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In questo numero:

Novembre 2010


Europa
Regno Unito: al via una ricerca sulle emissioni prodotte dall’agricoltura per ridurre l’impatto sui cambiamenti climatici 
Materiale geneticamente modificato nei mangimi importati: la Commissione europea a favore dell’innalzamento a 0,1% della soglia di tolleranza 
Le verdure biologiche non presentano un contenuto di antiossidanti più alto 
Germania: il governo federale rafforza l’economia ‘bio-based’ 
Metodi precisi per l’individuazione degli OGM 
L’EFSA aggiorna le linee guida sull’impatto ambientale delle piante geneticamente modificate 
Una ricerca indica che nell’Unione europea le biotecnologie sono viste positivamente 
Approvato in Russia il mais GM Event 3272 
Bayer Science e l’Education Foundation premiano i giovani ricercatori 
Piante di Arabidopsis resistenti alla muffa, ma sterili 

Ricerca
Le linee di riso Bt presentano una resa elevata a fronte di un’alta incidenza di insetti 
L’espressione delle proteine BBP nel tabacco geneticamente modificato conferisce resistenza alla tignola della patata 
Espressione transgenica ed estrazione dell’insulina umana ricombinante biologicamente attiva dai semi di arabetta comune (Arabidopsis thaliana) 
Espressione dell’ormone ricombinante della crescita umana nei semi di soia geneticamente modificata 
La formazione della parete cellulare contribuisce a controllare l’efficienza della traspirazione nell’Arabidopsis 
Il ruolo dei regolatori dello sviluppo stomatale nelle risposte agli stress abiotici 
Accumulo del fattore ricombinante IX della coagulazione umana nei semi di soia transgenica 

Biocombustibili
Rapporto dell’UNEP su acqua e bioenergia 
Biocombustibili da oli vegetali di scarto: reazione assistita da microonde 

NEWS

Dal mondo

Sulla conservazione della diversità genetica delle colture

L’International Rice Research Institute (IRRI) ha concluso un ulteriore deposito di 42.627 campioni di semi di riso presso lo Svalbard Global Seed Vault, il deposito sotterraneo globale dei semi, situato nell’arcipelago norvegese delle isole Svalbard. Il deposito raccoglie "i semi dei principali raccolti alimentari del mondo che potrebbero rappresentare l’estrema garanzia della sicurezza alimentare in caso di grave catastrofe regionale o globale". Le condizioni all’interno del deposito potrebbero consentire la conservazione dei semi per secoli. Il deposito è stato inaugurato in febbraio 2008 e in quell’occasione l’IRRI ha effettuato un primo deposito di 70.180 campioni di semi di riso.

"L’IRRI condivide gratuitamente i semi conservati nell’International Rice Genebank con i coltivatori, le associazioni di coltivatori, i governi, le università e altri enti, secondo le condizioni stabilite dal Trattato Internazionale sulle Risorse Genetiche Vegetali per l’Alimentazione e l’Agricoltura" ha sottolineato Ruaraidh Sackville Hamilton, Responsabile dell’International Rice Genebank (IRG) dell’IRRI. "120 paesi hanno già firmato questo trattato che assicura la corretta condivisione dei benefici derivanti dall’uso di tali risorse".

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://irri.org/news-events/media-releases/current-releases/genetic-diversity-of-rice-now-secure-in-doomsday-vault


Colture transgeniche: è il settore che cresce più velocemente nel mercato delle agrobiotecnologie

Dal rapporto intitolato Agricultural Biotechnology: A Global Strategic Business Report redatto da Global Industry Analysts, Inc. emerge che le colture transgeniche rappresentano il settore che cresce più velocemente nel mercato delle agrobiotecnologie e che le colture GM supereranno le varietà convenzionali. Le colture transgeniche più diffuse sono soia, cotone e mais. Si stima che entro il 2015 il mercato mondiale delle agrobiotecnologie raggiungerà i 12 miliardi di dollari.

Il rapporto, che analizza il mercato globale delle agrobiotecnologie, indica gli Stati Uniti come il mercato più grande. Inoltre, secondo le previsioni, sarà la regione dell’Asia Pacifico a registrare la crescita più rapida e questo è un segnale che i consumatori asiatici sono pronti per una migliore qualità dei prodotti alimentari. Oltre a esaminare in modo esaustivo il mercato delle agrobiotecnologie, il rapporto presenta le attuali tendenze del mercato, i punti chiave della crescita, l’introduzione di prodotti recenti e i profili dei principali protagonisti a livello generale e locale.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.companiesandmarkets.com/Market-Report/agricultural-biotechnology-a-global-strategic-business-report-396294.asp


FAO: in agricoltura servono cambiamenti strutturali

Spingere gli investimenti in agricoltura è la chiave per garantire la sicurezza alimentare a lungo termine. C’è quindi un bisogno urgente di cambiamenti strutturali nel sistema agricolo. È quanto ha sottolineato Jacques Diouf, Direttore Generale della FAO, nel discorso tenuto ad Abu Dhabi in occasione del forum dei ministri del Consiglio di Cooperazione del Golfo sugli investimenti agricoli. Erano presenti all’incontro rappresentanti provenienti da Bahrein, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti, che hanno ospitato il convegno.

