.

Il ministro tedesco per l’agricoltura, Ilse Agner, ha recentemente introdotto un nuovo logo Ogm-free che sarà utilizzato in tutto il paese. All’inizio di quest’anno, il ministro aveva vietato la coltivazione nel paese della varietà di mais MON810, geneticamente modificata resistente agli insetti. È questa l’unica varietà GM ammessa dall’Unione europea per la coltivazione.

Il documento originale è disponibile al seguente indirizzo: http://www.gmo-compass.org/eng/news/463.docu.html


Grossi danni nel Nord Italia a causa della diabrotica del mais

La diabrotica del mais (Diabrotica virgifera virgifera) è una delle infestazioni del mais più devastanti del mondo e ha causato enormi danni in Lombardia, la prima regione italiana per questo tipo di coltivazione del mais. Secondo quanto riportato in un articolo pubblicato da GMO Safety, questo parassita ha già provocato la perdita del 30% del raccolto di quest’anno. Dall’Europa dell’Est dove è stato individuato per la prima volta nel 1990, il parassita si è poi diffuso in Italia, Francia, Gran Bretagna, Belgio e Paesi Bassi. Si stima che nel Nord America oltre 30 milioni di ettari di mais siano stati colpiti, causando più di un miliardo di dollari di danni sul reddito annuale.

Secondo quanto riportato nell’articolo, gli esperti ritengono che la diffusione naturale della diabrotica in Europa non possa più essere evitata, ma solo ritardata. I ricercatori europei sono al lavoro per sviluppare dei metodi per combattere questo infestante. Attualmente si sta cercando di individuare un predatore naturale che possa essere utilizzato per tenere sotto controllo l’infestazione, anche se la ricerca è ancora in una fase iniziale. Alcuni ricercatori dell’Università di Neuchâtel in Svizzera hanno recentemente sviluppato piante di mais in grado di resistere all’infestazione emettendo una sostanza chimica volatile che richiama i nematodi, nemici naturali della diabrotica. Occorre tuttavia ricordare che si tratta di una varietà di mais geneticamente modificata e che in Europa esiste un’ampia parte di opinione pubblica che si oppone all’impiego di sementi GM. L’autorizzazione all’utilizzo nella Ue delle varietà di mais GM resistenti alla Diabrotica è stata richiesta, ma ad oggi non ci sono segnali che facciano pensare a un’imminente approvazione.

L’articolo originale è disponibile al seguente indirizzo: http://www.gmo-safety.eu/en/news/714.docu.html


Bayer CropScience e Performance Plants Inc. firmano un accordo di licenza per il cotone resistente alla siccità

Bayer Crop Science AG ha firmato un accordo di licenza in esclusiva con la società canadese Performance Plants Inc. per la Yield Protection Technology (YPT) sviluppata da quest’ultima. La tecnologia YPT è stata applicata al colza per ottenere una resa efficace anche in condizioni di stress dovuto alla siccità ed è stato poi sottoposto a prove in campo. In cinque anni di test il colza YPT ha fatto registrare un aumento nella produzione pari al 26%.

Tale accordo di licenza riguarderà lo sviluppo e la commercializzazione di una varietà di cotone resistente creato usando la tecnologia YPT. Linda Trolinder, Global Cotton R&D Manager presso BioScience, business operation unit di Bayer CropScience, ha accolto molto positivamente questa collaborazione con Performance Plants. Secondo Linda Trolinder la tecnologia innovativa YPT di Performance Plants contribuirà a rafforzare ulteriormente la leadership della società sul mercato globale del cotone, in particolare assicurando rese più elevate in condizioni climatiche difficili. Peter Matthewman, Presidente e CEO di Performance Plants, ha sottolineato come "questo accordo sia un’ulteriore conferma della potenzialità commerciali delle nostre competenze”.

Il comunicato stampa è disponibile al seguente indirizzo:
http://www.bayercropscience.com/bcsweb/cropprotection.nsf/id/EN_20090901_2?open&l=EN&ccm=500020


La posizione di tolleranza zero dell’Unione europea sugli OGM potrebbe comportare serie conseguenze a livello economico

"I ritardi e una politica di tolleranza zero nei confronti degli OGM stanno danneggiando i fornitori del settore alimentare dell’Unione europea” ha sottolineato il ministro danese per l’alimentazione, Eva Kjer Hansen, durante l’incontro settimanale del Consiglio dei Ministri. Come riportato da un articolo pubblicato sul sito web del Ministero danese per l’Alimentazione, l’Agricoltura e la Pesca il ministro Hansen ha sollecitato la Commissione europea ad accelerare l’approvazione delle nuove varietà di sementi GM e a risolvere il problema dell’industria alimentare dovuto alla posizione di tolleranza zero dell’Unione europea sugli OGM non approvati.

