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In questo numero:

Gennaio 2009


Europa
Il ronzio delle api domestiche protegge le piante dai bruchi 
l’EFSA sovvenziona uno studio sulla scomparsa delle api 
In pericolo la ricerca sul pioppo gm 
La ricerca sull’etanolo da cellulosa è guidata dagli Stati Uniti, l’Europa è il fanalino di coda 
Il Parlamento europeo al voto per limitare l’uso dei pesticidi 
I nematodi manipolano il trasporto dell’auxina per ottenere cibo 
Nasce nel Regno Unito una nuova agenzia per la protezione delle coltivazioni e per la ricerca alimentare 
La Commissione europea è a favore della proposta di coltivazioni gm 
Prove in campo in Svezia per la rapa gm 
Rilasciato dall’EFSA il parere sul fungo che causa la malattia degli agrumi (CBS) 
I cambiamenti climatici potrebbero favorire la produttività delle praterie 
Nel Regno Unito un rapporto afferma che le tecnologie possono garantire la sostenibilità alimentare nel mondo 

Ricerca
Coltivazioni di solanacee arricchite con il selenio 
I ricercatori dell’INRA scoprono i geni responsabili della formazione delle foglie composte 
L’impatto delle coltivazioni di mais Bt sulla distribuzione del virus del mais 
Le piante gm costituiscono una nuova fonte di farmaci contro il cancro 
Leggere i genomi come se fossero dei libri 
La crescita delle piante promuove la comparsa di batteri utili per produrre biocombustibili in maniera efficace 

Biocombustibili
Il rapporto IEA analizza il passaggio dalla prima alla seconda generazione di materie prime vegetali per la produzione di biocombustibili 
Lanciata la vendita di sementi per coltivazioni energetiche dedicate 
Sviluppato da NIST un metodo alternativo per testare i biocombustibili 
I ricercatori dell’Università della California analizzano “Economics of Biofuel Policy and Biotechnology” 
Pubblicato un libro su canna da zucchero, etanolo e biocombustibili 
Le iniziative relative alle politiche in merito al “New Energy Plan for America” 
Una nuova analisi dei biocombustibili e dei prezzi alimentari 

NEWS

Dal mondo

La crisi economica mette a rischio la produzione di patate nei paesi in via di sviluppo

La produzione di patate nei paesi in via di sviluppo potrebbe soffrire a causa del rallentamento dell’economia mondiale che provoca una riduzione degli investimenti e dell’accesso al credito per i commercianti e per chi coltiva le patate. Sono questi i dati contenuti in un rapporto recentemente pubblicato dalla FAO, l’Agenzia delle Nazioni Unite. Secondo la FAO, questa minaccia compare in un momento in cui le patate sono diventate un importante alimento di base e un prodotto agricolo remunerativo in molti paesi in via di sviluppo. La Cina è attualmente fra i primi produttori di patate e il Bangladesh, l’India e l’Iran sono i paesi nei quali si consumano più patate.

Il rapporto della FAO, “New Light on a Hidden Treasure”, avverte che la crisi economica minaccia di ridurre i flussi di capitale destinati ad assistenza e sviluppo verso i paesi in via di sviluppo, oltre a quelli mirati a sostenere l’agricoltura, che hanno aiutato molti paesi a rafforzare il settore della coltivazione della patata. I paesi industrializzati possono essere tentati dall’innalzamento di barriere al commercio, che applicano già delle tariffe rigide sull’importazione di patate, mentre la crisi delle banche lascerà molti agricoltori senza il credito necessario a investire nella produzione del 2009.

La FAO e l’International Potato Center (CIP) chiedono che vi sia una “ricerca scientifica sulla patata al servizio dei poveri” per rafforzare la coltivazione della patata nei paesi in via di sviluppo. La FAO ha osservato che i coltivatori di patata hanno urgentemente bisogno di coltivare delle varietà migliori, vale a dire più resistenti agli insetti nocivi, ala siccità e ai cambiamenti climatici, e sistemi agricoli migliori, che consentano un utilizzo più sostenibile delle risorse naturali.

Ulteriori informazioni sono disponibili a questo indirizzo: http://www.fao.org/news/story/en/item/8901/icode/ Il rapporto “New Light on a Hidden Treasure” può essere scaricato a questo indirizzo: http://www.potato2008.org/pdf/IYPbook-en.pdf


Con il passare del tempo negli Stati Uniti e in Europa cambiano le opinioni sugli ogm

Negli corso degli anni è cambiata l’opinione di americani ed europei in merito alle biotecnologie. Un’analisi delle ricerche e dei sondaggi d’opinione rivela che il parere degli americani è stato meno favorevole nella prima metà del 2000 rispetto ai dieci anni precedenti e che si respira un minore ottimismo nei confronti degli effetti delle biotecnologie e dell’ingegneria genetica. In Europa avviene il contrario. Le opinioni migliorano nella prima metà del 2000 rispetto ai dieci anni precedenti. Sono questi i risultati citati nell’articolo “How have opinions about GMOs changed over time? The situation in the European Union and the USA” di Silvie Bonny dell’INRA di Grignon, in Francia e pubblicati da CAB Reviews: Perspectives in Agriculture, Veterinary Science, Nutrition and Natural Resources 2008.

Se il concetto delle biotecnologie in generale è ritenuto accettabile, l’opposizione agli organismi geneticamente modificati (OGM) in Europa resta molto forte, e presenta delle differenze a seconda delle diverse nazioni.

L’abstract dell’articolo è disponibile a questo indirizzo: http://www.cababstractsplus.org/cabreviews/Reviews.asp?action=display&openMenu=relatedItems&ReviewID=91678&Year=2008 altrimenti è possibile contattare Sylvie Bonny a questo indirizzo email: bonny@grignon.inra.fr


Rapporto Keystone: la produzione agricola è efficiente

Il rapporto “Field to Market: The Keystone Alliance for Sustainable Agriculture” è stato da poco pubblicato da Keystone Alliane, un gruppo eterogeneo promosso dall’ente non profit Keystone Center, specializzato nei processi decisionali collaborativi nell’ambito di questioni relative ad ambiente, energia e politiche sanitarie. I primi risultati del Rapporto Environmental Resource Indicators indicano che “la produzione agricola sta già facendo progressi nel limitare il proprio impatto ambientale”.

La sostenibilità agricola è così definita: “rispondere ai bisogni del presente migliorando al contempo la capacità di nutrire le generazioni future concentrandosi sull’incremento della produttività agricola e sulla diminuzione dell’impatto ambientale, migliorando la salute delle persone grazie alla disponibilità di alimenti sani e nutrienti e migliorando il benessere sociale ed economico delle comunità rurali”. Michael Reuter, direttore dei programmi di conservazione per la Central US Region of The Nature Conserancy osserva: “Stiamo assistendo alla nascita di diverse tendenze. È importante che la produzione agricola sia diventata sempre più efficiente e faccia affidamento su minori input per produrre di più. Riconosciamo tuttavia che vi sono numerose sfide da affrontare nel futuro, che riguardano la capacità di rispondere all’incremento della domanda a livello mondiale in maniera sostenibile”. Howard L. Minigh, presidente e CEO di CropLife International sostiene che il rapporto mostra che, con la riduzione del proprio impatto ambientale, l’agricoltura si sta muovendo nella direzione giusta.

La versione integrale del rapporto è disponibile a questo indirizzo: http://www.keystone.org/spp/env-sustain_ag.html mentre è possibile scaricare il comunicato stampa di CropLife International a questo indirizzo: http://www.croplife.org/library/attachments/3acfb0c0-2eee-4a9e-a449-cdfeb18c5ddd/4/2009%2001%2012%20-%20Keystone%20Report%20press%20release.pdf.


Gli scienziati decodificano il genoma del sorgo

Un’équipe internazionale di ricercatori ha decifrato il codice genetico del sorgo, una coltivazione resistente e un’importante fonte di cibo, foraggio e biocombustibili. I ricercatori ritengono che questa importante scoperta possa un giorno portare allo sviluppo di coltivazioni resistenti alla siccità, utili nelle regioni aride con popolazioni in forte crescita, come ad esempio l’Africa Occidentale. Il sorgo è il secondo tipo di erba per il quale è stata fatta la sequenziazione del genoma, dopo il riso. L’analisi comparativa del genoma del sorgo è stata recentemente pubblicata dalla rivista Nature.