"Il prezzo dei prodotti alimentari e la crisi economica hanno avuto un impatto molto duro su milioni di persone in tutto il mondo" ha sottolineato Jacques Diouf. "Queste situazioni possono avere gravi implicazioni per paesi quali quelli del Golfo, che dipendono in larga parte dalle importazioni commerciali di prodotti alimentari".

Tra i cambiamenti strutturali a breve termine finalizzata a migliorare la sicurezza alimentare occorre introdurre sistemi di sicurezza mirati e programmi di protezione sociale affidabili, agevolare la diffusione di informazioni tempestive sui mercati dei beni alimentari e l’accesso ai mezzi di produzione e alle tecnologie. Per implementare strategie a medio e lungo termine sono necessari investimenti nel settore agricolo.

Il comunicato stampa della FAO è disponibile al seguente indirizzo: http://www.fao.org/news/story/en/item/47881/icode/

Americhe

Biotecnologie per frutta e verdura: molta ricerca, poche approvazioni

Tra le colture geneticamente modificate utilizzate a livello globale predominano poche tipologie: soia, mais, colza, cotone e barbabietole da zucchero. La ricerca per lo sviluppo di alberi da frutto, verdure e fiori GM è stata portata avanti per oltre un decennio, ma nessun prodotto è stato ancora immesso sul mercato a parte la papaia, le zucchine e i garofani resistenti ai virus. Jamie Miller e Kent Bradford, ricercatori dell’Università della California (Davis – Stati Uniti), hanno condotto una ricerca sulle pubblicazioni scientifiche e sulle prove in campo realizzate in 24 paesi per un periodo di sei anni, da giugno 2003 a ottobre 2009.

Hanno scoperto che esistono 313 pubblicazioni di ricerca relative a frutti e verdure biotech e 205 su diversi tratti individuali. Hanno inoltre identificato le motivazioni per le quali questi lavori non hanno portato alla produzione di colture geneticamente modificate commercializzabili. Tra le ragioni principali vengono citate le procedure di approvazione, divenute più elaborate e restrittive, il fatto che frutta e verdura GM difficilmente risultano interessanti dal punto di vista economico per gli sviluppatori a causa della limitatezza del mercato e infine l’accettazione da parte dei consumatori che non ha fatto grandi passi avanti per questa tipologia di colture geneticamente modificate.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.gmo-compass.org/eng/news/543.docu.html


Gli squilibri dei cromosomi causano nelle piante difetti che possono essere previsti

Brian Dikes, ricercatore della Purdue University, ha scoperto che alcuni difetti delle piante possono essere previsti in base agli squilibri cromosomici. Questo potrebbe aiutare a spiegare in che modo l’aggiunta o l’eliminazione di geni e l’organizzazione del genoma influisce sulle piante e sugli animali. Una volta spiegata la natura di tali squilibri si potrebbe procedere alla correzione dei difetti.

"La capacità di un organismo di replicare e trasmettere tutti i suoi geni è incredibilmente importante" ha commentato Dilkes. "Abbiamo scoperto che i geni sono sensibili alla loro presenza quantitativa rispetto al resto del genoma. Quando questo equilibrio è interrotto l’organismo deperisce."

"Acquisendo le regole del meccanismo, possiamo prevedere il risultato che deriverà dall’aggiunta o dalla eliminazione di un determinato gene da un organismo" sottolinea Dilkes. "Possiamo prevedere le conseguenze dovute alla variazione del dosaggio dei cromosomi. Si tratta di un problema risolvibile". Dikes e i suoi colleghi hanno osservato, ad esempio, che le piante con un eccesso di cromosoma 1 e un difetto di cromosoma 3 avrebbero uno stelo con diametro più grande.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.purdue.edu/newsroom/research/2010/101103DilkesChromosomes.html

Europa

Regno Unito: al via una ricerca sulle emissioni prodotte dall’agricoltura per ridurre l’impatto sui cambiamenti climatici

Il Dipartimento britannico per l’Ambiente e le Politiche agricole (Defra) e le amministrazioni competenti del Regno Unito hanno annunciato che supporteranno una ricerca mirata ad approfondire l’impatto dell’agricoltura locale sui cambiamenti climatici. È quanto dichiarato da Jim Paice, Ministro dell’Agricoltura, durante il congresso Crop World 2010, tenutosi a Londra. Il settore agricolo del Regno Unito contribuisce per l’8% alle emissioni di gas serra di tutto il paese.

