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In questo numero:

Gennaio 2011

NEWS

Dal mondo

Dibattito sulla sicurezza alimentare mondiale

Le scienze agricole sono al centro del dibattito sulla sicurezza alimentare a livello mondiale. Secondo quanto sottolineato da Lloyd Le Page, CEO del CGIAR, consorzio che riunisce i centri internazionali di ricerca agricola, "la ricerca scientifica sta rapidamente facendo rapidi passi avanti" rispetto alle nuove problematiche da affrontare quali i cambiamenti climatici e la scarsità d’acqua, grazie a strumenti più potenti e collaborazioni più forti".

Secondo Gerald Nelson, dell’International Food Policy Institute del CGIAR, entro il 2050 occorre aumentare del 40% la produttività dei cereali al fine di contenere l’aumento dei prezzi di tali prodotti. La questione che egli si pone è se l’innovazione tecnologica sia in grado di garantire tale incremento e se saranno operati degli investimenti a supporto. Juergen Voegele, Direttore dello Sviluppo Agricolo e Rurale della Banca Mondiale, ha sollecitato "investimenti significativi nell’ambito della ricerca e dello sviluppo in agricoltura e un impegno che sia supportato a livello globale per contribuire a ridurre il livello di povertà rurale".

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://cgiarinaction.wordpress.com/2011/01/12/science-on-the-menu-for-a-food-secure-world/


Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura: sfide e cambiamenti per una sostenibilità globale

Il Foresight Programme (UK) ha reso disponibile il rapporto “Global Food and Farming Futures” che offre una panoramica della situazione del sistema alimentare global, delle problematiche e delle scelte dei policy maker ad esso relative. Il documento è stato commissionato da John Beddington, Chief Scientific Adviser del Regno Unito e ha visto il coinvolgimento di 400 scienziati da 34 paesi in tutto il mondo che hanno discusso sui problemi legati alle scorte e alla sicurezza alimentare e del ruolo delle biotecnologie. Il documento sottolinea alcune importanti conclusioni:

  • Gli investimenti economici nella ricerca nell’ambito delle moderne tecnologie sono essenziali
  • Nel processo decisionale in merito all’applicazione di queste nuove tecnologie occorre tener conto dei costi derivanti dal loro mancato uso
  • Le biotecnologie non rappresentano l’unico modo di affrontare le nuove problematiche relative al futuro dell’agricoltura e dell’alimentazione, ma rappresentano certamente un elemento chiave nell’insieme di tecnologie e tecniche necessarie
  • Le biotecnologie dovrebbero essere giudicate sulla base di argomenti scientifici, analizzando quello che queste tecnologie possono offrire e prendendo in considerazione i benefici in senso più ampio
Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.bis.gov.uk/foresight/our-work/projects/current-projects/global-food-and-farming-futures

Americhe

Identificato il gene gatekeeper per l’impollinazione del pomodoro

I ricercatori dell’Università della California Davis, guidati da Roger Chetelet, hanno scoperto il gene che codifica la proteina Cullin 1, che si ritiene blocchi la fertilizzazione incrociata tra specie. "Le piante in fase di fioritura hanno diverse tipologie di barriere riproduttive per impedire un’eventuale ibridazione tra specie in natura" ha precisato Chetelet. "Ora abbiamo identificato un pezzo di questo puzzle, un gene che aiuta a controllare se il polline del pomodoro viene riconosciuto e rifiutato dai fiori di specie selvatiche collegate".

I ricercatori hanno identificato il gene Cullin 1, espresso nel polline, che interagisce geneticamente con un altro gene identificato vicino al locus S, che blocca l’impollinazione incrociata tra specie. Le specie di pomodoro coltivato che presentano la forma mutata del gene consentono l’autoimpollinazione. Si è osservato che le specie di pomodoro verde presentano la proteina cul 1 funzionale.