Il sorgo (Sorghum bicolor), un parente stretto della canna da zucchero, è originario dell’Africa tropicale, dove è un alimento di base, ed è attualmente coltivato nelle regioni aride degli Stati Uniti e dell’India. Si stima che la produzione di sorgo a livello mondiale sia di circa 60 milioni di tonnellate. I ricercatori hanno utilizzato il metodo di sequenziazione “shotgun”, mediante il quale delle porzioni di DNA selezionate casualmente e poi sequenziate in maniera parziale vengono analizzate da un supercomputer, che ricostruisce la sequenza originaria dell’intero genoma. Questa tecnica è stata utilizzata per la prima volta nell’ambito del Progetto Genoma Umano.

Con circa 730 milioni di nucleotidi e 30.000 geni, il genoma del sorgo è del 75% più grande di quello del riso. Il confronto fra i due ha gettato luce sull’evoluzione delle erbe e della fotosintesi C4; un percorso di fissazione del carbonio che si trova nelle piante che crescono in condizioni di alta temperatura e intensità di luce e di scarsa disponibilità di acqua. I ricercatori hanno anche scoperto che le recenti duplicazioni genetiche e di microRNA hanno contribuito alla capacità del sorgo di tollerare la siccità. Ad esempio, nel riso il miRNA 169g, che è sovraespresso in caso di stress idrico, nel sorgo ha cinque omologhi.

Gli abbonati a Nature possono leggere l’articolo nella sua versione integrale a questo indirizzo: http://dx.doi.org/10.1038/nature07723. Ulteriori informazioni sono disponibili a qui http://www.nature.com/nature/journal/v457/n7229/full/nature07723.html e a questo indirizzo http://www.jgi.doe.gov/News/news_09_01_28.html

Africa

Il Togo approva la legge sulla biosicurezza

In Africa il Togo, paese confinante con il Burkina Faso, ha approvato la propria Legge sulla Biosicurezza. L’Assemblea Nazionale del Togo ha approvato questa legge il 30 dicembre 2008. Il cotone in Togo è il principale “cash crop”, vale a dire un raccolto che, a differenza di quelli di sussistenza, viene coltivato per il suo valore economico sul mercato.

Per ulteriori informazioni è possibile contattare AFODA Chamsoudine, Cellule de Biosécurité-TOGO a questo indirizzo: afchams@yahoo.fr

Americhe

Disponibile entro il prossimo anno il mais tollerante la siccità?

Monsanto Company ha annunciato di aver sottoposto all’FDA la richiesta per il via libera a quello che potrebbe essere il primo mais tollerante la siccità. Il mais geneticamente modificato è giunto all’ultima fase di sviluppo e potrebbe essere disponibile per gli agricoltori già dal 2010, ha dichiarato l’azienda in un comunicato stampa. Monsanto ha lavorato insieme alla tedesca BASF Plant Science su questa pianta dal marzo 2007.

Le prove in campo, che sono state condotte lo scorso anno nelle Western Great Plains, negli Stati Uniti, hanno raggiunto o superato l’obiettivo prefissato (un incremento delle rese dal 6 al 10%, su rese medie che andavano da 4,4 a 8,1 tonnellate per ettaro) in alcune aree soggette alla siccità, ha dichiarato Monsanto. In questo periodo in cui si temono i cambiamenti ambientali che si verificheranno a livello mondiale, scienziati degli istituti di ricerca e società agricole cercano molto attivamente di sviluppare nuove varietà di coltivazioni che possano prosperare in condizioni di limitata disponibilità d’acqua.

BASF e Monsanto stanno anche collaborando allo sviluppo di una varietà di soia con una resa maggiore. La soia Intrinsic Yield è ormai passata alla Fase 3 e inizierà ora la fase di prova in campo, studi normativi e integrazione delle caratteristiche all’interno del germoplasma della soia.

Il comunicato stampa è disponibile a questo indirizzo: http://monsanto.mediaroom.com/index.php?s=43&item=676 oppure qui: http://www.basf.com/group/corporate/en/content/news-and-media-relations/news-releases/2009/P-09-101


Le piante con una struttura della lignina modificata potrebbero produrre più biocombustibile

Secondo i ricercatori della Pennsylvania State University le piante geneticamente modificate che esprimono gli enzimi in grado di scomporre il legno oppure quelli con un contenuto di lignina modificato potrebbero costituire la chiave per la produzione di etanolo in maniera più conveniente ed ecologica. Questo approccio potrebbe inoltre contribuire a trasformare gli scarti agricoli in mangime per il bestiame.

Il legno contiene molta cellulosa, che ha un potenziale energetico molto elevato, ma la cellulosa è intessuta con la lignina, un biopolimero che fornisce alle piante la forza e la protezione dagli agenti patogeni e dagli insetti nocivi. Separare la lignina dalla cellulosa può essere un processo molto costoso, che richiede molto tempo, per il quale devono essere utilizzati grandi quantità di acidi caldi. Le piante geneticamente modificate per avere un ridotto contenuto di lignina sono già state sviluppate dai ricercatori. Ma queste piante sono generalmente deboli, non in grado di stare in posizione diritta e sono soggette agli attacchi di erbivori e microbi.

I ricercatori della Pennsylvania State University invece di diminuire il contenuto di lignina delle piante hanno preferito alterare la struttura del biopolimero. Hanno preso un gene dal prezzemolo e lo hanno introdotto in un albero di pioppo. Il gene codifica per una proteina che si inserisce fra due molecole di lignina quando viene creato il polimero della lignina. La lignina alterata non è molto diversa, in termini di forza, rispetto alla lignina normale. È però facile da degradare, utilizzando degli enzimi che attaccano le proteine, invece degli enzimi che attaccano la lignina. Questa scoperta potrà portare a coltivazioni di foraggio facilmente digeribili da parte dei ruminanti.

L’articolo, nella sua versione integrale, è disponibile a questo indirizzo: http://live.psu.edu/story/36682


Gli scienziati del Missouri svilupperanno una banca dati della soia

I ricercatori dalla Missouri University, negli Stati Uniti, hanno ricevuto un fondo di 1,1 milioni di dollari USA dalla United Soybean Bord per creare un database esauriente di tutte le proteine e dei metaboliti presenti nella soia. La banca dati consentirà ai ricercatori di studiare i cambiamenti nelle proteine e nei metaboliti della soia coltivata in condizioni di siccità o in presenza di altri fattori di stress. Sarà poi possibile creare modelli computerizzati della soia che permetteranno di prevedere i cambiamenti nella fisiologia e nella biologia della pianta sottoposta a un mutamento delle condizioni ambientali. Questi modelli potranno successivamente essere utilizzati per sviluppare delle varietà più performanti.

Il comunicato stampa è disponibile a questo indirizzo:http://munews.missouri.edu/news-releases/2008/1230-Nguyen-Soybean.php


Siglato l’accordo per sviluppare il frumento tollerante un diserbante

Arcadia Biosciences, Inc, azienda operante nel campo delle tecnologie con sede in California, ha firmato un accordo di ricerca e sviluppo commerciale con Targeted Growth, Inc. (TGI) per lo sviluppo di frumento resistente a un diserbante. TGI avrà i diritti esclusivi e globali di utilizzare le piante di grano tolleranti il diserbante sviluppate da Arcadia grazie ad avanzate tecnologie di ingegneria genetica. A sua volta Arcadia riceverà invece un anticipo immediato, dei compensi in funzione degli obiettivi raggiunti e a una percentuale sulle vendite.

“Le coltivazioni tolleranti i diserbanti portano dei vantaggi specifici agli agricoltori e all’ambiente poiché incrementano le rese e riducono la necessità di lavorazione del suolo. Se consideriamo che il frumento è la coltivazione più diffusa al mondo in termini di superficie e che le varietà tolleranti i diserbanti non sono ancora disponibili a livello commerciale, possiamo vedere che esiste la possibilità di aiutare i coltivatori di frumento a incrementare sia le rese che la redditività, minimizzando al contempo l’impatto ambientale” ha dichiarato Eric Rey, presidente e CEO di Arcadia.