Il Defra si occuperà della gestione della ricerca, che coinvolgerà 16 enti in Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord e che si focalizzerà sui diversi metodi di coltivazione e sul loro impatto sulla produzione di emissioni. I risultati offriranno dei punti concreti da cui partire per intraprendere passi più efficaci per ridurre le emissioni.

"Gli agricoltori sono già impegnati per ridurre il loro impatto sui cambiamenti climatici e questo investimento di 12,6 milioni di sterline in ricerca di qualità ci aiuterà a capire quali sono le misure che stanno avendo l’impatto maggiore" ha aggiunto Paice.

Il comunicato stampa è disponibile al seguente indirizzo: http://www.farmersguardian.com/home/arable/crop-world/cropworld-2010-paice-unveils-%C2%A313m-farm-emissions-project/35398.article


Materiale geneticamente modificato nei mangimi importati: la Commissione europea a favore dell’innalzamento a 0,1% della soglia di tolleranza

Gli allevatori di bestiame e gli esportatori di sementi GM nell’Unione europea auspicano che venga approvata la normativa proposta dalla Commissione europea per portare a 0,1% la soglia di tolleranza per la presenza di materiale geneticamente modificato nei mangimi di importazione. John Dalli, Commissario Ue per le Politiche dei Consumatori, ha recentemente ricevuto segnali d’allarme relativi alla possibile carenza di mangimi in Europa, se la normativa sulla ‘tolleranza zero’ dovesse essere estesa. Ha quindi annunciato una soluzione che consente di innalzare a 0,1% il limite relativo alla presenza di materiale geneticamente modificato non approvato nei mangimi importati.

La nuova soglia, che sarà applicata solamente ai mangimi, ha sollevato una controversia all’interno della Commissione. I paesi che producono prodotti alimentari geneticamente modificati, quali Stati Uniti, Canada, Brasile e Argentina hanno comunicato alla Commissione europea la preoccupazione che una "linea di separazione tra prodotti per alimentazione umana e mangimi" potrebbe portare a "difficoltà insormontabili nel commercio agricolo”. La normativa relativa alla tolleranza 0,1% sarà effettiva a partire da aprile 2011, una volta approvata dalla maggioranza dei membri della Commissione europea.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.gmo-compass.org/eng/news/544.docu.html


Le verdure biologiche non presentano un contenuto di antiossidanti più alto

Una ricerca pubblicata dalla rivista Journal of Agricultural and Food Chemistry, intitolata “Effetti dei sistemi di crescita biologica e convenzionale sul contenuto dei flavonoidi nelle cipolle e degli acidi fenolici nelle carote e nelle patate”, ha fatto emergere alcuni dati relativi al contenuto nutrizionale delle verdure biologiche. Utilizzando come riferimento i polifenoli antiossidanti, un gruppo di ricercatori danesi guidati da Pia Knuthsen ha scoperto che non ci sono differenze nel contenuto di polifenoli tra i prodotti coltivati con metodi biologici rispetto a quelli convenzionali.

Nel rapporto si legge che "sulla base di questo studio, condotto in condizioni strettamente controllate, non si può concludere che cipolle, carote e patate coltivate con metodi biologici abbiano in generale un contenuto maggiore di metaboliti secondari utili alla salute rispetto alle varietà coltivate in modo tradizionale". La scelta dei consumatori di utilizzare prodotti biologici sulla base dei benefici per la salute non è quindi più accettabile, come è stato scientificamente documentato nella ricerca.

Il comunicato stampa è disponibile al seguente indirizzo: http://portal.acs.org/portal/acs/corg/content?_nfpb=true&_pageLabel=PP_
ARTICLEMAIN&node_id=223&content_id=CNBP_026011&use_sec=true&sec_url_var=region1&__uuid=d3b14fb4-02d0-4b6a-8490-4f15d168cebb

Il documento completo è disponibile al seguente indirizzo: http://pubs.acs.org/stoken/presspac/presspac/full/10.1021/jf101091c


Germania: il governo federale rafforza l’economia ‘bio-based’

Il Governo Federale tedesco ha recentemente approvato il documento “National Research Strategy Bioeconomy 2030 – Our path to a bio-based economy” per un’immediata implementazione. Thomas Rachel, segretario di stato parlamentare del ministero federale dell’educazione e della ricerca (BMBF), e Robert Kloos, del ministero dell'Agricoltura, Alimentazione e Tutela dei consumatori (BMELV), nel corso della conferenza congiunta hanno sottolineato che "è necessario proseguire con ricerca e innovazione e con cambiamenti strutturali che consentano di passare da un’industria basata sul petrolio a un’industria bio-based. Tale obiettivo è associato a significative opportunità di crescita dell’economia e del mondo del lavoro. Allo stesso tempo occorre assumersi la responsabilità a livello internazionale in tema di risorse alimentari e di energie prodotte dalle biomasse e di protezione del clima e dell’ambiente".