"L’interpretazione rigida della policy di tolleranza zero è un problema tecnico che potrebbe avere serie conseguenze economiche per le forniture alimentari in tutta l’Europa" ha commentato il ministro. "In molti dei paesi che esportano materie prime in Europa, la produzione di sementi GM è largamente diffusa. Quando importiamo materie prime OGM-free i produttori di questi paesi incontrano sempre maggiori difficoltà nel garantire che non vi siano residui di OGM dovuti al trasporto di merci effettuato in precedenza con gli stessi container".

Il ministro ha inoltre sottolineato che non ci sono evidenze relative alla tutela della salute a sostegno di tale policy. "Mi auguro che la Commissione europea possa trovare al più presto una soluzione a questo problema” ha concluso.

L’articolo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.fvm.dk/Default.aspx?ID=18488&PID=169747&NewsID=5742


Dalle sementi OGM un aiuto per clima e ambiente

Secondo una relazione del Ministero danese per l’Alimentazione, l’Agricoltura e la Pesca, i danesi sono tra i cittadini europei meglio informati in tema di alimenti GM. Sono inoltre i consumatori che associano all’ingegneria genetica il rischio più basso. La relazione sottolinea inoltre che gli OGM rappresentano una strada che offre ottime possibilità di produrre piante resistenti ai cambiamenti climatici. Per approfondire le potenzialità e i rischi associati agli OGM, il ministero danese ha stanziato 65 milioni di corone danesi per la ricerca sulle biotecnologie in agricoltura e alimentazione e per il contenimento degli effetti dei cambiamenti climatici.

"Sarebbe poco saggio da parte nostra non scegliere l’ingegneria genetica solo perché non abbiamo sufficienti informazioni. Queste tecnologie possono contribuire a superare le sfide che dobbiamo affrontare in tema di clima e ambiente e le problematiche legate alla insufficiente disponibilità alimentare" ha commentato il Ministro danese per l’Alimentazione, l’Agricoltura e la Pesca, Eva Kjer Hansen.

Le conclusioni della relazione saranno presentate alla conferenza organizzata dal ministero danese per l’alimentazione, l’agricoltura e la pesca, in collaborazione con la Confederazione dell’industria danese.

L’articolo è disponibile all’indirizzo: http://www.fvm.dk/News_display.aspx?ID=18488&PID=169628&year=2009&NewsID=5754


Le microalghe alofitiche: una nuova fonte per il biocarburante

Le microalghe alofitiche (che vivono in acqua salata) sono una possibile materia prima per la produzione di biocarburante, secondo quanto spiegato da John Cushman dell’Università del Nevada nel suo intervento durante il convegno della Society for General Microbiology presso la Heriot-Watt University di Edinburgo. "Le alghe che vivono in acqua salata potrebbero essere la chiave per lo sviluppo di biocombustibili e un metodo efficace per riciclare il biossido di carbonio dell’atmosfera".

Le microalghe possono essere coltivate in terreni marginali sfruttando un ampio numero di fonti d’acqua, dalle acque salmastre alle acque di scarico delle città. Nei climi caldi, tropicali e sub-tropicali riescono a crescere nell’arco di un solo anno, poiché sono molto più produttive rispetto alle coltivazioni terrestri. Nei climi freddi il professor Cushman è riuscito a estendere la stagione di produzione delle alghe da tre a nove mesi. La sua ricerca si sta ora focalizzando sull’individuazione delle caratteristiche più utili e sull’identificazione dei componenti chiave nei cammini biosintetici che possono portare a un impatto significativo sull’industria dei biocarburanti.

L’articolo è disponibile al seguente indirizzo: http://www.sgm.ac.uk/news/releases/HW09_1009a.cfm


Un progetto per completare la sequenza genomica della banana

Il centro di ricerca francese CIRAD (Centro per la Ricerca Agricola per i paesi in via di sviluppo) e l’istituto Genoscope, con sede a Evry, hanno recentemente annunciato una collaborazione di due anni mirata a decodificare le 600.000 coppie di basi del genoma della banana, una delle principali fonti di sostentamento in molti dei paesi in via di sviluppo dell’Africa sub sahariana e del Pacifico. Questa coltivazione è tuttavia minacciata da gravi malattie tra cui la fusariosi (malattia di Panama), la cercosporiosi (o piombatura) e la malattia causata dal ‘Banana Bunchy Top Virus’. La sequenziazione genomica della banana sarebbe estremamente utile per identificare caratteristiche genetiche d’interesse per il miglioramento della resistenza alle malattie, della resa e dei contenuti nutrizionali.

