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NEWS

Dal mondo

Le perdite post-raccolto restano un problema

Le perdite di prodotto dopo il raccolto continuano a essere un grosso problema nei paesi in via di sviluppo. Tuttavia, con adeguati investimenti e interventi di formazione, queste perdite potrebbero essere drasticamente ridotte. Secondo quanto riportato in un comunicato stampa della FAO (Food and Agriculture Organization) tali perdite contribuiscono a far aumentare i prezzi e hanno un impatto sul degrado ambientale e sui cambiamenti climatici.

In collaborazione con la Banca Mondiale e altre organizzazioni partner, la FAO sta organizzando in tre continenti corsi di formazione per i contadini su come lavorare i prodotti in modo corretto. Ha inoltre istituito fondi rotativi e prestiti per agevolare la diffusione di migliori strutture per l’immagazzinamento e stabilire dei meccanismi istituzionali innovativi.

Il comunicato della FAO è disponibile in italiano al seguente indirizzo: http://www.fao.org/news/story/it/item/36844/icode/


Completata la prima bozza del genoma della Cassava

Un gruppo di ricerca internazionale ha annunciato di aver completato la prima bozza del genoma della Cassava (manioca). Si tratta di un passo significativo nell’ambito della ricerca per lo sviluppo di varietà migliorate delle principali colture di sussistenza. Il gruppo, guidato da alcuni ricercatori dell’Università dell’Arizona, ha utilizzato il metodo di Sanger paired-end e il sequenziamento 454 high-throughput single e paired-end per completare la bozza del genoma della cassava a 760 Mb.

La cassava rappresenta l’alimento principale per oltre 750 milioni di persone in particolare nei paesi in via di sviluppo. È un tipo di coltivazione resistente e capace di sopportare svariate condizioni ambientali tra cui la siccità. È tuttavia soggetta a diverse patologie, tra cui la temuta Cassava Brown Streak Disease (CBSD) che attualmente rappresenta una grave minaccia per la sicurezza alimentare in molte parti dell’Africa.

Il progetto di sequenziamento della cassava, avviato nel 2003 con la formazione della Global Cassava Partnership (GCP-21), ha avuto un particolare impulso all’inizio dell’anno scorso quando 454 Life Sciences e lo statunitense DOE JGI (Department of Energy Joint Genome Institute) ha investito risorse nell’utilizzo della piattaforma Genome Sequencer FLX 454 per generare in modo veloce la sequenza di DNA ricercata.

Oltre 61 milioni di reads sequenziali sono stati generati e assemblati in una bozza di genoma che secondo gli scienziati copre il 95% dei geni della cassava (416 Mb dei 760 Mb del genoma della Cassava). "Queste informazioni offriranno ottime opportunità per migliorare questa coltivazione così importante, facendola rientrare a piena regola nella ricerca e quindi riducendo i tempi e i costi richiesti per offrire varietà migliorate ai coltivatori che ne hanno maggiormente bisogno" ha sottolineato Claude Fauquet del Donald Danforth Plant Science Center.

La Fondazione Bill e Melinda Gates ha inoltre offerto alla University of Arizona una borsa di studio di 1,3 milioni di dollari per sviluppare ulteriormente le fonti genetiche disponibili per la cassava. Tali fonti offriranno strumenti di miglioramento, come ad esempio marcatori genetici per tratti importanti, per aiutare i coltivatori a migliorare questa coltivazione così fondamentale.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.danforthcenter.org/newsmedia/NewsDetail.asp?nid=182 La sequenza del genoma è disponibile all’indirizzo: http://www.phytozome.net/cassava


Mappato il genoma del mais

Un gruppo di ricercatori statunitensi ha annunciato di aver concluso il sequenziamento del genoma del mais. Questo risultato servirà a dare maggiore impulso allo sviluppo di varietà con più alta resa per quella che è considerata una delle coltivazioni tra le più importanti al mondo. Il gruppo, composto da oltre 150 scienziati, ha presentato i suoi risultati in un articolo pubblicato dalla rivista Science. Il genoma sequenziato è quello di una linea di mais inbred denominata B73.