Il governo federale ha stanziato oltre due miliardi di euro per finanziare, nel corso dei prossimi sei anni, iniziative di ricerca e sviluppo focalizzate sull’uso sostenibile delle fonti biologiche come piante, animali e microorganismi in diversi campi di applicazione, come agricoltura, foreste, orticoltura, pesca e acquacoltura, allevamento e produzione alimentare.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.bmelv.de/cln_182/SharedDocs/Pressemitteilungen/2010/197-RK-Forschungsvorhaben-BioOekonomie.html


Metodi precisi per l’individuazione degli OGM

Il Joint Research Center dell’Unione europea ha recentemente pubblicato una lista di 79 metodi di riferimento per analizzare gli organismi geneticamente modificati. Il compendio è stato sviluppato dal Reference Laboratory for Genetically Modified Food and Feed dell’Unione europea insieme all’ENGL. I metodi sono stati approvati secondo standard internazionali e ogni metodo viene descritto in modo facilmente comprensibile per soddisfare le esigenze e le competenze dei regolatori in ambito OGM.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://ec.europa.eu/dgs/jrc/index.cfm?id=2820&obj_id=563&dt_code=HLN&lang=en


L’EFSA aggiorna le linee guida sull’impatto ambientale delle piante geneticamente modificate

Il gruppo di esperti OGM dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha aggiornato e ulteriormente sviluppato la guida per la valutazione ambientale delle richieste relative agli OGM. Il documento è stato quindi sottoposto all’Unione europea per autorizzazione. La guida si occupa della valutazione dei potenziali effetti a lungo termine delle piante geneticamente modificate e delle possibili conseguenze su organismi non target. Sviluppa inoltre regole ben definite per la valutazione dei rischi ambientali degli OGM come indicato dalla Direttiva 2001/18/EC sul rilascio deliberato di OGM nell’ambiente. La revisione della guida è stata effettuata a seguito di una richiesta del 2008 della Commissione europea.

L’EFSA ha portato avanti una serie di confronti scientifici sul documento con i rappresentanti degli Stati membri, delle organizzazioni non governative e dei richiedenti le autorizzazioni.

L’articolo originale è disponibile al seguente indirizzo: http://www.efsa.europa.eu/en/press/news/gmo101112.htm Il documento completo può essere scaricato collegandosi al seguente indirizzo: http://www.efsa.europa.eu/en/scdocs/doc/1879.pdf


Una ricerca indica che nell’Unione europea le biotecnologie sono viste positivamente

Secondo i risultati dell’Eurobarometro della Commissione europea sulla percezione pubblica delle scienze biologiche e delle biotecnologie "la fiducia e l’ottimismo nei confronti di queste scienze sono in aumento". La ricerca ha evidenziato che l’80% degli europei non è contrario, bensì favorevole alle biotecnologie e in particolare alcuni stati quali l’Estonia, la Svezia e la Finlandia presentano un atteggiamento decisamente positivo. È emerso inoltre che i cittadini europei desiderano conoscere meglio queste tecnologie.

Nathalie Moll, segretario generale di EuropaBio, sottolinea la soddisfazione per questi risultati: "Questi risultati sono molto incoraggianti e mostrano che i cittadini europei comprendono e apprezzano sempre di più i benefici derivanti dalle biotecnologie in termini di prodotti e processi più sani, più puliti e più verdi, ma anche di maggiore sicurezza alimentare ed energetica. In particolare, siamo estremamente lieti per l’appoggio assoluto alle biotecnologie mediche e per il forte supporto mostrato nei confronti dei biocombustibili da produzioni agricole e colture non alimentari. Nel resto del mondo sono ormai 14 anni che le agrobiotecnologie vengono adottate, in modo crescente di anno in anno, mentre in Europa solo il 40% degli stati non si oppone all’approvazione degli eventi transgenici. Rispetto al resto del mondo, l’Europa accede attualmente solo a una parte dei prodotti agricoli biotech presenti sul mercato, è quindi ancora più importante comunicare i benefici di queste nuove tecnologie in relazione all’uso sostenibile delle nostre risorse naturali in agricoltura, per la nostra sicurezza alimentare e la nostra economia".