"Comprendere e modificare queste barriere riproduttive potrebbe aiutare i coltivatori ad avere accesso a caratteristiche presenti nelle specie selvatiche di pomodoro" ha sottolineato Chatelet. Questa scoperta potrebbe inoltre essere utile in molte applicazioni di selezione genetica non solo per il pomodoro, che rappresenta un settore da 1,5 miliardi di dollari in California, ma anche per sviluppare una migliore comprensione della biologia di base dell’impollinazione”.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.news.ucdavis.edu/search/news_detail.lasso?id=9710


Più ferro nella patata peruviana con la biofortificazione

La carenza di ferro rappresenta il problema nutrizionale più diffuso a livello mondiale, come riferisce l’Organizzazione Mondiale per la Sanità. I bambini che soffrono di carenza di ferro presentano uno sviluppo fisico e cognitivo ridotto e un maggiore rischio di ammalarsi, mentre negli adulti questo causa debolezza e di conseguenza una minore produttività lavorativa. Le patate hanno una disponibilità di ferro più elevata rispetto ai legumi e ai cereali, grazie al contenuto elevato di acido ascorbico che favorisce l’assorbimento di ferro, e bassi livelli di acido fitico, che invece lo inibisce. Le potenzialità della patata per la riduzione della malnutrizione non è tuttavia molto conosciuto.

"Sull’altipiano delle Ande, dove l’accesso alla carne è limitato, la patata rappresenta un’importante fonte per l’assunzione di ferro" sottolinea Gabriela Burgos, responsabile del Quality and Nutrition Laboratory dell’International Potato Center (CIP). "A Huancavelica, ad esempio, nelle regioni montagnose peruviane, donne e bambini consumano ogni giorno una media di 800 g e 200 g di patate rispettivamente. Migliorare le concentrazioni e la disponibilità di ferro nelle patate avrebbe quindi un impatto reale in queste aree".

HarvestPlus, in collaborazione con i ricercatori del CIP, eseguirà un esame del germoplasma della patata presente nella banca genetica in base ai micronutrienti contenuti (Ferro, Zinco, vitamina C e fenolo). Il prossimo passo nel programma sarà quello di combinare le cultivar delle varietà locali andine che contengono livelli elevati di ferro e zinco con le linee selezionate del CIP per sviluppare varietà di patate biofortificate resistenti a malattie e insetti, ad alta resa e con un livello elevato di accettazione da parte dei coltivatori.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.harvestplus.org/content/pumping-peruvian-potato-more-iron


Uno studio analizza le terre marginali per la produzione di biocombustibili

Ximing Cai, docente dell’Università dell’Illinois, e lo studente Xiao Zhang hanno effettuato un’analisi globale delle terre marginali che potrebbero essere utilizzate per coltivazioni finalizzate alla produzione di biocombustibili. Per affrontare il dibattito che i biocombustibili siano in competizione con i terreni utilizzati per le coltivazioni ad uso alimentare, hanno conteggiato i terreni marginali, cioè quelli con una bassa produttività inerente e non possono essere utilizzati per coltivazioni alimentari. I risultati dell’analisi hanno mostrato che se le coltivazioni per biocombustibili fossero piantate in queste aree marginali disponibili, si potrebbe produrre circa la metà del biocombustibile attualmente consumato a livello mondiale.

"Ci auguriamo che questo possa offrire una base concreta per la ricerca futura" ha commentato Ximing Cai. "Gli agroeconomisti potrebbero, ad esempio, utilizzare i dati per fare della ricerca con il supporto delle istituzioni e con l’accettazione da parte della comunità o del mercato. Vogliamo dare il via a questa ricerca affinché i risultati possano giovare anche ad altri”.

Maggiori informazioni sono disponibili all’indirizzo: http://www.news.illinois.edu/news/11/0110biofuel_cai.html


Annullata la sentenza di condanna per diffamazione del biologo peruviano

Il caso del biologo peruviano Ernesto Bustamante Donayre, che ha richiamato l’attenzione della comunità scientifica mondiale, si è concluso con il capovolgimento della sentenza di condanna.

La contesa era iniziata nel 2007 quando Antonietta Ornella Gutiérrez Rosati aveva pubblicato un rapporto sulla presenza di mais GM in Perù, dove ancora non esiste una normativa sulla coltivazione di OGM. In risposta a tale rapporto, Bustamante aveva pubblicato un articolo in cui dichiarava che il rapporto presentato da Antonietta Gutiérrez era "assolutamente inverosimile" e si basava su "errori procedurali grossolani". Egli chiese inoltre a Gutiérrez che il rapporto fosse messo a disposizione per una revisione del lavoro da parte dei colleghi. Questo aveva portato la Gutiérrez a intentare una causa per diffamazione contro Bustamante, per la quale egli fu condannato nell’aprile 2010.

L’Istituto Nazionale per l’Innovazione Agraria (INIA) di Lima ha cercato di ripetere lo studio di Antonietta Gutiérrez, ma non è riuscito ad individuare mais GM, nonostante siano stati esaminati 162 campioni, cioè una quantità tre volte maggiore rispetto al numero di campioni esaminati dallo studio della Gutiérrez.