Il comunicato stampa di Arcadia è disponibile a questo indirizzo:http://www.arcadiabio.com/pr_0033.php


Effettuato un audit sui controlli dell’USDA su piante e animali gm

L’Office of Inspector General del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) ha presentato al Secretary for International and Homeland Security Affairs and Biotechnology Office i risultati di un audit sui controlli effettuati dal Dipartimento dell’Agricoltura in merito alle importazioni di piante e animali transgenici. I controlli sono stati giudicati appropriati relativamente ai rischi attualmente associati alle coltivazioni transgeniche anche se “non esiste alcun controllo in grado di identificare delle piante transgeniche già approvate e che non fossero dichiarate o in grado di identificare una partita di piante transgeniche non contemplate dal sistema normativo degli Stati Uniti e che non fossero dichiarate”. Non esiste alcuna politica di controllo sulle importazioni di animali e prodotti transgenici.

L’Office suggerisce che lo USDA sviluppi e implementi una strategia per il monitoraggio dello sviluppo di piante e animali transgenici all’estero. Lo USDA deve inoltre rafforzare il coordinamento con le altre Agenzie Federali per “ridurre i rischi per l’ambiente, l’agricoltura e il commercio degli Stati Uniti”.

La versione integrale del rapporto è disponibile a questo indirizzo:http://www.usda.gov/oig/webdocs/50601-17-TE.pdf


Lo USDA lancia il sistema pilota per la gestione della qualità biotech

L’Animal and Plant Health Inspection Service (APHIS) ha lanciato un sistema pilota per la gestione della qualità biotec (BQMS) in linea con i propri sforzi mirati a rafforzare il rispetto dei requisiti normativi per le prove in campo e il trasporto di alcuni organismi frutto dell’ingegneria genetica (GE).

“Il nostro obiettivo, con il sistema per la gestione della qualità biotech, è quello di dare agli sviluppatori gli strumenti di cui hanno bisogno per poter rispettare in maniera ancora migliore ai requisiti imposti dalla nostra normativa” ha dichiarato Michael Gregoire, vice amministratore del programma dei servizi normativi per le biotecnologie di APHIS. “Il progetto pilota ci dà l’opportunità di sviluppare ulteriormente e migliorare il sistema prima che questo sia pienamente implementato”.

Le linee guida per il sistema sono disponibili a questo indirizzo: http://www.aphis.usda.gov/biotechnology/news_bqms.shtml. Il comunicato stampa di APHIS è invece disponibile a questo indirizzo: http://www.aphis.usda.gov/newsroom/content/2009/01/qmspilot.shtml


Il Danforth Center creerà il Biosafety Resource Network

Il Donald Danforth Plant Science Center creerà e gestirà un Biosafety Resource Network (BRN) per sostenere quattro équipe di ricerca nell’ambito del Grand Challenger in Global Health Initiative. Il Centre ha ricevuto un’allocazione di 4 milioni di dollari USA dalla Bill and Melinda Gates Foundation per sostenere questo progetto focalizzato sull’utilizzo delle tecnologie adatte per incrementare i nutrienti presenti nelle coltivazioni locali. I risultati di questa ricerca saranno in ultima analisi condivisi con i paesi in via di sviluppo nei quali la malnutrizione costituisce un grosso problema.

“Il successo di questa nuova iniziativa potrà fare da modello per le altre istituzioni e per le aziende che cercano di introdurre delle coltivazioni dal contenuto di nutrienti migliorato nei paesi che potranno godere maggiormente dei vantaggi derivanti dalla loro approvazione e coltivazione” ha dichiarato il Dott. Paul Anderson, executive director di International Programs presso il Danforth Center.

Per ulteriori dettagli in merito: http://www.danforthcenter.org/newsmedia/NewsDetail.asp?nid=158

Asia e Pacifico

L’Australia Occidentale autorizza le prove in campo con il colza

Il Dipartimento per l’Agricoltura e l’Alimentazione del Governo dell’Australia Occidentale ha approvato delle prove in campo di colza geneticamente modificato per uso commerciale da effettuarsi su piccola scala nel corso del 2009. Il Ministro per l’Agricoltura e l’Alimentazione, Terry Redman ha affermato che la semina delle prove in campo sarà fatta da circa 20 agricoltori su mille ettari di terreno. Si tratterà della prima prova in campo a fini commerciali per il colza gm nello stato, il più importante produttore di colza del paese.

“Questa decisione è prudente e responsabile, significa procedere in maniera cauta consentendo alla ricerca di avanzare nel campo delle biotecnologie applicate all’agricoltura. Credo fermamente che il ruolo di ciascun governo sia di garantire agli agricoltori la possibilità di scelta e gli strumenti necessari per far crescere le loro aziende e incrementare la loro redditività” ha concluso Redman.

L’Australia Occidentale lavorerà a stretto contatto con gli agricoltori per tenere separato il colza GM da quello tradizionale. Redman ha dichiarato inoltre che saranno adottate rigorose misure di precauzione relative alla gestione delle prove in campo. Il Ministro ha inoltre istituito un comitato intergovernativo affinché gestisca le questioni relative all’etichettatura e al rispetto delle normative da parte degli alimenti di origine gm.

Il comunicato stampa del governo è disponibile a questo indirizzo:http://www.agric.wa.gov.au/content/fcp/co/GM_canola_trials_minister_statement.pdf


Il brinjal Bt sarà presto in India?

È probabile che il brinjal (una varietà di melanzana) Bt diventi la prima coltivazione biotech ad essere approvata, a breve, in India. Il brinjal Bt è stato sviluppato da Mahyco in collaborazione con le istituzioni del settore pubblico indiane nel corso degli ultimi 8 anni. In India è stato sottoposto a un processo di approvazione normativa rigoroso ed è attualmente in fase di valutazione per la deregolamentazione da parte delle autorità normative indiane. Queste nel 2008-2009 hanno dato il via alla produzione sperimentale di ibridi di brinjal Bt da parte di Mahyco. Gli studi sulla sicurezza per l’alimentazione umana e animale, oltre ai su tossicità e allergenicità, sono stati condotti su topolini, conigli, pesci, polli, capre e mucche. Questi studi hanno confermato che il brinjal Bt è altrettanto sicuro della sua controparte tradizionale. In maniera analoga, gli studi sull’impatto ambientale che hanno preso in considerazione la germinazione, la dispersione del polline, le caratteristiche di invasività, quelle di aggressività, la possibilità che diventi una pianta infestante, e l’effetto sugli organismi non target, sono stati portati a termine ed è stato confermato che il brinjal Bt si comporta in maniera simile alla sua controparte tradizionale.

Gli studi agronomici avvenuti in prove in campo di diverse località e le prove in campo condotte su larga scala hanno confermato che gli ibridi di brinjal Bt hanno richiesto l’80% di insetticidi in meno della loro controparte tradizionale per la gestione del fruit and shoot borer (FSB), un parassita altamente distruttivo. Per il brinjal Bt si ha dunque una riduzione del 42% del totale degli insetticidi utilizzati per il controllo di tutti gli insetti nocivi rispetto al gruppo di controllo convenzionale. Dal controllo effettivo dell’FSB risulta che la resa media commercializzabile è aumentata del 100% rispetto agli ibridi della controparte non Bt, e del 166% rispetto alle varietà tradizionali di brinjal impollinate all’aperto.

Ne consegue che a oggi gli studi sottoposti alle autorità normative confermano che il brinjal Bt offre l’opportunità di costituire simultaneamente un mezzo per controllare uno degli insetti nocivi più dannosi che attaccano il brinjal, l’ FSB, per diminuire dell’80% l’utilizzo degli insetticidi impiegati per combattere questo parassita, e per incrementare le rese di oltre il doppio rispetto agli ibridi convenzionali e alle varietà impollinate all’aperto, costituendo così un beneficio significativo sia per gli agricoltori che per i consumatori. A livello nazionale il brinjal Bt è dunque in grado di contribuire alla sicurezza alimentare e alla sostenibilità.

