Font Size: A | A | A

In questo numero:

Dicembre 2010

NEWS

Dal mondo

FAO: trasformare il settore agricolo utilizzando pratiche ‘climate-smart’

Jacques Diouf, Direttore Generale della FAO (Food and Agricolture Organization), ha sottolineato l’importanza degli investimenti nei paesi in via di sviluppo e nel settore agricolo a livello mondiale per poter garantire le forniture alimentari future salvaguardandole dall’impatto dei cambiamenti climatici. Occorre trasformare il sistema agricolo attuale e adottare pratiche "climate-smart" per poter sradicare il problema della fame nel mondo.

“Parlando di pratiche ‘climate-smart’ facciamo riferimento a un’agricoltura che faccia aumentare in modo sostenibile la produttività e l’adattamento ai cambiamenti ambientali e che nello stesso tempo contribuisca alla riduzione o addirittura all’eliminazione delle emissioni di gas serra dall’atmosfera. Non possiamo infatti ignorare che l’agricoltura stessa rappresenta un’importante fonte di produzione di gas serra” ha sottolineato Jacques Diouf.

Il comunicato stampa è disponibile al seguente indirizzo: http://www.fao.org/news/story/en/item/48601/icode/


Il Global Crop Diversity Trust promuove la raccolta dei “progenitori selvatici” delle colture alimentari

Il Global Crop Diversity Trust ha lanciato un’iniziativa globale mirata alla raccolta sistematica dei progenitori selvatici di frumento, riso, fagioli, patate, orzo, lenticchie, ceci e altre importanti colture alimentari. Il progetto intende proteggere le riserve alimentari mondiali dalle conseguenze dei cambiamenti climatici e accrescere la sicurezza alimentare. Assieme al Trust collaborano istituti di ricerca quali i Royal Botanic Gardens, Kew, e il Consultative Group on International Agricultural Research (CGIAR). Si tratta di un progetto per il quale la Norvegia ha stanziato 50 milioni di USD.

“Tutte le coltivazioni alimentari derivano originariamente da specie selvatiche, è così che è iniziata l’agricoltura” ha spiegato Cary Fowler, Executive Director del Global Crop Diversity Trust. “Ma sono state adattate a partire dalle piante che meglio si conformavano alle condizioni climatiche del passato. I cambiamenti climatici ci impongono di ritornare alle specie selvatiche per individuare quelle specie “antenate” delle nostre colture che potranno prosperare nelle condizioni climatiche del futuro. Dobbiamo estrapolare da queste specie le caratteristiche che consentiranno alle coltivazioni moderne di adattarsi a situazioni più difficili e impegnative. E dobbiamo farlo fintanto che queste piante sono ancora presenti.”

E’ possibile scaricare il comunicato stampa del Global Crop Diversity Trust a questo indirizzo: http://www.croptrust.org/documents/Press%20Releases/Crop%20Wild%20Relative%20Program%20Press%20Release%20Final.pdf


Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura: un nuovo strumento di formazione online

Biodiversity International ha recentemente pubblicato il Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura e il relativo Accordo Standard per il Trasferimento dei Materiali (SMTA). Si tratta di uno strumento per la formazione online creato allo scopo di "spiegare il Trattato nel contesto di altri accordi internazionali e come utilizzare l’SMTA per il trasferimento delle diversità delle colture".

Il modulo offre inoltre suggerimenti per la realizzazione di diverse attività associate alle risorse fitogenetiche come ad esempio la comprensione della normativa relativa all’accesso alle risorse genetiche, i diritti di proprietà intellettuale rilevanti per la ricerca di risorse fitogenetiche e diversi materiali per rafforzare ulteriormente la capacità degli scienziati di lavorare sulla ricerca e sulla conservazione delle risorse fitogenetiche.

La documentazione è disponibile in inglese, francese e spagnolo al seguente indirizzo: http://www.bioversityinternational.org


Uno studio del NCPA mostra i benefici degli alberi GM

Se commercializzati su larga scala, gli alberi geneticamente modificati (GM) possono portare molti benefici. Wesley Dwyer e H. Sterling Burnett, rispettivamente tirocinante e membro del National Center for Policy Analysis (NCPA) hanno elencato i seguenti:

  • Le specie arboree possono essere modificate per resistere agli agenti patogeni e agli insetti nocivi
  • Gli alberi modificati per fornire un’alta resa di cellulosa potrebbero costituire una fonte economicamente conveniente per la produzione di etanolo cellulosico, un combustibile per mezzi di trasporto da fonte rinnovabile
  • Le foreste di alberi GM potrebbero rimuovere l’anidride carbonica, uno dei gas responsabili dell’effetto serra, dall’atmosfera in maniera più efficiente rispetto agli alberi tradizionali
  • Lo sviluppo commerciale degli alberi GM potrebbe ridurre il fabbisogno di legname e tronchi d’albero
Ulteriori informazioni su “Biotech Forests: An Environmental Blessing?” sono disponibili a questo indirizzo: http://www.ncpa.org/sub/dpd/index.php?Article_ID=20132