La condanna di Bustamante è stata capovolta poiché il giudice d’appello ha ritenuto che la corte di merito non avesse dimostrato che Bustamante aveva una motivazione sufficiente per danneggiare o diffamare la sua presunta vittima.

Maggiori informazioni sono disponibili all’indirizzo: http://www.nature.com/news/2011/110111/full/news.2011.10.html


Scoperto un gene che aiuta le piante a utilizzare meno acqua senza ridurre la biomassa

Un gruppo di ricercatori della Purdue University ha scoperto nelle piante una mutazione genetica che renderebbe possibile la sopravvivenza in condizioni di siccità senza ridurne la biomassa. Gli stomi sono strutture presenti sulle foglie e sugli steli delle piante che consentono l’ingresso di anidride carbonica e l’uscita di vapore acqueo durante la traspirazione. In periodi di siccità, gli stomi si chiudono per ridurre la perdita d’acqua; questo influisce, tuttavia, sulla quantità di anidride carbonica assorbita, causando interruzioni nel processo di fotosintesi e nella crescita.

"La pianta può fissare solamente una quantità determinata di anidride carbonica. Un numero ridotto di stomi consente comunque di fare entrare la stessa quantità di anidride carbonica quanto un esemplare selvatico conservando nel contempo l’acqua", ha spiegato Mike Mickelbart, ricercatore della Purdue University. "Questo indica che esiste la possibilità di ridurre la traspirazione senza penalizzare la resa".

I ricercatori hanno scoperto che questa mutazione del gene GTL1 nell’Arabidopsis porta a una riduzione del numero degli stomi con conseguente riduzione della traspirazione del 20%, anche se la quantità di anidride carbonica immessa rimane la stessa. La biomassa di queste piante mutate è esattamente la stessa degli esemplari selvatici. A causa dalla mutazione genetica il GTL1 smette di lavorare, ma un altro gene, chiamato SDD1, che controlla gli stomi, viene sovraespresso portando alla produzione di un numero inferiore di stomi.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.purdue.edu/newsroom/research/2011/110111MickelbartGene.html


Il colore dei fiori selvatici indica alle farfalle come evitare progenie sterili

Il tempo e la distanza sono i due fattori principali per limitare il flusso genico e l’evoluzione delle nuove specie. Robin Hopkins, laureato della Duke University, ha tuttavia scoperto che nei fiori selvatici in Texas è presente un gene per la codificazione del colore che impedisce la formazione di nuove specie. I fiori selvatici della specie Phlox drummondii hanno fiori blu pervinca, mentre Phlox cuspidata ha petali azzurri. Entrambi hanno fiori blu, tuttavia quelli del P. drummondii sono più scuri e alcuni sono quasi rossi. Poiché le farfalle hanno preferenze di colore, alcune si posano solo su fiori blu chiaro, altre solo sui fiori rossi più scuri, in questo modo si evita l’incrocio tra le due specie. Qualora avvenisse l’incrocio, esso produrrebbe progenie di fatto sterile, portando alla morte genetica della generazione. Questo fenomeno di prevenzione per cui "due specie primarie simili tendono ad allontanarsi scoraggiando l’accoppiamento ibrido" è chiamato rinforzo.

"Esistono molti interrogativi riguardo all’evoluzione che sono legate al colore dei fiori" ha spiegato Hopkins.

L’articolo originale è disponibile al seguente indirizzo: http://www.dukenews.duke.edu/2011/01/texasflowers.htmlGli abbonati alla rivista Nature possono accedere alla ricerca al seguente indirizzo: http://www.nature.com/nature/journal/vaop/ncurrent/full/nature09641.html


Uno studio sul genoma identifica nel mais i geni chiave per una maggiore resa

Un gruppo di ricercatori della Cornell University, dell’Agricultural Research Service del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, in collaborazione con la North Carolina State University hanno condotto uno studio di associazione sull’intero genoma del mais e hanno scoperto 1,6 milioni di siti che potrebbero differire in ogni individuo.

I ricercatori hanno inoltre potuto identificare i geni relativi all’angolo fogliare, un’importante caratteristica che dà la possibilità di piantare le piante più vicine tra loro. Questo tratto ha reso possibile l’aumento di otto volte della resa di mais a partire dal 1900. La modifica genetica nella ligula, la parte iniziale della foglia, più spessa, che si attacca allo stelo, porta ad avere foglie più dritte, mantenendo un buon accesso alla luce del sole in condizioni di piante molto vicine.