L’ISAAA relaziona in merito a questa pianta nel Brief 38 dal titolo The Development and Regulation of Bt Brinjal in India (Eggplant/Aubergine)”. Il Brief 38 è una rassegna globale sulla coltivazione, in India,del brinjal. Il Brief riassume lo sviluppo, lo status e il contenuto dell’imponente dossier presentato per il brinjal Bt, sviluppato per resistere all’FSB.

Per ulteriori informazioni, o per avere una copia del Brinjal Brief 38-2009 si può contattare l’ISAAA presso gli uffici del Sudest Asiatico a questi indirizzi: b.choudhary@cgiar.org o k.gaur@cgiar.org. Una versione online è disponibile a questi indirizzi: http://www.isaaa.org e http://www.isaaa.org/kc.

Europa

Il ronzio delle api domestiche protegge le piante dai bruchi

Gli scienziati della Biozentrum University, in Baviera, hanno scoperto che le api domestiche proteggono le piante dai bruchi, facendo allontanare questi insetti, voraci mangiatori di foglie. I bruchi sono dotati di peli con funzione sensoriale che consentono loro di individuare le vibrazioni dell’aria, come ad esempio quelle che indicano il suono di un predatore che si avvicina. La vita di un bruco non è affatto facile. Gli uccelli adorano cibarsi di bruchi, e lo stesso vale per le vespe carnivore. Alcune specie di vespe arrivano a utilizzare i bruchi per ospitare la propria progenitura. È per questo che i bruchi hanno sviluppato delle caratteristiche particolari, quali i peli con funzione sensoriale, per proteggerli dai loro predatori.

Jurgen Tautz e colleghi hanno scoperto che i peli con funzione sensoriale non sono “sintonizzati” e che i bruchi non riescono a distinguere le vespe predatrici dalle api innocue. Se si avvicina un oggetto in volo che genera vibrazioni nell’aria e che si trova alla giusta distanza, i bruchi smettono di muoversi, oppure si lasciano cadere dalla pianta. Gli alberi da frutto, quando sono carichi di fiori, sono spesso oggetto di visite da parte delle api, alla ricerca di polline, e i bruchi, stressati dal ronzio delle api, mangiano molto di meno, ha spiegato Tautz.

L’esperimento condotto dagli scienziati ha previsto la collocazione di piante di peperone sotto una tenda assieme a esemplari di Spodoptera exigua (una nottua devastante), bruchi e api. Si è scoperto che le piante protette dal ronzio delle api hanno subito dal 60 al 70% di danni in meno sulle foglie. Questa scoperta potrà avere delle applicazioni pratiche nel campo dell’agricoltura sostenibile. Circondare le piante da raccolto con piante ornamentali con bei fiori potrebbe contribuire a incrementare le rese nelle zone infestate dai bruchi.

Lo studio, pubblicato in una recente edizione di Current Biology, è disponibile a questo indirizzo: http://dx.doi.org/10.1016/j.cub.2008.10.038.


l’EFSA sovvenziona uno studio sulla scomparsa delle api

L’EFSA (European Food Safety Authority) ha stanziato un finanziamento di 100.000 Euro a beneficio di un consorzio di istituti scientifici europei guidati dall’AFSSA, l’Agenzia francese per la sicurezza alimentare, finalizzato allo studio della Colony Collapse Disorder, una malattia che fa scomparire intere colonie di api domestiche. Il termine Colony Collapse Disorder (CCD) è stato utilizzato per la prima volta nel 2006 per descrivere la rapida perdita di api adulte in una colonia di api. Poiché le api hanno un ruolo importante nell’impollinazione delle coltivazioni, un declino nelle popolazioni di api potrebbe avere un impatto significativo sulla produzione agricola. La causa alla base della CCD non è nota, anche se si ritiene che vi siano diversi fattori responsabili, fra i quali la fame, i virus, gli acari, l’esposizione ai pesticidi e i cambiamenti climatici.

Il progetto, della durata di nove mesi, è coordinato dalla Assessment Methodology Unit. Il suo scopo è identificare i fattori che possono contribuire alla CCD ed evidenziare le lacune nelle conoscenze scientifiche in modo da poter contribuire a indirizzare la ricerca del futuro. I programmi di sorveglianza delle api, già implementati, saranno analizzati per valutare l’adeguatezza dei dati per valutare gli effetti della CDC in Europa.

Ulteriori informazioni sono disponibili a questo indirizzo:http://www.efsa.europa.eu/EFSA/efsa_locale-1178620753812_1211902229389.htm


In pericolo la ricerca sul pioppo gm

Il Consiglio di Stato belga ha sospeso la decisione di alcuni ministri federali di non consentire le prove in campo per il pioppo geneticamente modificato che avrebbero dovuto essere svolte dal VIB (Istituto delle Fiandre per le Biotecnologie). Il VIB aveva chiesto l’autorizzazione per una prova in campo ma questa era stata rifiutata. Il pioppo ha una composizione del legno modificata, che lo rende più adatto alla produzione di bioetanolo.

Il Consiglio di Stato si è espresso dichiarando che negare l’autorizzazione alle prove in campo “può mettere a rischio i finanziamenti futuri e perfino l’esistenza del VIB”, che 10 anni di investimenti in ricerca di altissimo profilo “rischiano di essere vanificati” e che il rifiuto dell’autorizzazione può avere conseguenze negative per il settore delle biotecnologie del Belgio e per gli investimenti del settore”.

Ulteriori informazioni sul rifiuto di questa autorizzazione sono disponibili a questo indirizzo:http://www.vib.be/VIB/EN/News+and+press/Press+releases/


La ricerca sull’etanolo da cellulosa è guidata dagli Stati Uniti, l’Europa è il fanalino di coda

Gli Stati Uniti continuano a guidare la ricerca per lo sviluppo della seconda generazione di biocomustibili mentre i legislatori europei continuano a temporeggiare. Uno studio pubblicato dalla rivista Nature Biotechnology analizza l’atteggiamento dei legislatori di entrambe le sponde dell’oceano in merito ai biocombustibili derivati da cellulosa.

Un recente stanziamento di 12 milioni di dollari USA da parte dello US Department of Energy (DoE) a supporto di Novozymes, azienda basata in Danimarca, per lo sviluppo di enzimi migliorati per la cellulasi, evidenzia l’impegno della nazione per la ricerca di biomassa in grado di produrre etanolo. Si prevede che il supporto a favore dei biocombustibili a base d cellulosa prosegua in futuro negli Stati Uniti. Nel corso della campagna elettorale il presidente Obama si è dichiarato favorevole alla continuazione dei sussidi per i biocombustibili a partire dal mais. Questo è in netto contrasto con quello che avviene in Europa, dove l’inerzia è una caratteristica dominante. Cormac Sheridan, autore dello studio, ha osservato che la forte reazione negativa in merito alla sostenibilità ambientale ed economica della prima generazione di biocombustibili sembra aver bloccato qualsiasi progresso nel determinare obiettivi normativi o relativi ai biocombustibili stessi.

Le politiche energetiche europee e americane non potrebbero essere più diverse. Sheridan ha sottolineato che la sicurezza energetica è stata la forza trainante alla base delle politiche americane sui biocombustiili, mentre in Europa la questione della riduzione dei gas responsabili dell’effetto serra ha ricevuto una maggiore attenzione.

L’abstract dell’articolo è disponibile a questo indirizzo: http://10.0.4.14/nbt1208-1319 Gli abbonati a Nature Biotechnology possono scaricare la versione integrale dello studio utilizzando lo stesso link.


Il Parlamento europeo al voto per limitare l’uso dei pesticidi

Il Parlamento europeo ha votato per bandire circa 22 pesticidi considerati pericolosi per la salute umana e per l’ambiente. I legislatori della Ue hanno approvato due leggi che obbligheranno gli agricoltori e i produttori di sostanze chimiche a sostituire i prodotti “cancerogeni” nell’arco dei prossimi dieci anni.

Questa iniziativa ha raccolto il consenso di numerose organizzazioni. Hiltrud Breyer, Membra del Parlamento Europeo che ha guidato questa iniziativa in Parlamento, ha dichiarato che l’accordo non costituisce soltanto una pietra miliare nell’ambito della tutela dell’ambiente e dei consumatori, ma segna un vero e proprio momento storico. Ha inoltre commentato che l’accordo è il primo nel suo genere nel mondo e che l’Europa è in questo caso un pioniere a livello mondiale.