Americhe

Geni fluorescenti per identificare il “fungo del miele”

Alcuni ricercatori del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti e dell’Università di Bristol hanno utilizzato le tecniche di ingegneria genetica per capire come il fungo patogeno Armillaria mellea, comunemente chiamato chiodino del miele, si sviluppa e si diffonde nelle piante. I ricercatori hanno utilizzato l’Agrobacterium per introdurre il DNA contenente geni fluorescenti nel fungo prima di metterlo in coltura.

Il chiodino del miele causa una malattia devastante che provoca gravi perdite in frutteti e vigneti. Il controllo di questo fungo è diventato difficile dopo che il più efficace dei pesticidi (il bromuro di metile) è stato vietato a causa dei suoi effetti dannosi sull’ozono.

Kendra Baumgartner, ricercatore del Dipartimento per l’Agricoltura degli Stati Uniti, specializzato in malattie delle colture arboree e della vite ha spiegato che "sono in corso parecchi progetti per identificare rizomi di vite, noci e drupacee che risultano essere naturalmente resistenti all’infezione. Utilizzando linee modificate di Armillaria è possibile effettuare uno screening più accurato che dovrebbe consentire di identificare in modo più rapido le parti resistenti della pianta."

I risultati di questo studio saranno utilizzati per sviluppare metodi di controllo che aiutino a prevenire o contenere a livelli minimi la diffusione della malattia.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.physorg.com/news/2010-11-scientists-dna-technique-aid-crops.html


Il gene dell’orologio biologico delle piante funziona anche nelle cellule umane

L’orologio circadiano degli esseri umani e delle piante è regolato da un gene scoperto solo recentemente, il JMJD5 (Jumonii-containing domain 5 gene). Questo gene, scoperto e isolato a partire dall’Arabidopsis da Stacey Harmer e dal suo team dell’Università di California Davis, College of Biological Sciences, codifica una proteina che può mettere in atto modifiche chimiche nel DNA e può analogamente regolare l’attivazione e la disattivazione dei geni, come se fossero parte di un orologio elettronico, sia nelle cellule umane che in quelle vegetali.

La carenza di questo gene nelle cellule vegetali e umane ha portato alla nascita di cellule aventi un orologio circadiano accelerato. L’inserimento del gene umano all’interno delle cellule vegetali che mostravano questa carenza ha portato al ripristino dell’attività normale e la stessa cosa è avvenuta quando il gene vegetale è stato inserito nelle cellule umane. Lo studio pubblicato da Proceedings of the National Academy of Sciences afferma che la similarità fra i geni e la loro funzione sia nelle piante che negli esseri umani potrebbe essere un esempio di evoluzione convergente, nella quale due organismi trovano una soluzione simile a un problema partendo da punti di partenza diversi.

E’ possibile visualizzare l’articolo originale a questo indirizzo: http://www.news.ucdavis.edu/search/news_detail.lasso?id=9700


Biofortificazione degli alimenti contro la carenza di vitamine e minerali

"La fame e la malnutrizione rappresentano una sfida globale enorme che chiede soluzioni innovative a livello istituzionale, tecnico e operativo" ha dichiarato Bruce Cogill, Responsabile Nutrizione presso USAID. È per questo che USAID ha offerto a HarvestPlus una sovvenzione di 1,3 milioni di dollari per migliorare il contenuto nutrizionale di sette coltivazioni alimentari di base.

HarvestPlus è un’alleanza che riunisce oltre 200 ricercatori specializzati in agricoltura e nutrizione e ideatori di programmi di sviluppo che ha come scopo quello di portare avanti attività di ricerca in ambito alimentare a livello internazionale per migliorare la qualità dei prodotti alimentari. I progetti attuali si focalizzano sulla biofortificazione per l’arricchimento dei principali alimenti di base con ferro, zinco e vitamina A. Inserire elementi nutritivi negli alimenti di base attraverso il miglioramento genetico rappresenta una strategia percorribile dato che le sementi biofortificate saranno in grado di arrivare a persone che attualmente hanno un accesso limitato ai sistemi sanitari o ai prodotti alimentari fortificati lavorati.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.usaid.gov/press/frontlines/fl_nov10/p05_vitamin101110.html


Gli scienziati scoprono l’antenato delle piante da fiore

Doug Soltis, scienziato dell’Università della Florida insieme al suo team è risalito all’antenato delle piante da fiore, che costituiscono il 90% delle piante terrestri. Un loro studio ha rivelato infatti che le prime piante da fiore potevano provenire da coni di gimnosperme, poiché i coni maschili hanno tutto quello che possiede un fiore in termini di circuito genetico. Una trasformazione genetica potrebbe aver consentito ai coni maschili di avere parti femminili e permesso la formazione di petali colorati per attrarre gli impollinatori.