Il gruppo ha identificato circa 32.000 geni disposti su 10 cromosomi. Ha inoltre scoperto che oltre l’85% del genoma è composto da elementi genetici trasferibili e che questa coltivazione condivide 8.494 famiglie di geni con l’Arabidopsis, il sorgo e il riso. Si legge nel documento che "proprio come la citogenetica e la mappatura genetica hanno rivoluzionato la ricerca e il miglioramento delle sementi durante il secolo scorso, la sequenza del mais B73 potrebbe consentire alla ricerca di fare notevoli passi avanti e di contribuire al fabbisogno mondiale sempre crescente di risorse alimentari ed energetiche in un’epoca di grandi cambiamenti climatici".

Il genoma del mais con i suoi 3,2 miliardi di coppie di basi ha molto da raccontare, come evidenziato dagli articoli correlati, pubblicati dalle riviste Science, PLoS Genetics, PNAS e Plant Physiology che analizzano tutti gli aspetti, dagli elementi genetici trasferibili all’evoluzione del centromero del mais, dalla caratterizzazione dei geni del microRNA, al vigore ibrido e all’evoluzione storica della semente.

Ora che la sequenza del genoma del mais B73 è stata resa disponibile, i ricercatori hanno cominciato a sequenziare altre varietà di mais. Luis Herrera-Estrella e i suoi colleghi hanno sequenziato Palomero, una varietà di mais proveniente dai territori montuosi del Messico, e hanno confrontato le sue caratteristiche con quelle della moderna linea inbred B73. I ricercatori hanno scoperto che il genoma è più piccolo di circa il 22% e contiene il 20% in meno di DNA ripetitivo. Hanno inoltre identificato numerosi geni, principalmente per la tolleranza ai metalli pesanti, presenti sia nel B73 che nel Palomero, ma assenti nel teosinte antenato del mais. Secondo Herrera–Estrella e i suoi colleghi i fattori ambientali legati al contenuto di metalli dei suoli locali potrebbero essere stati importanti nel processo di addomesticamento del mais.

Catherine Feuillet dell’INRA, in Francia, e Kellye Eversole, della Eversole Associates, in un articolo pubblicato dalla rivista Science, hanno sottolineato che "[questi studi] rappresentano una pietra miliare nella genetica e nella biologia vegetale, ma anche il coronamento degli sforzi di un gruppo di coltivatori di mais e scienziati che hanno abbracciato una visione innovativa del mondo dell’agricoltura".

I documenti e gli articoli citati sono disponibili ai seguenti indirizzi: http://dx.doi.org/10.1126/science.1178534 http://dx.doi.org/10.1126/science.1178437 http://dx.doi.org/10.1126/science.1177837 http://dx.doi.org/10.1126/science.1178294 http://collections.plos.org/plosgenetics/maize.php http://dx.doi.org/10.1126/science.1183463


Bayer CropScience e CIMMYT insieme per migliorare la produttività cerealicola

Bayer CropScience e l’International Maize and Wheat Improvement Center (CIMMYT) hanno sottoscritto recentemente un Memorandum of Understanding (MOU) per rafforzare la produttività di cereali in India. Questo accordo mira a facilitare la collaborazione nel campo della ricerca adattativa su frumento, mais e riso nell’ambito del progetto del Cereals System Initiative for South Asia (CSISA) per l’aumento di produttività di queste sementi su base sostenibile in India. L’accordo si focalizza sulla conservazione dell’agricoltura e sulla promozione della tecnologia ibrida, dell’uso efficiente dei fertilizzanti, delle risorse idriche e dei prodotti per la protezione delle coltivazioni, specialmente erbicidi usati per aumentare la produttività in questa regione.

"Il Memorandum of Understanding è destinato a facilitare una maggiore produttività e a introdurre pratiche agricole più efficienti" sottolinea Jens Hartmann, Country Head per l’India di Bayer CropScience. "Questa collaborazione sarà sicuramente di grande aiuto nella lotta alla fame e alla malnutrizione, ma anche di supporto per aumentare la sicurezza alimentare e di reddito per le famiglie di agricoltori più poveri in queste regioni grazie a un maggiore sviluppo e all’impiego di nuove varietà, tecnologie e pratiche per una gestione sostenibile" ha commentato Raj Gupta, Chief Coordinator per l’Asia del Sud del CIMMYT, che ha firmato l’accordo con Bayer. "Un obiettivo chiave per la cooperazione è riuscire a lavorare insieme per migliorare il sistema di coltivazione di riso, frumento e mais, nei centri di attività identificati dal ‘Cereal System Initiative for South Asia, CSISA'. Bayer CropScience è un’azienda all’avanguardia nello sviluppo di ibridi di riso, ma anche la prima società a offrire un’ampia soluzione Seed to Haverst. È quindi il partner perfetto per questa collaborazione, sottolinea Mahesh Girdhar, Head, Bayer BioScience, India.