Uno studio di associazione di questo tipo consente ai ricercatori a prevedere una determinata caratteristica con un’accuratezza dell’80%.

"Grazie a questo metodo sarà possibile progettare in modo intelligente delle varietà di mais in tutto il mondo per coltivazioni ad alta densità, rese più alte e resistenza alle malattie" ha spiegato Ed Buckler, genetista ricercatore dell’Agricultural Research Service dell’Institute for Genomic Diversity della Cornell University e project leader dello studio.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.news.cornell.edu/stories/Jan11/BucklerLeaf.html


Completata l’analisi genetica della vite coltivata

I ricercatori dell’Agricultural Research Service del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti hanno completato un’analisi genetica esaustiva della vite coltivata. L’obiettivo principale era quello di analizzare il grado di diversità genetica delle viti e scoprire possibili marcatori per la resistenza a insetti e patogeni.

I risultati hanno mostrato che nelle viti raramente si è verificata ibridazione e questo ne fa un bersaglio naturale per insetti e patogeni. Migliaia di dollari vengono spesi annualmente dai coltivatori per l’applicazione di fungicidi per contrastare viticola oidio e peronospora. La diversità genetica presente nella vite è allo stesso tempo un vantaggio nell’ottica dello sviluppo di caratteristiche utili per i coltivatori.

"La vite è una delle coltivazioni economicamente più importanti al mondo e questo studio indica non solo il potenziale legato allo sviluppo di nuovi approcci per migliorare le varietà esistenti, ma anche le relazioni genetiche tra molte varietà comuni" ha commentato Edward B. Knipling, Direttore dell’Agricultural Reserch Service.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.ars.usda.gov/is/pr/2011/110118.2.htm


L’Università del Minnesota lancia una nuova varietà di orzo con una maggiore resistenza alla ticchiolatura

La Minnesota Agricultural Experiment station dell’Università del Minnesota ha rilasciato Quest, la prima varietà per trasformazione in malto con una maggiore resistenza alla fusariosi della spiga. La varietà Quest accumula una quantità inferiore della metà di deossinivalenolo (DON), elemento tossico prodotto dal fungo Fusarium che causa la malattia. Questa nuova varietà presenta una resa simile a quella delle varietà Tradition e Lacey, che coprono il 70%della superficie coltivata con orzo nel Midwest.

"Questa resistenza deriva dalle varietà di orzo originarie di Cina e Svizzera," ha spiegato Kevin Smith, a capo del programma di selezione dell’orzo presso l’Università del Minnesota. Questo studio è supportato dalla Wheat and Barley Scab Initiative (Stati Uniti), dalla Minnesota Small Grains Initiative e dall’American Malting Barley Association.

L’articolo completo è disponibile all’indirizzo: http://www.maes.umn.edu/news/2011/new-uofm-barley-variety.asp


La diffusione delle infestanti resistenti al glifosato

Bob Hartzler del Dipartimento di Agronomia dell’Iowa State University, in collaborazione con altri ricercatori ha portato avanti uno studio sull’incidenza delle piante infestanti resistenti al glifosato. I risultati indicano che in particolare tre specie di infestanti (Conyza canadensis, Amaranthus rudis e Ambrosia trifida) stanno danneggiando le coltivazioni di mais e soia dell’Iowa. Hartzler descrive due diversi meccanismi nello sviluppo della resistenza agli erbicidi: "(1) selezione indipendente di un biotipo resistente tra le infestanti già presente in campo e (2) il movimento del tratto resistente (flusso genico) da un campo con un problema esistente di resistenza, a campi senza resistenza".

Secondo il rapporto la resistenza al glifosato può essere prevenuta in campo, utilizzando sistemi di gestione diversificata delle infestanti che possono offrire stress erbicidi continui e diversificati. Con questa strategia si manterrà il valore del glifosato riducendo la diffusione delle infestanti.

Maggiori informazioni sono disponibili all’indirizzo: http://www.extension.iastate.edu/CropNews/2011/0120hartzler.htm.


Una soluzione alternativa per il controllo delle "super infestanti"

Le infestanti che resistono a diversi erbicidi, tra cui il glifosato, sono state individuate in 22 stati degli Stati Uniti. Liberarsi di queste infestanti resistenti al glifosato è diventato un problema con ridotte lavorazioni meccaniche del terreno. Alcuni ricercatori della Missouri University e di Dow AgroSciences LLC, guidati da Zhanyuan Zhang, hanno studiato delle alternative all’uso del glifosato nel controllo delle infestanti.