Gli agricoltori, tuttavia, sono preoccupati del fatto che questa messa al bando possa causare la devastazione dei raccolti, causando di conseguenza un incremento dei prezzi alimentari. In un articolo di Science si legge che gli agricoltori si preoccupano del fatto ch qualsiasi riduzione nella disponibilità di pesticidi possa accelerare lo sviluppo di resistenze da parte degli infestanti delle piante e degli agenti patogeni nei confronti degli agenti chimici rimanenti. Un rapporto di Press Association afferma che il governo del Regno Unito, che è contrario a questa mossa, voterà contro, nel momento in cui sarà richiesta l’approvazione dai governi della Ue. Diversi scienziati hanno anche loro firmato una petizione contro questa nuova norma.

L’articolo pubblicato da Science è disponibile a questo indirizzo:http://blogs.sciencemag.org/scienceinsider/2009/01/european-pestic.html Un breve articolo scritto a firma del Parlamento Europeo è disponibile a questo indirizzo: http://www.europarl.europa.eu/news/public/story_page/008-45731-005-01-02-901-20090108STO45591-2009-05-01-2009/default_en.htm


I nematodi manipolano il trasporto dell’auxina per ottenere cibo

I ricercatori del Flanders Institute for Biotechnology e della Università di Gent hanno fatto un ulteriore passo avanti nello sviluppo di nuove piante resistenti ai nematodi. Hanno dimostrato che i nematodi sono in grado di manipolare il trasporto del fitormone auxina per obbligare la pianta a produrre dei nutrienti a loro utili. L’auxina coordina numerosi processi di crescita e comportamentali nel corso del ciclo di vita della pianta, fra i quali vi sono la divisione e l’allungamento cellulare, la differenziazione xilema e floema e la crescita dei peli radicali.

In presenza di un’infezione i nematodi iniettano un cocktail di proteine in una particolare cellula del fascio vascolare della pianta. Questa proteina fa sì che la cellula si fonda con le cellule vicine, e inizi a produrre cibo per i nematodi. L’auxina inizialmente si accumula sul luogo in cui sta avvenendo l’infezione. Successivamente, la concentrazione di auxina aumenta nelle cellule vicine, quando è necessario incrementare le sostanze nutrienti a disposizione dei questi parassiti.

Wim Grunewald e colleghi sono stati in grado di dimostrare che i nematodi annullano l’espressione di alcune proteine PIN delle piante. Le PIN facilitano il trasferimento dell’auxina da una cellula all’altra. Questa scoperta potrebbe portare allo sviluppo di un sistema per prevenire le infezioni da nematodi, ad esempio, controattaccando localmente la manipolazione del trasporto dell’auxina. Il controllo dei nematodi avviene di solito mediante l’applicazione di bromuro di metile, un pesticida che è stato bandito dall’utilizzo negli Stati Uniti a causa dei suoi pesanti effetti negativi sull’ambiente.

La versione completa dell’articolo è disponibile a questo indirizzo: http://www.vib.be/VIB/EN/ Il documento pubblicato da PloS Pathogen è disponibile a questo indirizzo: http://dx.doi.org/10.1371/journal.ppat.1000266


Nasce nel Regno Unito una nuova agenzia per la protezione delle coltivazioni e per la ricerca alimentare

Nel Regno Unito è nata una nuova agenzia governativa allo scopo di rafforzare la ricerca su alimenti e ambiente. La Food and Environment Research Agency, (Fera) questo il nome della nuova agenzia, opererà nell’ambito della tutela delle piante e delle coltivazioni, della sicurezza della catena alimentare, delle risposte alle crisi e della valutazione del rischio ambientale.

La nuova organizzazione riunisce in una sola entità il Department of Environment, Food and Rural Affairs (Defra) Central Science Laboratory, la Plant Health Division, il Plant Health and Seeds Inspectorate e il Plant Variety Rights Office and Seeds Division. Il ministro per l’Agricoltura Jane Kennedy ha osservato che la nuova agenzia rafforzerà il programma di ricerca per l’alimentazione, la coltivazione e l’ambiente del Defra. Il Defra ha spiegato che il Fera consentirà di dare una risposta più rapida a tutela dell’interesse pubblico e di eliminare i ritardi nell’ambito del commercio nazionale e internazionale.

Il comunicato stampa è disponibile a questo indirizzo:http://www.csl.gov.uk/newsAndResources/showNews.cfm?id=189


La Commissione europea è a favore della proposta di coltivazioni gm

La Commissione Europea raccomanda che gli agricoltori dei 27 paesi membri della Ue siano autorizzati a coltivare varietà di mais geneticamente modificato. Questa raccomandazione si applica al mais Syngenta Bt 11 e TC-1507, sviluppato in maniera congiunta da Pioneer Hi-Bred e Mycogen Seeds. Gli esperti di biotecnologie degli stati membri decideranno il mese prossimo se consentire o meno la coltivazione di queste varietà di mais gm.

L’Unione europea ha approvato l’importazione di diverse varietà di coltivazioni gm, come ad esempio, negli ultimi anni, la soia RR2Yield e la soia LibertyLink. Ma la Ue non dà agli agricoltori l’autorizzazione a coltivare piante gm dal 1998, quando approvò la coltivazione del mais Monsanto Bt MON810.

Ulteriori informazioni sono disponibili a questo indirizzo: http://europa.eu/press_room/index_en.htm


Prove in campo in Svezia per la rapa gm

Plant Science Sweden AB ha ottenuto l’autorizzazione alle prove in campo con le linee di rapa Brassica napus, geneticamente modificate per avere una migliore composizione degli oli. Le linee gm contengono più elevati livelli di acidi grassi polinsaturi a catena lunga. Oltre ai geni fungini che codificano per gli enzimi della destaurasi le piante transgeniche contengono anche il gene ahas in qualità di marcatore selezionabile (tolleranza alle imidazolinone) per identificare le cellule transgeniche nelle colture dei tessuti.

A seguito delle osservazioni condotte in serra, è stato evidenziato che le linee di rapa da olio geneticamente modificate non sono diverse dalle linee di controllo parentali. Non si prevedono differenze relative alla persistenza negli habitat agricoli o all’invasività negli habitat naturali rispetto alla rapa da olio tradizionale. Le prove in campo sono state autorizzate le prove in campo nei comuni di Eslöv, Svalöv, Klippan, Kristianstad e Vara su una superficie totale di 15 ettari.

Per ulteriori informazioni: http://gmoinfo.jrc.ec.europa.eu/gmp_browse.aspx


Rilasciato dall’EFSA il parere sul fungo che causa la malattia degli agrumi (CBS)

Il Comitato per la Salute delle Piante (PHL – Plant Health Panel) afferente all’EFSA, ha pubblicato un parere scientifico sulla Guignardia citricarpa Kiely, il fungo che causa la malattia degli agrumi conosciuta come CBS (Citrus black spot). Il parere è stato richiesto all’EFSA dalla Commissione Europa in seguito alla domanda del Sudafrica di rivedere gli attuali regolamenti fitosanitari europei sull’importazione di agrumi dal Sudafrica alla Ue.

Il Sudafrica ha proposto la revisione delle misure fitosanitarie in vigore in merito all’importazione di agrumi freschi in quanto in Europa le zone in cui si possono coltivare gli agrumi non presentano delle condizioni climatiche tali da consentire la diffusione di questa malattia. L’EFSA ha concluso che le condizioni climatiche non costituirebbero una barriera al diffondersi della Guignardia citricarpa nelle aree europee in cui si coltivano agrumi. L’Agenzia ha però sottolineato che la valutazione dell’idoneità climatica effettuata dal Sudafrica si è basata sull’utilizzo di un software specializzato che presenta molti limiti.

Il fungo che causa la CSB non è attualmente presente in Europa. Secondo il Comitato del PHP le misure di controllo al momento in vigore nel continente europeo non sono pienamente in grado di escludere la possibilità che la malattia possa essere introdotta dal Sudafrica. La Commissione ha inoltre osservato che la G. citricarpa potrebbe facilmente stabilirsi in Europa in quanto ci sono molte piante di agrumi in grado di diventare piante ospiti.