Maggiori informazioni sul progetto CSISA sono disponibili ai seguenti indirizzi http://www.cimmyt.org/ e http://www.bayercropscience.com/ o scrivendo all’indirizzo: uvl.ananda@bayercropscience.com Per maggiori informazioni sullo sviluppo del biotech in India è possibile contattare: b.choudhary@cgiar.org e k.gaur@cgiar.org


Potenziato il Comitato FAO sulla Sicurezza Alimentare mondiale

L’organo direttivo della FAO ha deciso di rafforzare il Comitato per la Sicurezza Alimentare mondiale (CFS) perché diventi una "piattaforma internazionale per la discussione, il coordinamento e la convergenza delle policy allo scopo di eliminare la fame nel mondo".

L’accordo è stato preso nel corso del World Summit on Food Security tenutosi recentemente a Roma e fa del CFS un componente centrale del Global Partnership for Agriculture, Food Security and Nutrition. Oltre agli Stati Membri della FAO e delle Nazioni Unite, il CFS ospiterà anche i rappresentanti di organizzazioni internazionali, ONG, del settore privato e della società civile. Un network internazionale di esperti supporterà il CFS per assicurare "la legittimità scientifica delle sue decisioni e assicurare che tali decisioni siano prese in base alle più accreditate informazioni scientifiche disponibili”.

Il comunicato stampa della FAO è disponibile all’indirizzo: http://www.fao.org/news/story/en/item/37643/icode/


Come prevenire e gestire la resistenza degli insetti alle sementi Bt

Le teorie e strategie attuali possono essere utilizzate per prevedere, monitorare e gestire la resistenza alle sementi Bt sviluppata dagli insetti. È quanto si legge nelle conclusioni dello studio Field-Evolved Insect Resistance to Bt Crops: Definition, Theory, and Data pubblicato sul numero di dicembre 2009 della rivista dell’Entomological Society of America Journal of Economic Entomology.

Lo studio analizza i dati raccolti in cinque continenti e riportati in 41 studi. Bruce E. Tabashnik, autore principale dello studio, sottolinea che "non bisogna vedere la resistenza sviluppata dagli insetti come qualcosa da temere, ma come qualcosa che ci dobbiamo aspettare e che possiamo gestire se riusciamo a comprenderla. Dozzine di studi che monitorano il modo in cui gli insetti hanno risposto alle sementi Bt, hanno creato un patrimonio di dati che mostrano come questa caratteristica sia emersa in alcune popolazioni di insetti infestanti, ma non in altri. Analizzando in modo sistematico un’ampia quantità di dati, possiamo capire cosa accelera la resistenza e cosa invece la ritarda. Con queste informazioni possiamo prevedere in modo più preciso lo sviluppo della resistenza da parte degli insetti e trovare il modo per contrastarla".

Tra le strategie proposte dagli autori:

  • La strategia rifugio: la coltivazione di varietà non BT vicino a colture Bt può rallentare l’evoluzione della resistenza negli insetti incrementando la possibilità che insetti resistenti possano accoppiarsi con varietà non resistenti, con il risultato di avere una progenie non resistente
  • Colture che sono "piramidizzate" per incorporare due o più tossine Bt sono più efficaci nel controllo della resistenza negli insetti quando vengono usate in modo indipendente dalle colture che contengono solo una tossina
  • Il monitoraggio della resistenza può essere particolarmente efficace quando il campione di insetti raccolti sul campo include insetti sopravvissuti a colture Bt
  • Lo screening del DNA può completare i metodi tradizionali per il monitoraggio della resistenza, come ad esempio l’esposizione in laboratorio degli insetti alle tossine
  • Nonostante pochi casi documentati di resistenza alle tossine Bt sviluppata sul campo nelle colture transgeniche, molte popolazioni di insetti infestanti continuano a essere sensibili
Il comunicato stampa dell’Entomological Society of America è disponibile all’indirizzo: http://www.entsoc.org/resources/press_releases/2009_btcrops.htm