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.europabio.org/PressReleases/general/
PR_Final_Eurobarometer_Press_Release_15November.pdf


Approvato in Russia il mais GM Event 3272

La Federazione Russa ha recentemente autorizzato il mais GM Event 3272 prodotto da Syngenta per utilizzo come mangime all’interno del paese. Event 3272 contiene amilasi, un enzima che viene utilizzato nel processo di produzione di etanolo combustibile dal mais tramite macinazione a secco, il che consente di evitare l’aggiunta esterna di enzimi di origine microbica.

Il prodotto è stato approvato in Russia per uso alimentare in aprile 2010. È stato inoltre approvato per importazione per alimentazione umana e/o animale in Australia/Nuova Zelanda, Canada, Giappone, Messico, Filippine e Stati Uniti e approvato per la coltivazione in Canada.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.bsba.ag/BSBA/NewsEn/Entries/2010/11/15_Russia_approves_Syngenta%E2%80%99s_GM_maize_Event_3272_for_feed_use.html


Bayer Science e l’Education Foundation premiano i giovani ricercatori

La Bayer Science e l’Education Foundation hanno annunciato i vincitori del Premio Bayer Early Excellence in Science, edizione 2010. Oliver Daumke, ricercatore del Max Delbrück Center for Molecular Medicine di Berlino, ha ricevuto il premio nella categoria ‘Biologia’ per il suo contributo alla comprensione della struttura e della funzione degli interruttori della crescita molecolare chiamati proteine GTP-binding. Nicolai Cramer dell’École Polytechnique Fédérale di Losanna, Svizzera, ha invece ricevuto il premio nella categoria ‘Chimica’ per la sua ricerca approfondita sulle nuove reazioni catalitiche organometalliche per attivazione dei legami carbonio-idrogeni e carbonio-carbonio. Infine, Andreas Walther dell’Università Aalto di Helsinki, Finlandia, è stato premiato nella categoria ‘Materiali’ per il suo contributo allo sviluppo di materiali ibridi economicamente convenienti per applicazioni in ambito marittimo, aerospaziale e dell’aviazione.

I premiati sono tutti giovani ricercatori agli inizi della loro carriera scientifica e accademica e hanno ricevuto un premio di 10.000 euro ciascuno.

Il comunicato stampa è disponibile al seguente indirizzo: http://www.bayer.com/en/news-detail.aspx?newsid=14206


Piante di Arabidopsis resistenti alla muffa, ma sterili

Un gruppo di ricercatori del Max Planck Institute for Plant Breeding Research di Colonia e dell’Università di Zurigo ha recentemente scoperto che due proteine, ‘feronia’ e ‘nortia’, sono coinvolte nella fecondazione e nella sensibilità delle piante di Arabidopsis thaliana all’infezione dell’oidio, un fungo patogeno. Il documento, pubblicato sulla rivista Science, analizza la funzione della proteina feronia, la quale segnala al gametofito maschile che ha raggiunto il sacco embrionale e deve rimuovere i gameti maschili.

La proteina è inoltre espressa nelle foglie che sono la via d’accesso dell’oidio alla pianta. Il gene defettivo della feronia potrebbe comunque fermare l’infezione, ma non verrebbe portata a termine la fecondazione, poiché il gametofito maschile continuerà a penetrare nel sacco embrionale senza però rimuovere i gameti maschili. La proteina ‘nortia’, insieme alla feronia, realizza la fusione dei gameti nell’ovario. Nell’Arabidopsis, la nortia ha un omologo, individuato nelle foglie, chiamato MLO, che insieme alla feronia rende possibile all’oidio di penetrare nella pianta. "Questa doppia funzione indica come mai l’evoluzione non è riuscita a bloccare questo punto di accesso per la malattia. Sarebbe chiaramente molto difficile disaccoppiare queste due funzioni. Le alternative quindi sono: avere una varietà resistente e sterile, oppure una vulnerabile e fertile" sottolinea Ralph Panstruga del Max Planck Institute for Plant Breeding Research. Questi risultati daranno la possibilità ai ricercatori di studiare nel dettaglio i geni che codificano per le proteine in modo da sviluppare piante resistenti alla malattia che siano anche fertili.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.mpg.de/bilderBerichteDokumente/dokumentation/pressemitteilungen/
2010/pressemitteilung20101123/

RICERCA

Le linee di riso Bt presentano una resa elevata a fronte di un’alta incidenza di insetti

Il progresso delle moderne biotecnologie ha portato a un grande sviluppo nella selezione di riso transgenico in Cina e sono diverse le linee transgeniche per le quali sono in corso le procedure per la commercializzazione. Per valutare la performance in campo di queste linee transgeniche, Hui Xia e i suoi colleghi dell’Università di Fudan, hanno studiato i caratteri agronomici chiave di due linee di riso Bt resistenti agli insetti, che hanno ricevuto la certificazione di sicurezza per la produzione commerciale in Cina. Queste linee transgeniche sono state confrontate con le corrispondenti varietà non transgeniche in condizioni ambientali che presentavano differenze significative nell’incidenza degli insetti.