I ricercatori utilizzeranno diversi strumenti e fonti molecolari sviluppati dal CIRAD, con il supporto del GCP (Generation Challenge Programme) e del GMGC (Global Musa Genomics Consortium) che dispone di banche dati di grandi frammenti di DNA (BAC libraries), marcatori molecolari e mappe genetiche. L’obiettivo è quello di riuscire a rendere il genoma completamente accessibile via internet entro i prossimi due anni in modo completamente gratuito.

Il comunicato stampa è disponibile al seguente indirizzo: http://www.cirad.fr/en/actualite/communique.php?id=1173


Identificata in Germania una varietà GM di semi di lino non approvata

Una varietà GM di semi di lino proveniente dal Canada, non autorizzata per la commercializzazione, è stata rilevata in Germania. Il Ministro dell’Agricoltura dello stato tedesco del Baden-Württemberg, Peter Hauk, ha comunicato che sono state individuate alcune tracce di semi di lino GM in 16 dei 41 campioni prelevati da un carico. Ha inoltre dichiarato: "Supponiamo che questo non riguardi solo la Germania, ma tutta l’Europa" aggiungendo che i carichi "contaminati" risultano essere provenienti dal Canada e ha chiesto di vietare tutte le importazioni di semi di lino dal Canada. In Germania i semi di lino sono utilizzati in numerosi prodotti alimentari.

Il ministro ha sottolineato che il lino GM, conosciuto come FP967 o CDC Triffid, non è considerato pericoloso per il consumo. La coltivazione del lino CDC Triffid è stata approvata in Canada nel 1998, ma è stata sospesa nel 2001.

In tema di OGM la Germania applica una delle policy più restrittive del mondo. Nel paese è stato recentemente introdotto il divieto di coltivare la varietà di mais GM MON810 resistente agli insetti. Il mais è l’unica varietà GM ammessa per la coltivazione nell’Unione europea. In Germania si sono verificati numerosi attacchi ai campi sperimentali.

L’articolo in tedesco è disponibile all’indirizzo: http://www.baden-wuerttemberg.de/de/Meldungen/215108.html


Scoperta dei ricercatori: come sviare gli insetti dall’odore delle colture

Confondere gli insetti per depistarli e impedire loro di raggiungere le fonti di alimentazione e i loro simili, per la riproduzione, potrebbe essere una soluzione alternativa per proteggere le coltivazioni dai danni da essi causati. È quanto viene proposto da un documento pubblicato sulla rivista Chemistry Communications da Anthony Hooper, ricercatore del centro di ricerca agricola di Rothamsted. In natura, gli insetti identificano segnali chimici, quali ad esempio i feromoni, attraverso le antenne; le sostanze chimiche si attaccano a una proteina chiamata OBP (odorant-binding protein) e l’insetto si comporta in risposta agli stimoli chimici ricevuti.

Hooper ha scoperto che ci sono altri composti che legano la OBP in modo molto più forte rispetto al feromone. "Potremmo potenzialmente utilizzare questi composti, o altri simili, per bloccare la capacità dell’insetto di identificare i segnali chimici. Si può ipotizzare che in questo modo gli insetti saranno probabilmente meno orientati verso le coltivazioni e verso i loro simili, consentendoci di contenere i danni". I ricercatori stanno studiando dei modi per testare questa possibilità con alcune tipologie di insetti infestanti, ad esempio gli afidi, o come gli insetti che veicolano malattie pericolose per gli esseri umani, quali la mosca tse-tse e le zanzare che trasmettono la malaria.

Douglas Kell, Chief Executive del BBSRC (Biotechnology and Biological Sciences Research Council), sostenitore della ricerca, guarda a questa tecnologia come a un mezzo innovativo per contrastare e controllare insetti e malattie. "Si tratta di una scoperta interessante che potrebbe essere utilizzata con un vasto numero di insetti e potrebbe avere implicazioni di grande portata anche nella prevenzione di malattie che colpiscono gli esseri umani" ha commentato.