I ricercatori hanno studiato la ninfea, l’avocado, il papavero della California, l’Arabidopsis e altri fiori distanti dal punto di vista dell’evoluzione e i risultati hanno supportato la teoria del cono singolo. Hanno studiato anche la Zambia, una cicadacea senza fiore e hanno concluso che una pianta parente potrebbe essere stata la prima pianta da fiore. Secondo i ricercatori i risultati dello studio potrebbero essere d’aiuto agli scienziati che operano in altri ambiti, quali la medicina e l’agricoltura.

Ulteriori informazioni sono disponibili a questo indirizzo:http://nsf.gov/news/news_summ.jsp?cntn_id=118227&org=NSF&from=news


Cile: sviluppati pomodori GM che producono un vaccino contro epatite e colera

Alcuni ricercatori della Pontificia Università Cattolica del Cile hanno sviluppato una varietà di pomodoro geneticamente modificato in grado di produrre un vaccino contro l’epatite e il colera. Patricio Arce, che ha guidato il gruppo di ricerca, ha spiegato che il vaccino derivato dal pomodoro è meno costoso, non richiederà specifici requisiti di conservazione e potrà essere mangiato grezzo per ridurre al minimo i possibili danni dovuti alle temperature di cottura.

I ricercatori hanno isolato i geni che codificano proteine fondamentali dei due patogeni, le hanno unite in un singolo gene e le hanno introdotte nelle piante di pomodoro. I geni sono programmati per essere espressi sia nei frutti che nei semi e verranno studiati per verificare che siano riconosciuti da parte del sistema di difesa dell’organismo. Il pomodoro GM sarà testato sui topi nel corso del 2011 e successivamente sugli esseri umani nel 2013.

L’articolo è disponibile in spagnolo al seguente indirizzo: http://fundacion-antama.org/cientificos-chilenos-desarrollan-tomate-transgenico-que-inmuniza-contra-la-hepatitis-y-el-colera/


Pubblicato il rapporto USDA sulla sindrome dello spopolamento degli alveari

“Le api da miele sono cruciali per l’agricoltura degli Stati Uniti. Circa 130 colture dipendono infatti dall’impollinazione per generare oltre 15 miliardi di USD di valore l’anno. E’ fondamentale comprendere come affrontare la Sindrome dello Spopolamento degli Alveari (SSA)” ha dichiarato Edward B. Knipling, Agriculture Research Service Administrator.

A questo scopo, nel 2008 il Congresso degli Stati Uniti ha commissionato uno studio per identificare la causa della SSA, ai fini di farla cessare oppure ridurne l’impatto. Il Dipartimento per l’Agricoltura americano ha recentemente pubblicato un rapporto con i risultati della ricerca, durata tre anni, e che è stata condotta da agenzie federali, dipartimenti per l’agricoltura dei diversi stati, università ed enti privati.

Dal rapporto si legge che “sono state proposte e analizzate diverse cause che potrebbero essere alla base della SSA, ma che la causa o le cause alla sua origine sono ancora sconosciute.” Il rapporto supporta l’ipotesi che la SSA possa essere causata dall’interazione fra diversi fattori con modalità di combinazioni e relazioni diverse.

La notizia originale è disponibile a questo indirizzo: http://www.ars.usda.gov/is/pr/2010/101217.htmIl rapporto è disponibile online a questo indirizzo: http://www.ars.usda.gov/is/br/ccd/ccdprogressreport2010.pdf


Una nuova strategia per controllare la ruggine del grano

La ruggine del grano è stata, e continua ad essere, una patologia altamente distruttiva in tutto il mondo. Dalla scoperta avvenuta negli anni ‘50 la sua diffusione è stata controllata tramite lo sviluppo di varietà che risultarono allora resistenti. Nel 1999 in Uganda è stato però scoperto un nuovo ceppo, denominato Ug99, con il quale la resistenza finora utilizzata non è più efficace.

Nel tentativo di contrastare questo nuovo ceppo di ruggine, un gruppo di ricercatori dell’Università della California-Davis, dell’Università del Kansas e del Laboratorio per le Malattie dei cereali del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, nel Minnesota, ha mappato e caratterizzato il gene Sr35 per la resistenza. I marcatori molecolari e i geni candidati associati con il gene possono essere utilizzati per accelerare lo sviluppo di varietà di grano con il gene Sr35. Una resistenza stabile di resistenza al ceppo Ug99 si può tuttavia ottenere con l’utilizzo del gene Sr35 unitamente ad altri geni di resistenza.