I risultati indicano nelle linee di riso Bt una migliore performance in campo rispetto alle corrispondenti varietà non transgeniche, in termini di numero di pannocchie e numero di semi per pianta, in condizioni di non utilizzo di insetticida. Inoltre, le linee di riso Bt hanno mostrato una resa più favorevole con utilizzo di insetticida per insetti non target rispetto alla precedente situazione senza insetticida.

Il riso Bt resistente agli insetti potrebbe quindi avere una resa elevata anche in caso di elevata presenza di insetti. Per una migliore performance, occorrerebbe inoltre un utilizzo adeguato di insetticida per insetti non target.

L’articolo pubblicato dalla rivista Transgenic Research è disponibile agli abbonati al seguente indirizzo: http://www.springerlink.com/content/r711331278258263/


L’espressione delle proteine BBP nel tabacco geneticamente modificato conferisce resistenza alla tignola della patata

L’avidina e streptavidina, proteine con elevata affinità di legame con la biotina (BBP), sono agenti insetticidi scientificamente provati come efficaci contro diversi insetti dannosi. Tuttavia, l’efficacia di queste proteine come insetticidi inseriti nella pianta non è stata ancora studiata. Perciò, Colleen Murray del New Zealand Institute of Plant and Food Research Ltd. e i suoi colleghi hanno ottenuto per modifica genetica la produzione di varianti delle BBP nei vacuoli delle piante di tabacco. Le linee di tabacco transgenico prodotte sono risultate sane, con normali caratteristiche morfologiche. Una volta sottoposte alle prove biologiche, le piante transgeniche hanno mostrato una resistenza alla tignola della patata con concentrazioni approssimativamente di 50ppm (parti per milione) di BBP.

Un estratto dello studio è disponibile al seguente indirizzo: http://www.springerlink.com/content/r4520626738133j8/


Espressione transgenica ed estrazione dell’insulina umana ricombinante biologicamente attiva dai semi di arabetta comune (Arabidopsis thaliana)

A seguito della crescente incidenza di casi di diabete si registra una domanda di insulina destinata ad aumentare costantemente. Tuttavia, le limitazioni nella capacità e i costi di produzione renderanno difficile rispondere a tale domanda con le attuali tecniche di lavorazione. I ricercatori stanno quindi studiando nuove modi per produrre insulina per poter rispondere alla domanda futura. Cory Nykiforuk e i suoi colleghi della SemBioSys Genetics, Inc. hanno sviluppato una nuova tecnica di espressione ed estrazione per una produzione vantaggiosa di biofarmaci da semi di piante da olio. Attraverso questa tecnologia si ottiene l’espressione di un precursore ricombinante dell’insulina umana nelle piante geneticamente modificate. L’insulina prodotta dalle piante si accumula in quantità significative nei semi di arabetta comune geneticamente modificati (0,13% della proteina totale del seme) e può essere trattata in un ambiente controllato per ottenere un prodotto che risulta efficace tanto quanto l’insulina DesB30, un proteina dell’insulina umana ricombinante.

L’articolo pubblicato dalla rivista Plant Biotechnology è disponibile al seguente indirizzo: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1467-7652.2005.00159.x/full.


Espressione dell’ormone ricombinante della crescita umana nei semi di soia geneticamente modificata

L’ormone umano della crescita (hGH), conosciuto come somatotropina, riveste un ruolo importante nella crescita e nel ciclo cellulare. La produzione di hGH negli esseri umani normali finisce dopo i vent’anni e l’insufficienza o assenza dell’ormone nei bambini e negli adolescenti può essere causa di nanismo pituitario. Nicolau Cunha e i suoi colleghi dell’Embrapa Genetic Resources and Biotechnology hanno ottenuto la produzione di hGH in semi di soia geneticamente modificati. I ricercatori hanno utilizzato una sottounità presente nel promotore tessuto specifico della soia e un peptide segnale derivato dalla Coix lacryma-jobi, un’erba tropicale asiatica, per ottenere semi di soia che producono hGH.