I risultati dello studio, pubblicati da Proceedings of the National Academies of Sciences, spiegano che due enzimi batterici sono stati isolati e inseriti con successo nel mais e nella soia. Essi hanno conferito resistenza all’erbicida e regolatore di crescita 2,4-D, un prodotto comunemente utilizzato contro le infestanti a foglia larga. Secondo i ricercatori è importante utilizzare il 2,4-D insieme ad altri erbicidi per rallentare lo sviluppo della resistenza delle infestanti contro ad altri erbicidi comuni.

"I coltivatori che ricorrono meno all’utilizzo di prodotti chimici sul campo, hanno minori costi di produzione" sottolinea Zhang. "Questo porta a minori costi per il consumatore e a una migliore sicurezza alimentare e ambientale".

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://munews.missouri.edu/news-releases/2011/0121-dow-agrisciences-mu-researcher-develop-a-way-to-control-%E2%80%9Csuperweed%E2%80%9D/

Europa

Politiche agricole europee: serve una revisione alla luce della scossa dei prezzi degli alimentari

Il rapporto Agricultural Outlook per il 2010-2019, redatto dall’Organisation of Economic Co-operation and Developement e dalla FAO, ha stimato in positivo il livello di crescita della produzione alimentare in Canada, Stati Uniti, Australia, Cina, India, Russia e America Latina. I livelli di crescita vanno dal 15 al 40% in contrasto con il 4% stimato per l’Europa. Con la crescita della popolazione in Europa, la domanda rischia di essere soddisfatta solamente tramite le importazioni e l’attuale strategia di espansione delle terre coltivate nelle aree in via di sviluppo. Questo potrebbe portare a un aumento dei prezzi dei beni di consumo, all’interruzione delle forniture e alla distruzione di foreste e altri habitat naturali.

Secondo Friedhelm Schmider, direttore generale dell’Environmental Crop Protection Association, "l’Europa dovrebbe porre attenzione alle proprie policy, alle normative e agli incentivi per proteggere i cittadini europei dall’innalzamento dei prezzi degli alimentari. Sarà fondamentale promuovere un’agricoltura produttiva ed efficiente in Europa e ridurre la dipendenza dalle importazioni di prodotti che possono essere coltivati anche qui. Questa è la vera sicurezza alimentare." Ha inoltre aggiunto che questo obiettivo può essere raggiunto solo "attraverso un uso intelligente della tecnologia innovativa disponibile e con maggiore ricerca agricola e innovazione".

L’articolo originale è disponibile al seguente indirizzo:
http://www.ecpa.eu/news-item/food/01-07-2011/519/european-agriculture-policies-need-overhaul-light-food-price-shock


Notifica dell’Joint Research Center della Commissione europea per la prova in campo della barbabietola da zucchero GM

Il Joint Research Center della Commissione europea ha reso pubblico il documento di sintesi delle notifiche per le prove in campo dell’evento di barbabietola da zucchero SBVR111 resistente alla rizomania, dell’evento H7-1 tollerante il glifosato e dell’evento SBVR111 x H7-1 in combinazione. Le prove in campo saranno condotte in tre siti in Repubblica Ceca: Troubelice, Nosislav e Unkovice, tra il 2011 e il 2014 su un’area di superficie massima 3.600 mq. La rizomania è una malattia della barbabietola da zucchero causata dal virus BNYVV (Beet Necrotic Yellow Vein Virus). L’evento SBVR111 esprime il gene che conferisce resistenza alla malattia attraverso l’interazione con il sistema riproduttivo del virus.

I documenti relativi alla notifica sono disponibili al seguente indirizzo: http://gmoinfo.jrc.ec.europa.eu/gmp_browse.aspx


Commissione europea: garantire la sicurezza degli OGM è prioritario

Secondo John Dalli, membro della Commissione europea, responsabile per la politica della salute e dei consumatori, garantire la sicurezza degli OGM è una priorità. Dalli ha sottolineato che la Commissione europea, in collaborazione con gli stati membri, trasformerà le linee guida su alimenti e mangimi, revisionato dall’ESFA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), in una "proposta di regolamentazione" che sarà adottata nei prossimi mesi. Le linee guida rafforzeranno gli attuali requisiti richiesti:

  • Presentazione di provvedimenti vincolanti dal punto di vista normativo, adottati con il sostegno degli stati membri;
  • Rinforzamento degli aspetti scientifici tramite l’imposizione di protocolli concordati a livello internazionale;
  • Specifica degli obiettivi che devono essere soddisfatti in ogni fase della valutazione dei rischi;
  • Definizione di un protocollo per l’analisi comparativa degli OGM.
La versione integrale del discorso di John Dalli è disponibile al seguente indirizzo: http://www.alde.eu/uploads/media/Dalli_speech_at_ALDE_GMO_seminar_12-1-2011_01.pdf


Una rivoluzione agricola per contrastare le carenze alimentari

Occorre una rivoluzione agricola globale, che consenta ai coltivatori di produrre di più con minori costi per l’ambiente. È quanto sostengono Caroline Spelman, Segretario per l’Ambiente della Gran Bretagna, e Andrew Mitchell, International Development Secretary, in risposta al rapporto Global Food and Farming Futures del progetto Foresight. Secondo il rapporto un terzo della produzione alimentare mondiale viene sprecata e dimezzare lo spreco di cibo entro il 2050 potrebbe avere un effetto equivalente di aumentare la produzione attuale del 25%.

Spelman e Mitchell hanno sottolineato il ruolo dei governi, del settore privato e dei consumatori per raggiungere la futura sicurezza alimentare. "Abbiamo bisogno di un approccio alla sicurezza alimentare integrato e globale, che vada oltre il sistema alimentare puntando agli obiettivi inscindibili della riduzione della povertà, affrontando i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità. Il governo britannico è determinato a porsi in qualità di leader internazionale perché questo avvenga" ha sottolineato Spellman.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://ww2.defra.gov.uk/news/2011/01/24/food-shortages/

RICERCA

Sviluppata la mappa genetica dell’ananas

L’ananas è il terzo frutto tropicale più prodotto al mondo, dopo la banana e gli agrumi. Tuttavia, la mappatura genica di questa coltivazione non è ancora stata definita come invece per altri frutti tropicali significativi. Perciò, Jorge Dias Carlier dell’Universidade do Algarve, in Portogallo, ha costruito insieme ai suoi colleghi la prima mappa genetica dell’ananas utilizzando la generazione F2 di un incrocio tra A. comosus var. comosus e A. comosus var. bracteatus. Marcatori amplificati causalmente e marcatori a sequenza specifica sono stati utilizzati su database di sequenze pubbliche. Sono stati individuati 33 gruppi di collegamento con marcatori ereditati dalle due varietà parentali, quattro gruppi di collegamento con marcatori provenienti solamente dalla varietà comosus e tre gruppi di collegamento con marcatori in particolare dalla varietà bracteatus. La mappa genetica che ne risulta include 492 marcatori DNA che coprono circa l’80% dell’intera lunghezza del genoma dell’ananas. Questo può essere utilizzato per la selezione molecolare e studi di genomica riguardanti l’ananas e le varietà affini.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.springerlink.com/content/lm7740w00g1542r7/fulltext.pdf


I geni combinati rafforzano la tolleranza alla siccità nel mais

L’ingegneria genetica è costantemente utilizzata per sviluppare geni di resistenza agli stress nelle coltivazioni. Studi precedenti hanno dimostrato che i geni betA e TsVP sono fonti efficaci di tolleranza alla siccità. betA codifica la colina deidrogenasi, un enzima chiave nella produzione della glicina betaina un composto naturale utilizzato dalle piante come protezione contro gli stress da siccità; mentre il gene TsVP codifica per V-H+-PPase o pirofosfatasi vacuolare H+, un enzima che trasduce direttamente l’energia per il trasporto del tonoplasto. AiYing Wei della Shangdong University, in Cina, in collaborazione con altri ricercatori, ha incrociato due linee di mais transgenico, una con il gene betA e un’altra con il gene TsVP gene per produrre una progenie di mais che avesse entrambi i geni per la tolleranza alla siccità. L’analisi ha confermato l’espressione dei due geni nella progenie.