Secondo Jorge Dubcovsky, autore dello studio, "la presenza di più geni di resistenza potrebbe essere utile per ampliare la durata della resistenza, poiché la probabilità di mutazioni simultanee nel patogeno che sconfiggano meccanismi di resistenza multipla è molto più bassa della probabilità di contrastare le mutazioni individuali".

L’articolo originale è disponibile al seguente indirizzo: https://www.crops.org/news-media/releases/2010/1220/440/ Un estratto dello studio è disponibile all’indirizzo: https://www.crops.org/publications/cs/abstracts/50/6/2464

Europa

La ricerca sul mal del piede del frumento

Nel Regno Unito i coltivatori di frumento hanno studiato come tenere sotto controllo il mal del piede del frumento, causato dalla coesistenza nella pianta di due diverse specie fungine, la Oculimacula yallundae e la Oculimacula acuformis. La resistenza a questa malattia si è sempre basata sulla presenza del gene Pch2 che si è però rivelata meno efficace contro la O. yallundae.

In uno studio condotto da Paul Nicholson del John Innes Centre, nella varietà di frumento francese Cappelle Desprez è stato identificato un nuovo gene resistente che è efficace contro entrambi i patogeni del piede del frumento. Questa varietà, che è anche la fonte del gene Pch2, è stata incrociata con diverse varietà commerciali, e parte della progenie ha evidenziato una protezione parziale.

Il rapporto, pubblicato in Theoretical and Applied Genetics, descrive l’identificazione di questo nuovo gene che è presente nella varietà Cappelle Desprez ma su un cromosoma diverso rispetto al Pch2 . Il gene conferisce una resistenza significativa a entrambi i patogeni sia nello stadio di piantina che di adulto.

La notizia originale è presente a questo indirizzo: http://www.jic.ac.uk/corporate/media-and-public/current-releases/101129eyespotbreakthrough.html


Gran Bretagna: progetti di ricerca agricola a favore di agricoltura, sicurezza alimentare ed economia

Il Biotechnology and Biological Sciences Research Council (BBSRC) Crop Science Initiative è stato creato per finanziare nuovi progetti di ricerca in scienze vegetali e in fitogenetica in Gran Bretagna sullo sviluppo di nuove varietà a vantaggio di un’agricoltura sostenibile e per rispondere a diverse problematiche del settore. Il coinvolgimento dell’industria rappresenta una caratteristica fondamentale della strategia di ricerca.

"Collaborare con il settore industriale apre opportunità per sfruttare le potenzialità di una ricerca all’avanguardia in ambito agricolo, come i progetti finanziati dall’ BBSRC Crop Science Initiative. Tali collaborazioni tra ricerca accademica e industria supporteranno lo sviluppo di varietà commerciali di sementi e di nuove pratiche e policy per seminativi agricoli" ha commentato Douglas Kell, Direttore esecutivo del BBSRC.

Grazie a un finanziamento di 13,3 milioni di sterline sono stati sviluppati alcuni progetti incentrati sullo sviluppo di strategie per la selezione di varietà di patata resistenti alla peronospora e ai nematodi e sullo sviluppo di rape e cavoli resistenti ai virus.

L’articolo originale è disponibile al seguente indirizzo: http://www.jic.ac.uk/corporate/media-and-public/current-releases/101118CropScienceInitiative.html


EFSA: parere scientifico sul rinnovo dell’autorizzazione per la soia GM 40-3-2

L’EFSA (European Food Safety Authority) ha recentemente pubblicato un parere scientifico sulla richiesta di Monsanto per il rinnovo dell’autorizzazione a proseguire la commercializzazione di (1) alimenti per l’uomo contenenti, costituiti da o prodotti a partire da soia geneticamente modificata 40-3-2; (2) alimenti per gli animali contenenti, costituiti da o prodotti a partire da soia GM; altri prodotti contenenti o costituiti da soia 40-3-2, con l’eccezione della coltivazione.

Il documento di tre pagine descrive l’ambito per il quale si applica il rinnovo e i risultati delle valutazioni su alimenti per l’uomo e sull’ambiente. La valutazione ha compreso la caratterizzazione molecolare, la composizione e le caratteristiche agronomiche della soia 40-3-2 rispetto alla controparte tradizionale e altri elementi ancora.

Il Gruppo GMO dell’EFSA ha concluso che ”le informazioni disponibili sulla soia 40-3-2 rispondono ai rilievi scientifici avanzati dagli Stati membri e che la soia 40-3-2, come descritta in queste domande, sia sicura come la sua controparte convenzionale per quanto riguarda i possibili effetti sulla salute umana e animale e sull’ambiente, nel contesto delle utilizzazioni previste. Il Gruppo GMO dell’EFSA conclude che è improbabile che l’evento soia 40-3-2 abbia effetti negativi sulla salute umana e animale e sull’ambiente, nel contesto delle utilizzazioni designate.