I risultati indicano che il 2,9% del contenuto totale di proteina solubile presente nei semi delle varietà transgeniche è hGH bioattivo ed è contenuto nei vacuoli che immagazzinano proteine. La sequenza della proteina dell’hGH è stata ulteriormente confermata utilizzando la caratterizzazione con spettrometria di massa. La modifica genetica dei semi di soia per ottenere le proteine ricombinanti potrebbe essere una possibile alternativa per la produzione commerciale di biofarmaci per uso umano.

L’articolo pubblicato dalla rivista Transgenic Research è disponibile per gli abbonati al seguente indirizzo: http://www.springerlink.com/content/164tu24563072228/fulltext.html Maggiori informazioni sui biofarmaci sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.isaaa.org/resources/publications/pocketk/26/default.asp


La formazione della parete cellulare contribuisce a controllare l’efficienza della traspirazione nell’Arabidopsis

Yun-Kuan Liang, ricercatore dell’Università di Bristol, ha condotto uno screening basato su imaging termico per identificare nell’Arabidopsis thaliana siti specifici di geni coinvolti nella perdita di acqua tramite traspirazione e nell’efficienza di traspirazione (TE), la biomassa prodotta per acqua traspirata. I ricercatori hanno scoperto che una nuova forma di gene sintasi della cellulosa CesA7, identificato come AtCesA7irx3-5, risulta coinvolto nella regolazione dell’efficienza di traspirazione. Le foglie del mutante AtCesA7irx3-5 risultano maggiormente soggette al caldo rispetto alla varietà selvatica, a causa di pori stomatali più stretti rispetto a quelli delle varietà selvatiche. Nelle varietà mutanti i tessuti conduttori di acqua risultavano collassati e le cellule di guardia più piccole rispetto alle varietà selvatiche, probabilmente a causa della carenza di acqua durante lo sviluppo della foglia. L’efficienza di traspirazione delle varietà mutanti era più elevata rispetto a quella delle varietà selvatiche WT. La ricerca ha consentito di svelare una nuova serie di geni coinvolti nell’efficienza di traspirazione e indica che altri geni coinvolti nella composizione della parete cellulare potrebbero influenzare l’efficienza dell’utilizzo dell’acqua.

Un sommario dello studio è disponibile al seguente indirizzo: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1365-313X.2010.04362.x/abstract


Il ruolo dei regolatori dello sviluppo stomatale nelle risposte agli stress abiotici

Gli stomi sono pori microscopici presenti sulle piante, importanti nell’adattamento agli stress abiotici. La densità degli stomi è influenzata da numerosi fattori ambientali. Tuttavia, non è chiaro se i regolatori dello sviluppo degli stomi sono coinvolti anche nell’azione degli stomi in risposta agli stress abiotici. Il gene FOURLIPS (FLP) e il suo paralogo MYB88 codificano entrambi per le proteine MYB, che sono responsabili del modellamento stomatale consentendo solamente una sola divisione simmetrica prima della differenziazione degli stomi.

Zidian Xie e i suoi colleghi dell’Ohio State University hanno condotto uno studio per approfondire gli effetti dovuti alla mancanza della funzione FLP/MYB88 sulla tolleranza allo stress delle piante di Arabidopsis. In condizioni standard di crescita in serra, le varietà con doppia mutazione dei geni flp-1 myb88 risultano produttive. Si è però notato che le piante flp-1 myb88 sono più vulnerabili in caso di siccità, di elevata salinità e dispersioni d’acqua. Esemplari con mancata induzione di flp-1 myb88 mostravano un minore accumulo di trascritti genici legati agli stress abiotici, rispetto ai trascritti presenti nei tessuti verdi delle piante non modificate. L’induzione di questi geni in condizioni di salinità è risultata più bassa nelle piante flp-1 myb88. Dalla ricerca emerge quindi che FLP/MYB88 ha una funzione nel percepire e/o trasdurre gli stress abiotici, che risultano estremamente trascurati nelle varietà mutanti flp-1 myb88.

Un sommario dell’articolo è disponibile al seguente indirizzo: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1365-313X.2010.04364.x/abstract


Accumulo del fattore ricombinante IX della coagulazione umana nei semi di soia transgenica

Grazie al suo elevato contenuto proteico, alle note sequenze regolatorie, a protocolli efficienti di trasferimento genico e a un sistema di produzione scalabile in serra, la soia rappresenta una delle alternative per la produzione di proteine ricombinanti essenziali per la coagulazione del sangue negli esseri umani. In un articolo pubblicato sul numero di dicembre 2010 della rivista Transgenic Research Journal, Nicolau Cunha dell’Università di Brasilia parla dell’espressione e dell’accumulo stabile del fattore per la coagulazione umana IX (hFIX) nei semi di soia GM.