Il comunicato stampa è disponibile all’indirizzo: http://www.bbsrc.ac.uk/media/releases/2009/090924_scientists_discover_how_to_send_
insects_of_the_scent.html


Il parere scientifico dell’EFSA sulle richieste di autorizzazione di Syngenta e Bayer

Il gruppo di esperti scientifici sugli OGM dell’EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha presentato un parere scientifico in merito alla richiesta di autorizzazione, da parte di Syngenta, per l’utilizzo nell’alimentazione umana e animale, per l’importazione e la trasformazione, all’interno dell’Ue, del mais GM Bt11xGA21. Questa varietà di mais è stata modificata geneticamente per produrre la proteina Cry1Ab, che conferisce resistenza ai lepidotteri, e le proteine PAT e ESPS, che conferiscono tolleranza agli erbicidi a base di glufosinato e glifosato. Il gruppo OGM ha dichiarato che l’analisi comparativa delle caratteristiche agronomiche e della composizione ha indicato una sostanziale equivalenza della varietà GM con la corrispondente varietà non GM, ad eccezione dell’espressione dei geni estranei. EFSA ha dichiarato che “è improbabile che il mais GM possa avere effetti negativi sulla salute umana e animale o sull’ambiente nel contesto di utilizzo proposto".

La stessa conclusione era stata comunicata dall’autorità alimentare della Ue nella sua valutazione della richiesta di autorizzazione di Bayer CropScience per il mantenimento in commercio di prodotti derivati dal colza tollerante il glufosinato, varietà Ms8 e Rf3. Il gruppo OGM, nel suo parere scientifico, ha sottolineato che studi effettuati sugli animali hanno rivelato che i materiali testati risultavano equivalenti dal punto di vista nutrizionale alla corrispondente varietà non GM. Inoltre, alcuni studi di bioinformatica, in cui sono stati utilizzati database aggiornati, hanno confermato che non esistono analogie rilevanti tra le nuove proteine espresse e le proteine tossiche o gli allergeni conosciuti.

I documenti sono disponibili ai seguenti indirizzi: http://www.efsa.europa.eu/cs/BlobServer/Scientific_Opinion/gmo_op_ej1319_GMmaize_Bt11xGA21.pdf?ssbinary=true http://www.efsa.europa.eu/cs/BlobServer/Scientific_Opinion/gmo_op_ej1318_RX-Ms8xRf3_en.pdf?ssbinary=true

RICERCA

Papaia GM resistente al virus PRSV: gli effetti sui ratti

I risultati di uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’University of West Indies, in Giamaica, hanno rivelato che le varietà transgeniche di papaia, modificate per resistere al virus PRSV (Papaya ringspot virus) sono sicurie tanto quanto le varietà tradizionali per quanto riguarda gli effetti a livello gastrointestinale su ratti di laboratorio. Melissa Powell e il suo gruppo di colleghi hanno effettuato una ricerca sui ratti di laboratorio sottoposti a una esposizione ripetuta alla papaia transgenica, esaminando gli effetti a lungo termine e focalizzandosi in particolare sull’istologia e su parametri biochimici selezionati (attività enzimatiche) del tratto intestinale.

I ricercatori non hanno rilevato "alterazioni a livello morfologico nella mucosa intestinale" nei ratti di laboratorio alimentati con frutti di papaia transgenica. Hanno inoltre osservato "effetti trascurabili sul consumo di cibo, sul peso del corpo e sul materiale fecale". Infine, la dieta a base di papaia transgenica non ha influito sulla flora batterica intestinale e sulle attività degli enzimi β-glucuronidasi, disaccaridasi e amilasi.

Lo studio è pubblicato dalla rivista Transgenic Research ed è disponibile al seguente indirizzo: http://dx.doi.org/10.1007/s11248-009-9317-5


Inattivare i geni: un nuovo modo per migliorare la resistenza delle piante alle malattie

Alcuni ricercatori della Wageningen UR, nei Paesi Bassi, stanno studiando un nuovo metodo per migliorare geneticamente la resistenza delle piante alle malattie: rendere inattivi i geni invece di aggiungerne. La tecnica di spegnere l’espressione genica utilizzando tecniche molecolari è stata utilizzata per molti anni per migliorare la qualità delle sementi, ma secondo i ricercatori di Wageningen, non è stata utilizzata per aumentare la resistenza ai patogeni. Yuling Bai, Evert Jacobsen e Richard Visser spiegano questo nuovo approccio in un articolo pubblicato dalla rivista Molecular Breeding.