Il parere scientifico dell’EFSA è disponibile a questo indirizzo: http://www.efsa.europa.eu/EFSA/efsa_locale-1178620753812_1211902274417.htm


I cambiamenti climatici potrebbero favorire la produttività delle praterie

I risultati di uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Bayreuth e dall’Helmoltz Center di Monaco hanno scoperto che dei cicli frequenti di temperature sotto lo zero e sopra lo zero, in inverno, possono causare un aumento della produzione di biomassa. Per la sperimentazione i ricercatori hanno installato un sistema di riscaldamento sotterraneo negli appezzamenti. Questo ha consentito di creare 5 periodi di “scongelamento” aggiuntivi nel corso dell’inverno 2005-2006. I ricercatori hanno così scoperto che gli appezzamenti manipolati hanno prodotto il 10% di biomassa in più sopra la superficie rispetto agli appezzamenti di controllo. Il ciclo congelamento-disgelo, tuttavia ha provocato una riduzione della lunghezza delle radici nella successiva stagione di crescita. Gli scienziati affermano che l’incremento della biomassa può essere spiegato da diversi fattori, compreso l’incremento della disponibilità di azoto e l’attività microbica primaverile.

Si prevede che il riscaldamento globale provochi un aumento della frequenza dei cicli di congelamento e disgelo nelle regioni fredde-temperate e in quelle che si trovano a latitudini elevate. Secondo gli scienziati, i cambiamenti nella produttività che avranno come conseguenza un incremento del rapporto germoglio-radice e delle variazioni della tempistica propria delle piante sono in grado di alterare la stabilità dell’ecosistema e i servizi resi dall’ecosistema, quale la produttività e la ritenzione delle sostanze nutritive.

Gli abbonati a New Phytologist possono scaricare la versione integrale dell’articolo a questo indirizzo: http://dx.doi.org/10.1111/j.1469-8137.2007.02309.x Per ulteriori informazioni: http://www.ufz.de/index.php?en=17550


Nel Regno Unito un rapporto afferma che le tecnologie possono garantire la sostenibilità alimentare nel mondo

Le moderne biotecnologie dovrebbero essere utilizzate per sviluppare coltivazioni resistenti agli stress ambientali, dalle maggiori rese e con caratteristiche nutrizionali migliorate. Solo le tecnologie possono garantire la sostenibilità alimentare a livello mondiale. Questo è quanto è emerso dal rapporto “The Vital Ingredient - Chemical Science and Engineering for Sustainable Food” redatto dalla Royal Society of Chemistry del Regno Unito e dalla Institution of Chemical Engineers. Commissionato dal Parlamento britannico, lo studio riporta inoltre che “le norme devono basarsi su una valutazione del rischio, effettuata utilizzando prove concrete e non una paura socio-politica delle nuove tecnologie”.

È possibile scaricare una copia integrale del rapporto a questo indirizzo: http://www.rsc.org/images/FoodReport_tcm18-142397.pdf

RICERCA

Coltivazioni di solanacee arricchite con il selenio

Sono numerosi gli studi che dimostrano che il selenio è efficace nella prevenzione di alcune forme tumorali. Vi sono inoltre le prove che questo minerale può rafforzare l’efficacia dei trattamenti chemioterapici e ridurre la tossicità di questi farmaci. Il selenio può anche rafforzare le difese immunitarie, ed alcune piante accumulano selenio sotto forma di metil-seleno-cisteina (MeSeCys). È stato dimostrato che la MeSeCys ha importanti effetti anticancerogeni nell’ambito del cancro delle linee cellulari animali, ed è stato il più efficace composto anticancerogeno contenente selenio nei trial animali per il tumore della mammella. Incrementare la gamma di coltivazioni in grado di produrre questo composto costituisce dunque un obiettivo di estremo interesse.

I ricercatori dello New Zealand Institute for Plant and Food Research hanno sviluppato una varietà di tabacco transgenico che accumula livelli maggiori di MeSeCys. L’introduzione di un gene che codifica per un enzima necessario alla sintesi della MeSeCys ha prodotto infatti un accumulo di selenio di 2-4 volte maggiore. La produzione di MeseCys è aumentata (fino al 20% del selenio totale) senza che vi fossero effetti tossici sulla crescita. L’approccio utilizzato dagli scienziati potrebbe essere applicato per incrementare il contenuto di selenio di altre specie di solanacee, quali la patata, il pomodoro, il peperone e la melanzana.

Lo studio, pubblicato da Transgenic Research, è disponibile a questo indirizzo: http://dx.doi.org/10.1007/s11248-008-9233-0


I ricercatori dell’INRA scoprono i geni responsabili della formazione delle foglie composte

Le foglie delle piante possono essere semplici, con una sola lamina, o composte, quando sono divise in diverse parti. Inoltre i margini delle foglie possono essere dentellati oppure essere composti da diversi lobi. Gli scienziati dell’INRA (Institut National de la Recherche Agronomique) e l’Università di Oxford hanno individuato la famiglia di geni responsabili della formazione dei lobi nelle piante dicotiledoni.

I ricercatori si sono concentrati sulla famiglia di geni NAM/CUC3 che è coinvolta nel processo di costruzione dei bordi che separano le foglie quando iniziano a crescere dai gambi. Gli scienziati hanno studiato l’espressione di questi geni nell’aquilegia, nel pomodoro, nella crescione e nel pisello, tutte piante collegate ma in maniera distante, e dotate di lobi. Si è scoperto che questi geni erano espressi nei bordi che circondano I lobi giovani e che questa espressione precedeva la nascita del lobo. Mediante l’utilizzo di mutanti con un’espressione difettosa del gene NAM/CUC3 i ricercatori sono stati in grado di fornire le prove dell’importanza di questa famiglia di geni. Senza di loro lo sviluppo delle foglie non era normale: le dentellature scomparivano, i lobi erano fusi e il loro numero diminuiva.

Gli abbonati alla rivista Science possono consultare l’articolo a questo indirizzo: http://dx.doi.org/10.1126/science.1166168 Ulteriori informazioni sono disponibili qui: http://www.international.inra.fr/press/genes_for_compound_leaf_formation


L’impatto delle coltivazioni di mais Bt sulla distribuzione del virus del mais

Il mais geneticamente modificato resistente agli insetti è stato coltivato per la prima volta in Spagna nel 1998. Le superfici coltivate a mais hanno raggiunto i 64.200 ettari nel 2006, con l’85% del mais gm proveniente dalla regione nord-orientale del paese. La Spagna è il più importante produttore di mais gm dell’Unione europea e il mais Bt si è dimostrato un mezzo eccellente per controllare la piralide del mais. Tuttavia è stata riscontrata una crescente densità di afidi e ciccadelle in alcuni campi di mais Bt. Questi artropodi non target sono vettori di virus che infettano i raccolti. In uno studio pubblicato da Transgenic Research i ricercatori dall’Università di Lleida hanno studiato i cambiamenti nella distribuzione e nell’abbondanza dei virus del mais in Spagna a seguito di 9 anni di coltivazione di mais Bt su larga scala.

Si è scoperto che il virus del nanismo maculato del mais (MDMV) è stato il virus predominante nelle aree Bt mentre il virus del nanismo ruvido del mais (MRDV) è stato trovato frequentemente nelle aree non Bt. Il virus del nanismo ruvido del mais è stato comunque emergente in entrambe le aree. I dati ottenuti grazie agli esperimenti in campo condotti dal 2001 al 2006 hanno mostrato che le differenze fra i tassi di infezione mostrati da due generazioni di varietà Bt rispetto alle varietà isogeniche tradizionali per ciascuno di questi virus non sono state significative. I ricercatori hanno concluso che le differenze nella distribuzione del mais sono collegate al patrimonio genetico delle varietà di mais e alla distribuzione delle riserve di virus piuttosto che alla coltivazione di mais Bt.