Utilizzando un cannone genico i ricercatori hanno introdotto un plasmide con il gene hFIX negli assi embrionali della soia ottenuti da semi maturi. La proteina hFIX risultava espressa nei vacuoli di accumulo delle proteine, rappresentando circa lo 0,23% del contenuto totale di proteine solubili dei semi transgenici. Gli estratti proteici dei semi transgenici presentavano un’attività di coagulazione fino all’1,4% in più rispetto al plasma normale.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.springerlink.com/content/h3n5178t0143737k/

BIOCOMBUSTIBILI

Rapporto dell’UNEP su acqua e bioenergia

Nel documento intitolato "Water and Bioenergy”, secondo numero della serie "Bioenergy Issues", l’UNEP (United Nations Environment Program) sottolinea le crescenti problematiche legate all’acqua e all’uso di questa risorsa nello sviluppo globale dell’industria dei biocombustibili. In termini di impatto a livello quantitativo, una maggiore produzione e un maggiore uso di biocombustibili può portare a un incremento dell’utilizzo di acqua, che è già una risorsa limitata in molti paesi.

Secondo la ricerca citata dall’UNEP circa il 2%, ovvero 44 chilometri cubici del prelievo idrico globale per irrigazione, è utilizzato per la produzione di bioenergia. Perciò, un maggiore uso dell’acqua per la produzione di bioenergia potrebbe aggiungersi allo stress idrico già esistente nelle aree con risorse d’acqua limitate, portando a ulteriori conseguenze ambientali e sociali. In termini di impatto qualitativo, la produzione di bioenergia potrebbe portare a "problemi di qualità idrica, sia a livello progettuale che locale, a causa di effetti cumulativi". Durante la fase di produzione, le perdite di fertilizzanti dai campi possono far aumentare i livelli di azoto e fosforo e potrebbero portare all’eutrofizzazione degli specchi d’acqua. Secondo Achim Steiner, Sotto Segretario Generale delle Nazioni Unite e Direttore Esecutivo UNEP "non ci sono dubbi, occorre diminuire la dipendenza dai combustibili fossili e spostarsi verso delle alternative più pulite ed ecocompatibili. Bisogna però essere certi di non creare più problemi di quanti non se ne vogliano risolvere. La produzione di biocombustibile comporta dei rischi e delle opportunità. Dobbiamo esaminare tutti i rischi, in modo che si possa ottenere il massimo vantaggio dalle opportunità, per ridurre le emissioni, avere nuovi posti di lavoro nel settore green ed aumentare la qualità di vita delle popolazioni più povere del mondo".

Il testo completo del rapporto è disponibile al seguente indirizzo: http://www.unep.fr/energy/activities/water/pdf/Issue%20Paper%20No.2_FINAL.pdf

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.unep.org/Documents.Multilingual/Default.Print.asp?DocumentID=649&ArticleID=6796&l=en


Biocombustibili da oli vegetali di scarto: reazione assistita da microonde

Alcuni ricercatori della Brown University (Stati Uniti) hanno presentato una versione più efficiente della reazione alla base della produzione del biodiesel da oli vegetali di scarto, utilizzando bismuto o scandio triflato come catalizzatori, in un reattore a microonde. La reazione di formazione del biodiesel implica solitamente che all’olio si aggiungano un acido (o una base) e del metanolo per circa 2 ore, ad alte temperature. Il prodotto che ne risulta è una miscela di metilesteri, chiamato comunemente "biodiesel". In questo nuovo processo, l’uso di un acido o di una base diventa superfluo e il consumo di energia risulta inferiore. Le uniche materie prime introdotte nel reattore a microonde sono olio, metanolo e catalizzatori. Secondo quanto riportato dal comunicato stampa della Brown University, i ricercatori hanno scoperto che "i nuovi catalizzatori trasformano gli oli vegetali di scarto in biodiesel in circa 20 minuti nel reattore a microonde, mentre le reazioni attuali, effettuate senza catalizzatori e utilizzando un riscaldatore tradizionale, richiedono un paio di ore. Se da un lato questo metodo tramite microonde necessita di una temperatura più elevata per ottenere la trasformazione in biodiesel (150° Celsius contro i 60° dei metodi attuali), complessivamente utilizza meno energia, poiché il tempo di reazione è molto più breve".

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://news.brown.edu/pressreleases/2010/10/biodiesel
http://biofuelsdigest.com/bdigest/2010/10/25/reseachers-pioneer-one-reaction-biodiesel-process/
http://pubs.rsc.org/en/Content/ArticleLanding/2010/OB/c0ob00014k