La progenie di mais ha prodotto livelli di glicina betaina e un’attività dell’ H+-PPase più elevati, rispetto alle linee parentali. Inoltre, in queste piante si sono osservati meno danni cellulari e rese più elevate rispetto alle linee parentali esposte a stress. Questa ricerca apre notevoli possibilità di sviluppo della tolleranza agli stress in altre varietà coltivate.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1467-7652.2010.00548.x/abstract


Trasferire la resistenza alla ruggine dalla cerere cilindrica al frumento

Tra i paesi produttori di frumento è la Cina ad avere la superficie più colpita da ruggine, una patologia del frumento causata dal fungo Puccinia striiformis f. sp. tritici, molto diffusa nelle aree fredde e temperate. I ricercatori stanno quindi cercando di individuare geni di resistenza in piante adulte da selezionare. Attraverso la selezione genetica Dengcai Liu e i suoi colleghi dell’Accademia Cinese delle Scienze hanno effettuato il trasferimento della tratto della resistenza alla ruggine da una varietà di cerere (Aegilops variabili) al frumento. La linea risultante, TKL2(R), è stata incrociata con una linea sorella sensibile TKL2(S). Attraverso l’analisi genetica della progenie, si è scoperto che la resistenza della pianta adulta al patogeno della ruggine è codificata da un singolo gene dominante. Il gene è importante nella selezione del frumento in Cina poiché si è osservato che esso conferisce resistenza ai patogeni endemici al paesi.

L’articolo è stato pubblicato dall’African Journal of Biotechnology ed è disponibile al seguente indirizzo: http://www.academicjournals.org/AJB/abstracts/abs2011/10Jan/Liu%20et%20al.htm


Performance e stabilità del gene della resistenza alla ticchiolatura dall’orzo alle linee di melo transgenico

La ticchiolatura, causata dal patogeno Venturia inequalis, è la malattia fungina più rilevante per il melo in Europa. Per prevenire l’infestazione, i coltivatori usano fungicidi, con 15-20 applicazioni per stagione. Per ridurre l’uso dei fungicidi, Frans Krens della Wageningen University and Research Center, in collaborazione con altri ricercatori, ha introdotto il gene ordotionina (hth), derivato dall’orzo, nelle varietà cultivar scelte di melo Elstar e Gala. Per testare la performance e la stabilità del gene, hanno piantato linee geneticamente modificate contenenti il gene hth con linee GM che ne erano prive, linee non-GM sensibili e non-GM resistenti con controlli effettuati casualmente nelle prove in campo per quattro anni. Nel corso del primo anno i ricercatori hanno verificato la resistenza alla malattia dopo inoculazione artificiale di V. ineguali, mentre negli anni successivi hanno contato sull’infestazione naturale. Per verificare i livelli di resistenza alla ticchiolatura è stata utilizzata la PCR real-time e quattro delle sei linee GM hth sono risultate significativamente meno sensibili alla ticchiolatura nel corso dei quattro anni della sperimentazione.

L’articolo completo, pubblicato dalla rivista, Transgenic Research, è disponibile al seguente indirizzo: http://www.springerlink.com/content/jxm15574n14t0209/

BIOCOMBUSTIBILI

Il Weed Risk Assessment (WRA) valuta la potenziale invasività delle colture per la produzione di bioenergia

I ricercatori dell’Università della Florida (Stati Uniti) hanno annunciato l’utilizzo del sistema australiano Weed Risk Assessment (WRA) per valutare la potenziale invasività di alcuni taxa di colture utilizzate per la produzione di biocombustibili in Florida e negli Stati Uniti. Il concetto di "invasività potenziale" è un criterio poco citato nella selezione delle colture per la coltivazione e produzione di biocombustibili. I criteri più comunemente citati in termini di coltivazione per biocombustibili sono: (1) l’alta produttività, (2) requisiti a basso input e (3) ampia misura dell’habitat. La potenziale diffusione invasiva è ritenuta un problema che desta preoccupazioni "a causa degli impatti sostanziali a livello economico e ecologico di specie vegetali che diventano invasive in nuovi habitat". Perciò, la raccomandazione è quella di selezionare le colture per biocombustibili da coltivare in una determinata area tenendo conto della valutazione del rischio potenziale che tali specie possano diventare invasive. Il WRA australiano ha identificato varietà invasive nel 90% dei casi, mentre non invasive nel 70%. Utilizzando questo sistema per testare alcune varietà di sementi per bioenergia da coltivare in Florida, si è notato che alcune di esse presentavano un’alta probabilità di invasività: Jatropha curcas, Eucalyptus grandis, Leucaena leucocephala, Ricinus communis. Per contro, Miscanthus giganteus, Saccharum officinarum, e una varietà dolce di Sorghum bicolor, hanno invece mostrato una bassa probabilità di invasività.