Questa notizia unitamente a informazioni aggiuntive sono disponibili a questo indirizzo: http://www.efsa.europa.eu/en/scdocs/doc/s1908.pdf http://www.europass.parma.it/page.asp?IDCategoria=584&IDSezione=3346&ID=388597 http://www.efsa.europa.eu/en/scdocs/doc/s1908.pdf


AVEBE e BASF Plant Science collaborano per produrre patate GM da amido

AVEBE, società multinazionale produttrice di amido di patata, ha avviato una collaborazione con BASF Plant Science per lo sviluppo di varietà di patate da amido con resistenza alle malattie fungine. Uno dei primi progetti verterà sullo sviluppo di una varietà di patata da amido resistente alla peronospora, tra le malattie che maggiormente preoccupano i produttori europei. La prima varietà di patata GM potato potrebbe essere disponibile per la commercializzazione entro il 2019.

"L’innovazione ha un ruolo prioritario per AVEBE e rappresenta una parte fondamentale della nostra strategia. L’uso delle biotecnologie offre nuove possibilità per lo sviluppo di colture caratterizzate con una migliore composizione e contenuto di amido come pure la resistenza alle malattie" ha commentato Gerben Meursing, Direttore Commerciale di AVEBE. “Maggiori rese per ettaro e un miglior controllo delle malattie fungine porteranno a una produzione di patate da amido e una lavorazione di amido più sostenibile" ha concluso.

Il comunicato stampa è disponibile al seguente indirizzo: http://www.basf.com/group/pressrelease/P-10-523


Bayer ed Evogene siglano una partnership per migliorare il frumento

Bayer CropScience AG ed Evogene Ltd. che si occupa di sviluppo di tratti genetici vegetali, hanno annunciato una partnership quinquennale finalizzata allo sviluppo di nuove varietà di frumento. Obiettivo della partnership è la produzione di frumento con caratteristiche migliorate, quali maggiore resa, tolleranza alla siccità e utilizzo efficiente dei fertilizzanti, attraverso l’utilizzo di tecniche avanzate di riproduzione e di ingegneria genetica.

“L’industria del frumento si trova ad affrontare situazioni quali il cambiamento climatico, la diminuzione di risorse minerali da utilizzare come fertilizzanti e la necessità di incrementare le rese. Siamo lieti di lavorare con Evogene nell’ambito della ricerca sul frumento per affrontare insieme queste sfide,” ha dichiarato Lykele van der Broek, Chief Operating Officer di Bayer CropScience. “Siamo leader nel mercato e nell’innovazione per quanto riguarda la protezione delle colture cerealicole e vogliamo diventare il partner di fiducia dei coltivatori e dell’industria del frumento offrendo soluzioni integrate di altissima qualità per migliorare la produzione cerealicola in maniera sostenibile.”

Secondo Ofer Haviv, Presidente e CEO di Evogene, la componente eccezionale di questa partnership è la combinazione di tecniche di riproduzione avanzate e di biotecnologie. Grazie alle tecniche di genomica computazionale di Evogene e alle competenze di Bayer nello sviluppo dei prodotti, le due società sono fiduciose che riusciranno a sviluppare varietà di frumento dotate di caratteristiche notevolmente migliorate.

L’articolo originale è disponibile a questo indirizzo:http://www.press.bayer.com/baynews/baynews.nsf/id/7CCA30BBE4AAC7A4C12577F8002530A3?Open


Bayer CropScience e BASF Plant Science insieme per sviluppare un ibrido di riso

Per contribuire alla sicurezza degli approvvigionamenti di riso, Bayer CropScience e BASF hanno stretto un accordo nell’ambito della ricerca al fine di migliorare la produttività del riso attraverso le agrobiotecnologie. Entrambe le società puntano a sviluppare e commercializzare varietà di riso ibridi con una resa maggiore del 10% rispetto alle sementi tradizionali.

Secondo l’accordo, BASF Plant Science si occuperà di attività di ricerca e sviluppo di tratti responsabili di una resa maggiore e delle richieste di approvazione normativa necessaria per la commercializzazione. Bayer CropScience integrerà questi tratti per l’alta resa negli ibridi di riso Arize®.

"Nell’ottica di contribuire a garantire una fornitura alimentare mondiale per il secolo, il nostro impegno è quello di migliorare la produttività del riso utilizzando diversi approcci" ha spiegato Joachim Schneider, Responsabile della Business Unit BioScience presso Bayer CropScience.