È possibile leggere l’articolo, nella sua versione integrale, a questo indirizzo:http://dx.doi.org/10.1007/s11248-008-9231-2


Le piante gm costituiscono una nuova fonte di farmaci contro il cancro

Lo sviluppo di piante che sviluppino la resistenza agli insetti o la tolleranza ai diserbanti grazie all’ingegneria genetica non è una novità. Da anni gli scienziati sanno come ingannare le piante per far sì che producano le sostanze insetticide mediante l’inserimento di geni di altre piante o animali. La novità, tuttavia, è nella capacità di indurre le piante a creare nuovi prodotti “maneggiando” l’apparato metabolico della pianta stessa. Utilizzando questo approccio un’équipe di ricercatori del Massachussetts Institute of Technology (MIT) è riuscito con successo a sviluppare piante di pervinca che accumulano componenti nuovi, alcuni dei quali potrebbero essere utilizzati come farmaci per combattere il cancro o altre malattie. Secondo gli scienziati questo tipo di manipolazioni costituisce un nuovo modo di modificare i potenziali farmaci per renderli meno tossici, e più efficaci.

La pervinca (Catharanthus roseus) produce molti composti di interesse farmacologico, come la vinblastina, un alcaloide utilizzato nella cura dei tumori - ad esempio il linfoma di Hodgkin - le serpentine – degli agenti anticancerogeni - e l’ajmalicina, una sostanza utilizzata nella cura dell’ipertensione. Quasi tutti questi composti prodotti dalla pervinca, tuttavia, sono troppo tossici per essere utilizzati dall’uomo.

Sarah O’Conor e i colleghi hanno modificato un enzima coinvolto in uno dei primi processi del pathway della sintesi degli alcaloidi della pianta. L’enzima è stato anche alterato per accettare dei substrati che normalmente non utilizzerebbe. Questo consente alle piante di creare nuovi composti che altrimenti non sarebbero prodotti.

La versione integrale dell’articolo è disponibile a questo indirizzo: http://web.mit.edu/newsoffice/2009/plant-drug-0118.html. Lo studio pubblicato da Nature Chemical Biology è disponibile a questo indirizzo: http://dx.doi.org/10.1038/nchembio.141


Leggere i genomi come se fossero dei libri

Confrontare intere sequenze genomiche di diversi organismi per costruire i loro alberi evoluzionari può essere alquanto noioso e lungo. Gli scienziati usano delle tecniche che si basano sul confronto di piccole parti di geni che sono comuni agli organismi che devono essere confrontati. Questi metodi, tuttavia, rischiano di non essere applicabili quando si devono confrontare degli organismi che sono collegati in maniera lontana. Ispirati dai metodi di confronto dei testi utilizzati per individuare i casi di plagio nei programmi informatici, nei libri e in altre pubblicazioni, un’équipe di ricercatori dell’Università della California, Berkley ha sviluppato un metodo “migliorato” per confrontare intere sequenze genomiche.

“Il metodo tratta il genoma come se fosse un libro senza spazi” ha dichiarato Sung-Hou Kim, ricercatore a capo dello studio. Kim ha osservato che il metodo, denominato FFP, produce gruppi di organismi in gran parte coerenti con i raggruppamenti attuali ma con alcune differenze. Ad esempio, le posizioni relative dei gruppi nell’albero familiare sono alquanto diverse da quelle che si basano sui metodi di allineamento genetico tradizionale.

Oltre alla sua applicazione nella genomica comparativa, Kim ritiene che la FFP sarà utile nel tracciare la progenitura e la demografia delle malattie, oltre a consentire il raggruppamento di dati metagenomici. Lo studio è stato pubblicato nell’edizione online della rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.

La versione integrale dell’articolo è disponibile a questo indirizzo: http://www.berkeley.edu/news/media/releases/2009/01/28_genomecomp.shtml


La crescita delle piante promuove la comparsa di batteri utili per produrre biocombustibili in maniera efficace

Gli scienziati del Brookhaven National Laboratory dello US Department of Energy e dell’Università di Hasselt, in Belgio, hanno identificato dei microbi associati alle piante che possono migliorare la loro crescita nelle aree marginali. Questi risultati potrebbero aiutare gli scienziati a progettare strategie finalizzate alla produzione sostenibile di biocombustibili che non sfruttano coltivazioni alimentari e che non occupano terreni destinati all’agricoltura.

In uno studio precedente, l’équipe, guidata da Daniel Van Der Lelie aveva sviluppato degli alberi di pioppo in grado di degradare delle sostanze che contaminano il suolo. Inoltre, osserva lo scienziato, questi pioppi crescevano più velocemente rispetto a quelli tradizionali anche se non vi erano delle sostanze contaminanti. Il tutto ha portato alla ricerca di batteri che incrementassero la biomassa e il sequestro del carbonio nei pioppi da far crescere su terreni marginali.

L’équipe ha isolato i batteri endofitici presenti nelle radici del pioppo e del salice e ha testato la capacità di alcune varietà selezionate di far aumentare la crescita delle piante in serra. Le talee inoculate con Enterobacter sp. 638 e Burkholderia cepacia BU72 hanno mostrato un incremento fino al 50% nella produzione di biomassa. L’analisi dei geni di quattro specie di batteri ha portato all’identificazione di possibili meccanismi in grado di aiutare questi microbi a prosperare all’interno della pianta, portando anche alla produzione di ormoni che promuovono la crescita delle piante.

La versione integrale dell’articolo è disponibile a questo indirizzo: http://www.bnl.gov/bnlweb/pubaf/pr/PR_display.asp?prID=874 Lo studio pubblicato da Applied and Environmental Microbiology è disponibile a questo indirizzo: http://dx.doi.org/10.1128/AEM.02239-08

BIOCOMBUSTIBILI

Il rapporto IEA analizza il passaggio dalla prima alla seconda generazione di materie prime vegetali per la produzione di biocombustibili

http://www.iea.org/textbase/papers/2008/2nd_Biofuel_Gen.pdf

Un rapporto della IEA (International Energy Agency) analizza l’impatto e i limiti della prima generazione di biocombustibili derivanti da materie prime di origine vegetale e il crescente interesse nel passaggio alla seconda generazione di coltivazioni per la produzione di energia. La prima generazione di materie prime di origine vegetale è generalmente quella di derivazione alimentare, come ad esempio il mais per la produzione di etanolo, e la soia per la produzione di biodiesel. Si è però scoperto che con questa prima generazione vi sono “limitate capacità per la sostituzione del petrolio e per l’attenuazione degli effeti dei cambiamenti climatici”. Queste materie prime di origine vegetale presentano inoltre dei problemi legati alla sostenibilità poiché la loro coltivazione può provocare una “ingiusta rivalità per terra e acqua utili alla produzione di cibo e fibre”. L’interesse nell’utilizzo di materie prime di origine vegetale di seconda generazione (dunque che non producono alimenti) quali ad esempio gli scarti delle produzioni agricole, l’erba e gli alberi dalla crescita rapida, è sorto perché sembrano eliminare le preoccupazioni che invece sono presenti quando si analizzano quelle di prima generazione”. Si dice inoltre che, a lungo termine, la seconda generazione di piante per la produzione energetica avrà un importante potenziale di riduzione dei costi. Il rapporto analizza anche le sfide tecniche che devono essere affrontate nel campo della produzione industriale di biocombustibili derivanti dalla seconda generazione di materie prime vegetali e dalle attuali politiche a supporto del loro sviluppo. La versione integrale del rapporto può essere scaricata dal sito della IEA (vedi sopra per la URL).


Lanciata la vendita di sementi per coltivazioni energetiche dedicate

http://www.aocs.org/news/story.cfm?id=824
http://www.ceres.net/
http://www.bladeenergy.com/

Ceres, un’azienda Americana, ha annunciato il lancio della prima vendita di sementi per “coltivazioni energetiche dedicate”, in questo caso panico e sorgo dolce dall’elevato quantitativo di biomassa. Le “coltivazioni energetiche dedicate” si possono definire “non alimentari, a basso contenuto di carbonio e sviluppate in maniera specifica per diventare materia prima biocombustibile”. I semi sono commercializzati con etichetta “Blade Crops”. Il panico e il sorgo dolce sono considerate materie prime per la produzione di etanolo sia economiche che “sostenibili”. Fra le loro caratteristiche positive citiamo la necessità di limitati input agricoli, la possibilità di essere coltivate in aree marginali e un buon rapporto energia/carbonio. Secondo Anna Rath, vice presidente per lo sviluppo commerciale, “il panico e il sorgo dall’elevata produzione di biomassa possono costituire delle nuove opzioni per i coltivatori, soprattutto nelle aree con una bassa produttività agricola”. Attualmente sono in commercio due tipi di sementi per il panico e per il sorgo dolce dall’elevata produzione di biomassa. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito di Blade Crpops (vedi sopra per la URL).