Nel documento, Bai e il suo gruppo spiegano di aver preso in considerazione le ultime scoperte sui fattori vegetali che vengono attivati dagli effettori del patogeno per sopprimere le difese immunitarie della pianta, i cosiddetti geni suscettibili. Il primo gene suscettibile, chiamato Mlo, fu individuato nell’orzo e fu evidenziato come non funzionale nelle piante resistenti alla muffa polverosa. Silenziando il Mlo nell’Arabidopsis si ottenevano piante in grado di resistere alla malattia.

Secondo gli scienziati la nuova metodologia resta oggetto di controversia tra scienziati e selezionatori. "Stiamo discutendo di questa strategia già da due anni e mezzo" ha commentato Jacobsen. "Non tutti sono convinti del suo potenziale. Secondo alcuni il silenziamento dei geni è una tecnica ormai sorpassata e servono i geni di resistenza. Ma è importante approfondire nuove tecniche e metodologie". Jacobsen e il suo gruppo stanno ora studiando i geni della patata collegati alla suscettibilità della peronospora.

Maggiori informazioni sono disponibili a questo indirizzo: http://www.wur.nl/UK/newsagenda/news/Novel_breeding_strategy_for_plant_resistance.htm Il documento può essere scaricato al seguente indirizzo: http://dx.doi.org/10.1007/s11032-009-9323-6

BIOCOMBUSTIBILI

Con l’ingegneria metabolica una maggiore produzione di cellulase nel Trichoderma reesei

Hypocrea jecorina (Trichoderma reesei) è un fungo filamentoso noto per la sua elevata produzione di cellulase. La cellulase è un enzima utilizzato per la rottura, in zuccheri semplici, delle molecole di cellulosa nella biomassa ligneo-cellulosica, per la fermentazione del biocarburante etanolo. Nonostante si sappia da tempo che il Trichoderma è un organismo in grado di produrre alte quantità di cellulase, non molto è stato fatto a livello di biologia molecolare per migliorare questo organismo per aumentarne la produzione di cellulase. Nuove conoscenze sulla produzione di cellulosa e il recente annuncio della sua sequenziazione genomica aprono la via a un "miglioramento mirato" della sua capacità di produzione di cellulase attraverso l’ingegneria metabolica. L’ingegneria metabolica è una tecnica che ottimizza le vie regolatorie genetiche e biochimiche in una cellula, allo scopo di aumentare la produzione di una determinata sostanza. Recentemente, alcuni ricercatori austriaci dell’Institute of Chemical Engineering - Research Area for Gene Technology and Applied Biochemistry, Technology University, Vienna, hanno riconsiderato come questo possa essere applicato nel caso del Trichoderma. Nel testo pubblicato sulla rivista Biotechnology for Biofuels hanno riesaminato le conoscenze attuali sulla regolazione della produzione di cellulase dell’organismo e sulle strategie per facilitare un miglioramento mirato tramite le tecniche di ingegneria metabolica.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.ejbiotechnology.info/content/vol1/issue3/full/3/ http://en.wikipedia.org/wiki/Metabolic_engineering Tassonomia microbica del Trichoderma reesei (Hypocrea jecorina): http://www.uniprot.org/taxonomy/51453 Il documento può essere scaricato al seguente indirizzo: http://www.biotechnologyforbiofuels.com/content/pdf/1754-6834-2-19.pdf


L’Unione europea investe 5,9 milioni di euro per il progetto NEMO sui biocarburanti

Secondo quanto riportato da Biofuel Review, l’Unione europea ha in programma un investimento di circa 5,9 milioni di euro per finanziare un progetto di ricerca sullo sviluppo di carburanti liquidi da scarti agricoli e forestali. Il progetto, denominato NEMO (Novel high performance enzymes and micro-organisms for conversion of lignocellulosic biomass to bioethanol) rappresenterà uno sforzo congiunto a livello europeo per lo sviluppo di biocarburanti di prossima generazione, che sarà coordinato dal VTT Technical Research Center della Finlandia. Il progetto ha tra i suoi obiettivi quello di: (1) modificare geneticamente il metabolismo dei microrganismi per ottenere la massima resa nella produzione di etanolo dalle biomasse a un costo minimo; (2) valutare l’idoneità degli enzimi sviluppati e delle varietà di lievito per i processi industriali di produzione del biocarburante.

L’articolo completo è disponibile all’indirizzo: http://www.biofuelreview.com/content/view/1980/1/