"Siamo estremamente lieti di questa collaborazione con Bayer CropScience, nostro primo partner nel progetto mirato ad offrire ai coltivatori di tutto il mondo una varietà di riso ad alta resa" ha commentato Marc Ehrhardt, Senior Vice President di BASF Plant Science.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.bayercropscience.com/bcsweb/cropprotection.nsf/id/EN_20101216?open&l=EN&ccm=500020


La Germania sostiene la sicurezza alimentare e un’agricoltura “climate-smart”

Il governo tedesco sostiene le iniziative della FAO finalizzate a ottenere la sicurezza alimentare e nutrizionale, mezzi di sussistenza sostenibili e a un’agricoltura “climate-smart”, vale a dire che tenga conto delle condizioni climatiche. L’agenzia ha annunciato che il governo tedesco stanzierà 6 milioni di dollari finalizzati allo svolgimento di una serie di attività aventi questo fine.

Fra le attività previste vi sono la valutazione e la documentazione relative all’efficacia delle pratiche di alimentazione complementari già esistenti e due altri progetti finalizzati al miglioramento dell’alimentazione e all’educazione alimentare. I fondi saranno inoltre utilizzati nella prima fase di un progetto della durata di 52 mesi che si prefigge di promuovere il potenziale commerciale e ambientale dell’agave.

L’agave prospera nelle regioni marginali nei climi caldi e aridi e la fibra che ne deriva potrebbe essere utilizzata per generare energia rinnovabile, foraggio, fertilizzanti e materiale da costruzione ecologico.

Ulteriori dettagli sono disponibili a questo indirizzo: http://www.fao.org/news/story/en/item/48884/icode/


Sequenziato il genoma del patogeno del mal bianco

Un gruppo di ricercatori, guidato da Pietro D. Spanu del Dipartimento di Life Sciences presso l’Imperial College di Londra, ha completato la sequenza del genoma della Blumeria, comunemente chiamato mal bianco, patogeno che causa numerose malattie fungine. Questa patologia colpisce diverse tipologie di cereali, frutta e ortaggi nell’Europa settentrionale, ricoprendo le foglie e steli con macchie di muffa soffice e biancastra che portano a una notevole riduzione della produzione.

Il ricercatori hanno scoperto che nel genoma della Blumeria esiste un gran numero di transposoni attivi, che potrebbero rappresentare un meccanismo adattativo per consentire di rispondere più rapidamente all’evoluzione della resistenza della pianta e sconfiggere il suo sistema immunitario. I ricercatori sperano che la sequenza genomica del patogeno possa fornire importanti informazioni per progettare e sviluppare una varietà resistente e altre strategie di controllo.

”Grazie a queste conoscenze del genoma siamo ora in gado di identificare quali geni hanno subito mutazioni e possiamo quindi selezionare varietà più resistenti” ha spiegato Pietro Spanu.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://cordis.europa.eu/fetch?CALLER=EN_NEWS&ACTION=D&SESSION=&RCN=32891

RICERCA

La delezione dei geni del fungo del carbone protegge le colture dagli attacchi

Gli scienziati della Australian National University hanno condotto uno studio a livello genomico di due funghi che colpiscono il mais, Ustilago maydis e Sporisorium reilianum per comprendere meglio come produrre delle colture in grado di resistere più facilmente alle malattie. Entrambi i funghi sono biotrofici, vale a dire che si nutrono di materia vegetale vivente, e secernono proteine-effettori sul mais per manipolare l’ospite. Il sistema immunitario dell’ospite reagisce formando nuove proteine per combattere il patogeno, e il patogeno muta per difendersi.

La Dottoressa Britta Winterberg e il proprio team hanno identificato cluster di geni divergenti che codificano per gli effettori secreti in due specie fungine. I ricercatori hanno selezionato randomicamente 6 delle 43 regioni disponibili e le hanno delezionate dal codice genetico di U. maydis. Tre di queste delezioni hanno portato a una diminuzione della virulenza, una delezione ha portato a un suo incremento, mentre due delezioni non hanno avuto nessun effetto. I risultati di questo studio forniscono informazioni aggiuntive in merito al meccanismo alla base della virulenza dei funghi e possono essere utilizzati nello studio di funghi dalla maggiore rilevanza economica per sviluppare colture più resistenti.

Per ulteriori informazioni, la versione integrale dell’articolo è disponibile a questo indirizzo: http://www.sciencemag.org/content/330/6010/1546.full


Evoluzione del patogeno della peronospora

Alcuni ricercatori del Sainsbury Laboratory, Regno Unito, hanno individuato indicazioni genetiche importanti che avrebbero facilitato il passaggio della Phytophthora infestans, microorganismo fungino all’origine della carestia irlandese del 1845, dalle varietà selvatiche a quelle coltivate.