Il documento completo è stato pubblicato dalla rivista Biomass and Bioenergy: http://www.sciencedirect.com/science?_ob=ArticleURL&_udi=B6V22-50X9S7F-6&_user=10&_coverDate=01%2F31%2F2011&_alid=1758391043&_rdoc=2&_fmt=high&_orig=search&_origin=search&_
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Maggiori informazioni sul sistema australiano Weed Risk Assessment (WRA) sono disponibili al seguente indirizzo: http://plants.ifas.ufl.edu/assessment/pdfs/predictive_tool.pdf


Paglia di grano e orzo GM per rompere la recalcitranza delle biomasse

"La recalcitranza delle biomasse" è un termine utilizzato per indicare la seconda generazione (lignocellulosica) di materie prime per biocombustibili che non sono facilmente soggette al processo di pretrattamento nella produzione di “etanolo da cellulosa”. "La recalcitranza" è attribuita all’involucro stretto della lignina che impedisce l’accessibilità alle frazioni di carboidrati nella biomassa (cellulosa e semicellulosa). Le frazioni di carboidrati devono essere accessibili all’idrolisi enzimatica in modo che possano essere trasformate in zuccheri semplici che infine vengono fermentati in etanolo. Processi di pretrattamento estremi (e ad alta intensità energetica), quali ad esempio l’alta temperatura in condizioni di acidità, alcalinità o ossidazione, sono spesso utilizzati per rompere la recalcitranza della biomassa. Per ridurre i costi elevati del pretrattamento della biomassa recalcitrante, i ricercatori stanno iniziando a focalizzarsi sullo sviluppo di coltivazioni per bioenergia geneticamente modificati con contenuti modificati di lignina. La modifica della lignina consente di avere delle condizioni di pretrattamento meno estreme durante la lavorazione dell’etanolo. Un gruppo internazionale di scienziati da Stati Uniti e Cina hanno utilizzato modifiche genetiche (del ciclo biosintetico dell lignina) e "mutazione a bassi livelli di acido fitico " nella paglia di grano e orzo, nell’ottica di sviluppare materie prime per biocombustibili con una bassa recalcitranza della biomassa. I ricercatori hanno scoperto che “il cambiamento della struttura delle fibre causato dalla mutazione e dalla modifica genetica aveva migliorato significativamente l’idrolisibilità della paglia e inoltre rafforzato la produzione cellulosica di etanolo".

Il documento completo è stato pubblicato dalla rivista Biomass and Bioenergy: http://www.sciencedirect.com/science?_ob=ArticleURL&_udi=B6V22-51F8130-1&_user=10&_coverDate=01/31/2011&_rdoc=1&_fmt=high&_orig=search&_
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Rapporto dell’APEC sullo sviluppo sostenibile dei biocombustibili

L’APEC (Asia Pacific Economic Cooperation) ha recentemente diffuso un rapporto sullo sviluppo sostenibile dei biocombustibili e le pratiche inerenti utilizzate nei paesi membri. Molte economie dell’APEC sono consapevoli che lo sviluppo dei biocombustibili porta ad avere conseguenze sia negative che positive. I paesi membri che sono maggiormente consumatori di biocombustibili hanno iniziato a utilizzare criteri sostenibili (attraverso standard normativi o volontari) per selezionare i biocombustibili. Anche per le economie APEC che non seguono criteri di sostenibilità dei biocombustibili, i problemi relativi alla sostenibilità e al potenziale impatto sul commercio, sono comunque presi in considerazione. Il rapporto contiene "le attuali politiche, i programmi e le pratiche utilizzati nelle economie APEC che mirano ad assicurare che i biocombustibili siano sostenibili". Il rapporto evidenzia che molti paesi APEC sono ancora ai primi passi nello sviluppo dei biocombustibili e le attività sono ancora fortemente fondate sulla ricerca/pianificazione. Si sono osservate poche attività di monitoraggio. Sono quindi emerse alcune raccomandazioni: (1) collaborazione sulle attività per i biocombustibili sostenibili e condivisione di quanto già appreso; (2) promozione simultanea di tutte le aree di sostenibilità, piuttosto di pochi elementi selezionati di sostenibilità; e (3) incorporazione di più approcci basati sulle performance per monitorare la conformità e l’impatto di policy, programmi e pratiche per biocombustibili sostenibili al fine di assicurare che si realizzino gli esiti previsti e si affrontino conseguenze negative non previste.

Il rapporto dell’APEC è disponibile al seguente indirizzo: http://publications.apec.org/publication-detail.php?pub_id=1099

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://biodiversity-l.iisd.org/news/apec-releases-report-on-sustainable-biofuel-development/#more-54575http://climate-l.iisd.org/news/apec-releases-report-on-sustainable-biofuel-development/