Sviluppato da NIST un metodo alternativo per testare i biocombustibili

http://www.biodieselmagazine.com/article.jsp?article_id=3169
http://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/ef800740d (può essere necessaria l’iscrizione a pagamento per avere accesso alla versione integrale dei documenti)

Il sito web di Biofuel Magazin riporta che un gruppo di scienziati del Natural Institute of Standards and Technology degli Stati Uniti ha sviluppato un “metodo per accelerare il test di stabilità dei biocombustibili e identificare gli aditivi che aumentano la stabilità a temperature elevate”. I fattori che influenzano la stabilità di un biocombustibile sono l’ossidazione e il riscaldamento. In genere la valutazione della stabilità ossidativa e termica viene fatta separatamente. Questo nuovo metodo consenta di fare la valutazione di entrambi contemporaneamente. Secondo Thomas J. Bruno, scienziato del NIST, il “metodo della curva di distillazione avanzata” potrebbe accelerare e semplificare la fase di test dei biocombustibili”. Il nuovo metodo è stato inoltre utilizzato per “dimostrare l’efficacia di tre additivi nella riduzione dell’ossidazione del biocombustibile ad elevate temperature, come accadrebbe per i combustibili per l’aviazione”. I risultati della ricerca su questo nuovo metodo sono stati pubblicati dalla rivista “Energy and Fuels” (vedi sopra per la URL).


I ricercatori dell’Università della California analizzano “Economics of Biofuel Policy and Biotechnology”

http://www.bepress.com/jafio/vol6/iss2/art8/

I ricercatori dell’Università della California – Berkely, negli Stati Uniti, hanno recentemente pubblicato uno studio che analizza l’impatto delle politiche sui biocombustibili sul mercato alimentare e su quello dei combustibili. Lo studio, dal titolo “The Economics of Biofuel Policy and Biotechnology” è stato pubblicato dal Journal of Agricultural & Food Industrial Organization. Fra i risultati d’interesse citiamo i seguenti: (1) “le politiche sui biocombustiili possono sostituire le politiche agricole tradizionali mirate a incrementare il benessere degli agricoltori”, (2) “la volatilità del mercato alimentare può portare a periodi di espansione e frenata nell’industria dell’etanolo, provocando episodi di bancarotta e riduzione dell’investimento di capitali”, (3) le innovazioni nelle tecnologie per la produzione di etanolo da cellulosa e le agrobiotecnologie possono ridurre la volatilità del mercato dell’etanolo. I dettagli sono disponibili presso il sito Berkley Electronic Press (vedi sopra per la URL).


Pubblicato un libro su canna da zucchero, etanolo e biocombustibili

http://www.wageningenacademic.com/default.asp?pageid=0&docid=16&artdetail=sugarcane&webgroupfilter=950&
http://www.thebioenergysite.com/articles/252/sugarcane-ethanol-contributions-to-climate-change-mitigation-and-the-environment

“Sugarcane, Ethanol and Biofulels” è il titolo del libro pubblicato da Wageningen Academic Publishers che “analizza le basi scientifiche del dibattito sull’etanolo prodotto a partire dalla canna da zucchero” per produrre biocombustibili per il settore del trasporto. Il libro, che racchiude articoli di diversi autori, analizza l’impatto dell’etanolo da canna da zucchero “sui cambiamenti climatici, sull’utilizzo dei terreni, sulla sostenibilità e sulla domanda del mercato”, e vede come protagonista il Brasile. Il libro analizza inoltre la questioni collegate alle politiche pubbliche, il dilemma cibo-combustibili e gli Obiettivi del Millennio. Questi alcuni degli elementi che emergono dalla lettura del libro (pubblicati anche sul sito “thebioenergysite”): (1) “Il Brasile è il paese dominante nell’ambito della produzione di canna da zucchero, e fra il 200 e il 2007 ha registrato un incremento del 75% della superficie dedicata alla sua coltivazione; (2) “non vi sono prove a supporto del fatto che la deforestazione sia una conseguenza diretta della produzione di canna da zucchero” (il libro tuttavia mostra anche che il Brasile non rispetta gli obiettivi stabiliti per la riduzione dei gas serra); (3) “il successo della produzione di bioenergie derivanti dalla canna da zucchero è essenzialmente dovuto al fatto che può produrre alti quantitativi di etanolo, vale a dire 7.000 litri per ettaro, e di elettricità, 6,1 MW per ettaro, con bassi input di fertilizzanti e sostanze chimiche”. Ulteriori informazioni sul contenuto del libro e su come ordinarlo sono disponibili presso Wageningen Academic Publishers e sul sito web del Bookshop di BioenergySite (vedi sopra per la URL).


Le iniziative relative alle politiche in merito al “New Energy Plan for America”

http://www.fredlaw.com/articles/energy/energy_0811_tat.html
http://biofuelsdigest.com/blog2/2008/11/10/highlights-of-obama-new-energy-for-america-plan-highlighted/

Il “New Energy Plan for America” dell’era presidente Americano Barack Obama, che sarà rivelato entro i primi 100 giorni di mandato avrà come obiettivo primario l’indipendenza e la sicurezza energetica. Sul sito Frederickson & Byson si può leggere una sintesi delle iniziative relative alle politiche energetiche i cui elementi indichiamo qui brevemente: (1) La prossima generazione di biocombustibili sostenibili e le infrastrutture: etanolo da cellulosa, biobutanolo e petrolio di sintesi da materie prime agricole sostenibili, (2) Standard per i combustibili rinnovabili: una normativa richiede che entro il 2030 si producano almeno 60 milioni di galloni di biocombustibili avanzati (ad es. biobutanolo, biobenzina) (3) Standard nazionali sui combustibili a basse emissioni di carbonio: una normativa per accelerare l’introduzione di combustibili diversi dal petrolio con bassi contenuti di carbonio; (4) Veicoli flex-fuel: una normativa impone che tutti i nuovi veicoli siano flex-fuel e (5) Commercializzazione di vetture ibride.


Una nuova analisi dei biocombustibili e dei prezzi alimentari

http://www.biofuels-news.com/content_item_details.php?item_id=126

Il Biofuels International website ha recentemente pubblicato un’analisi in stile “fatti e non racconti di fantasia” sui biocombustibili e i prezzi alimentari. Si è detto che le materie prime agricole di prima generazione (alimentari, dunque, quali il mais per la produzione di etanolo) abbiano svolto un ruolo determinante nel determinare prezzi delle commodity agricole. Recentemente alcuni rapporti della FAO e dell’International Food Policy Research Institute hanno riportato che i biocombustibili sono stati responsabili dell’impennata dei prezzi dei raccolti nel 2007 e nel 2008. Entrambe le organizzazioni raccomandano ai governi di rivedere (urgentemente) le loro politiche sui biocombustiili alla luce dei potenziali effetti negativi sui “prezzi alimentari e sull’incremento della fame nel mondo”. Tuttavia l’analisi sottolinea che vi sono stati anche altri elementi rilevanti che hanno avuto un impatto sui prezzi delle commodity agricole e che i biocombustibili hanno avuto solo un “impatto moderato”. Si legge infatti che le impennate dei prezzi sono dipese da “una combinazione di domanda relativamente non elastica e volatilità dell’offerta” e da un numero di fattori “ciclici” e “strutturali”. Uno dei fattori strutturali citati è stata “la domanda crescente da parte delle economie emergenti e i livelli storicamente bassi degli investimenti in agricoltura e in ricerca agricola che hanno rallentato la produttività”. Fra i fattori ciclici vi sono: (1) “le condizioni climatiche avverse che hanno dato raccolti poveri in alcune aree produttive chiave del mondo”, (2) “un commercio internazionale delle commodity limitato a causa dell’imposizione di restrizioni all’esportazione da parte di diversi paesi” e (3) “investimenti speculativi sui mercati delle commodity agricole”. La versione integrale dell’articolo è disponibile sul sito di Biofuels Iinternational (vedi sopra per la URL).