Il fitopatologo Sophien Kamoun e i suoi colleghi hanno identificato geni chiave confrontando il genoma del patogeno della peronospora della patata con altre quattro specie sorelle. Dai risultati emerge la presenza comune di geni ‘housekeeping’, tra cui quelli di generazione delle spore, ma ci sono anche numerose regioni con sequenze di DNA ripetute non codificanti. Queste regioni hanno un numero inferiore di geni, ma la maggior parte di essi risulta responsabile della patogenicità, l’immunità della pianta ospite ne risulta bloccata e le pareti cellulari dell’ospite vengono distrutte. Questi geni risultano diversificati nelle diverse specie, sia in termini di sequenza che di quantità di copie presenti.

Secondo i ricercatori la variazione indica che le regioni sono coinvolte nell’evoluzione e adattamento del patogeno a nuovi ospiti. I risultati dello studio potrebbero essere utilizzati per lo sviluppo di fungicidi e di varietà di patate resistenti alle malattie.

Maggiori informazioni sullo studio sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.sciencemag.org/content/330/6010/1540.abstract?sid=e7464d18-b8c8-4372-b837-949cbb82e10e


Svelato il meccanismo di formazione della parete cellulare delle piante

Yu-Chen Miao e Chang-Jun Liu, ricercatori del Dipartimento per l’Energia degli Stati Uniti, hanno pubblicato i risultati di una ricerca condotta sul processo di formazione della parete cellulare nelle piante. Lo studio è stato effettuato con l’obiettivo di individuare dei metodi per modificare la composizione della parete delle cellule vegetali e migliorare la produzione di biocombustibile.

Prima della formazione della parete cellulare, nel citoplasma interno della cellula si formano i precursori della lignina chiamati monolignoli. Alcuni di questi monolignoli vengono trasportati nei vacuoli interni per essere immagazzinati, mentre altri escono dalla cellula per essere sintetizzati come lignina. Il meccanismo di trasporto di questi precursori resta ancora poco chiaro. I ricercatori hanno isolato alcune parti delle membrane cellulari e vacuolari di Arabidopsis e di pioppi e li hanno uniti ai monolignoli e loro derivati. Hanno quindi monitorato tipologia e quantità del precursore che si spostava attraverso le due membrane in condizioni differenti, incluse condizioni con inibitori del trasportatore.

Dai test emerge che i monolignoli puri passano attraverso la membrana cellulare, mentre i monolignoli glucosidi, un derivato dei monolignoli, entrano nei vacuoli. I ricercatori hanno inoltre scoperto che entrambi i processi di trasporto non necessitano di adenosina trifosfato o di energia. La forza motrice nel trasporto dei precursori è costituito da un gruppo di trasportatori chiamati ATP-binding cassette (ABC).

L’articolo è pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences ed è disponibile al seguente indirizzo: http://www.pnas.org/content/early/2010/12/07/1007747108.full.pdf+html?sid=7d3d56a9-ccd8-4276-9eb5-4dbd75b4b8b3


Individuata la base molecolare della sindrome da ombreggiamento

Quando sono in competizione con piante più grandi per raggiungere la luce, le piante di piccole dimensioni reagiscono allungando i germogli e le foglie verso il sole. Questa reazione è chiamata sindrome da ombreggiamento. La base molecolare di questa sindrome continua ad essere poco chiara. Stephan Pollman e i suoi colleghi della Ruhr-Universitaet-Bochum (RUB), in Germania, hanno scoperto un modello di regolazione. La proteina di trasporto PIN-FORMED 3 o PIN3 permette l’accumulo di auxina, un ormone coinvolto nel processo di adattamento.

Quando il rapporto tra il rosso e il rosso lontano è basso - cosa che capita in condizioni di luce bassa – la proteina PIN3 si accumula sulle pareti delle cellule laterali endodermiche. Questo porterebbe infine l’auxina a fluire verso gli strati cellulari epidermici, che sono coinvolti nell’allungamento dei germogli.

Per verificare il contenuto di auxina nelle piante esposte al sole e in quelle all’ombra, i ricercatori hanno utilizzato uno spettrometro di massa. Hanno confrontato la quantità di auxina contenuta nella varietà selvatica di Arabidopsis e in piante geneticamente modificate, che non riescono a sviluppare la proteina PIN3. Nelle piante geneticamente modificate non è stata osservata la sindrome da ombreggiamento.

L’articolo completo pubblicato dalla rivista PNAS è disponibile al seguente indirizzo: http://www.pnas.org/content/early/2010/12/08/1013457108.full.pdf+html?sid=2bce3a8d-d5d9-487e-8695-e14470cb45e5 http://aktuell.ruhr-uni-bochum.de/pm2010/pm00434.html.en

BIOCOMBUSTIBILI

Commissione europea: un rapporto sulla ricerca in tema di produzione di bioenergia

La Commissione europea ha recentemente diffuso un’altra pubblicazione in tema di biosicurezza, focalizzato su tematiche relative all’utilizzo e all’applicazione di organismi geneticamente modificati nell’Unione europea. L’Unione europea ha sempre avuto un atteggiamento di precauzione riguardo alle nuove tecnologie, come ad esempio le biotecnologie, e ha spesso sottolineato la necessità di identificare e quantificare potenziali rischi e benefici. La pubblicazione, dal titolo A Decade of EU-funded GMO Research, ripercorre gli ultimi dieci anni di attività di ricerca sviluppata nel quadro dei programmi di ricerca, focalizzandosi su aspetti di sicurezza degli OGM e prendendo in considerazione gli sviluppi sul campo. Cinquanta progetti di ricerca sono stati valutati e classificati in quattro aree: (1) impatto ambientale degli OGM (2) OGM e sicurezza alimentare (3) OGM per la produzione di biomateriali e biocombustibili – tecnologie emergenti, (4) valutazione dei rischi e gestione – supporto e comunicazione delle policy. I risultati, come sottolineato da The Bioenergy Site, indicano che "non ci sono prove scientifiche che associno gli OGM a rischi più elevati per l’ambiente o per la sicurezza dei prodotti per l’alimentazione umana o animale rispetto alle piante e agli organismi tradizionali". Gli attuali progetti di ricerca presentano una maggiore attenzione "nel’integrare e individuare i potenziali benefici tecnologici, così come gli eventuali rischi". In tema di biocombustibili viene inoltre illustrato un progetto sullo sviluppo di "nuove strategie per selezionare piante dal valore aggiunto con proprietà modificate delle pareti cellulari" che sono più adatte come materie prime per i processi di seconda generazione (lignocellulosica) per la produzione di bioenergia. I ricercatori si sono riuniti per lavorare sulle strategie relative alla decostruzione della parete della pianta. Dai risultati di un anno emerge lo sviluppo di un sistema high-throughput robotico "per identificare piante con digeribilità alterata in popolazioni numerose di piante e un sistema di reagenti per un’analisi più dettagliata delle piante con una digeribilità alterata".

Maggiori informazioni sono disponibili ai seguenti indirizzi:http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP/10/1688&format=HTML&aged=0&language=EN&guiLanguage=en
http://ec.europa.eu/research/biosociety/pdf/a_decade_of_eu-funded_gmo_research.pdf
http://www.thebioenergysite.com/news/7669/eu-research-shows-no-gmorelated-risks


Analisi dei costi-benefici delle policy sul biocombustibile in relazione alla policy su energia, ambiente e agricoltura

Gli effetti delle policy sui biocombustibili e le interazioni associate con altre policy, come ad esempio quelle ambientali, energetiche e agricole, sono stati analizzati da Harry de Gorter e David R. Just della Cornell University (Stati Uniti) in base a metodi economici costo-beneficio. Il documento è stato pubblicato dalla rivista Applied Economics Perspectives and Policy. Le policy sui biocombustibili sono spesso motivate da preoccupazioni relative alla sicurezza energetica, alla protezione ambientale e allo sviluppo agricolo e tali interazioni (da un punto di vista economico) possono risultare "complesse". Una delle ragioni citate è il fatto che esistono "interrelazioni intricate tra i mercati di energia e commodity e le conseguenze ambientali mutate". Con questa analisi i due autori hanno cercato di "districare le interazioni chiave in questo sistema complesso di strumenti di policy, analizzando la policy di ogni singolo biocombustibile sui propri meriti, in relazione tra loro, ma anche in riferimento ad altre policy relative ad ambiente, energie e agricoltura". Dai risultati dell’analisi emerge che "le normative che autorizzano un aumento della quantità di biocombustibili inclusi nelle attuali forniture energetiche sono superiori a tutte le altre policy; tuttavia nel momento in cui le policy vengono combinate tra loro, possono esserci interazioni economiche negative". Ad esempio, se l’autorizzazione al consumo di biocombustibile va ad aggiungersi a un sussidio per i biocombustibili, le policy combinate non porterebbero ad un aumento del consumo di etanolo, a vantaggio invece del consumo di petrolio. Lo studio raccomanda una policy più efficace che dipenderebbe da "specifiche tasse e sussidi mirati al raggiungimento di obiettivi in termini di policy ambientali, energetiche e agricole".

Maggiori informazioni sono disponibili ai seguenti indirizzi: http://aepp.oxfordjournals.org/content/32/1/4.abstract?sid=051ade23-6f63-4654-a12f-6a5bd14e2529
http://www.sciencedaily.com/releases/2010/02/100215130339.htm