Africa

I vantaggi del cotone Bt per gli agricoltori del Burkina Fas

Dopo avere seminato cotone Bt per la seconda stagione successiva, gli agricoltori del Burkina Faso hanno in previsione un raccolto tra 1,3 e 1,5 tonnellate per ettaro. Questo significa un guadagno significativo rispetto ai 950 kg per ettaro, che corrisponde alla resa media del cotone tradizionale. Secondo le stime il raccolto totale nel paese per il 2009 dovrebbe attestarsi a circa 150.000 tonnellate. Questa informazione è stata condivisa con gli agricoltori durante l’evento “Seeing-is-believing tour” tenutosi lo scorso novembre e organizzato dall’International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications (ISAAA) AfriCenter per giornalisti, decisori, enti regolatori, coltivatori e tecnici del settore del cotone provenienti da Kenya, Mali e Burkina Faso.

Gli agricoltori hanno inoltre evidenziato che rispetto al cotone tradizionale che richiede circa 8 applicazioni, il cotone Bt richiede al massimo 2 applicazioni di pesticidi. Questo è un grosso vantaggio per gli agricoltori e le loro famiglie, poiché consente una notevole riduzione del lavoro necessario per il trasporto dell’acqua, anche da grandi distanze, da utilizzare per l’applicazione di pesticida. Con un minore uso di pesticidi e conseguente minore esposizione, si è inoltre notata una considerevole riduzione delle problematiche legate alla salute, come malattie da raffreddamento, vesciche e avvelenamento.

Per maggiori informazioni contattare Bridget Bitta dell’ISAAA AfriCenter all’indirizzo: b.bitta@cgiar.org

Americhe

Toolkit di genomica per la patata dolce

Brian Scheffler e i suoi colleghi del Dipartimento per l’Agricoltura dell’Agricultural Research Service (ARS) degli Stati Uniti hanno annunciato un progetto finalizzato alla creazione di un toolkit di genomica per aiutare i coltivatori a sviluppare varietà migliorate di patate dolci. Nonostante la sua importanza, la patata dolce è una coltura sottovalutata dal punto di vista della ricerca. Ci sono poche informazioni genomiche disponibili che possano essere utilizzate dai coltivatori di patate dolci per sviluppare nuove varietà migliorate con un maggior contenuto nutrizionale o una maggiore resistenza a malattie e stress.

Con il finanziamento di 120.000 dollari ottenuto grazie al T.W. Edminster Award dell’ARS, Scheffler e il suo team stanno lavorando per sviluppare e localizzare i marcatori DNA sui 90 cromosomi della patata dolce. Utilizzeranno anche un sequenziatore high-throughput DNA per sviluppare una classificazione delle patate dolci che consenta di studiare dove, quando e come alcuni geni vengono espressi. Di particolare interesse, sono i geni che riguardano la produzione di rizomi, specialmente durante gli stress correlati ai fattori ambientali come la siccità.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.ars.usda.gov/News/docs.htm?docid=1261


Come controllare lo sviluppo di piante infestanti resistenti al glifosato

Negli ultimi 13 anni l’ampio uso di colture biotech resistenti al glifosato ha causato un certo allarme tra gli scienziati. È stato infatti registrato un numero crescente di piante infestanti che hanno sviluppato una resistenza a questo principio attivo. "Sfortunatamente è troppo tardi per evitare che si sviluppi la resistenza al glifosato" commenta David Shaw, Presidente della Weed Science Society of America. "Il problema è ormai presente. La sfida è ora quella di adottare tecniche di gestione efficaci che consentano di contenerne la diffusione".

Negli stati americani dell’Illinois, Indiana, Iowa, Mississippi, Nebraska e North Carolina è in corso di svolgimento un progetto di quattro anni mirato a individuare una tecnica efficace di gestione e a conoscere i risvolti della tecnologia. Verranno confrontati nel dettaglio i risvolti economici dei programmi di gestione della resistenza agli erbicidi raccomandati dalla Weed Science Society of America con l’uso del glifosato come trattamento esclusivo per il controllo delle infestanti. Alla fine del terzo anno i risultati mostrano che i profitti netti dei campi gestiti secondo le pratiche raccomandate sono equivalenti o addirittura maggiori rispetto a quelli dei campi in cui il glifosato viene usato da solo.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.wssa.net/WSSA/PressRoom/WSSA_GlyphosateResistance.htm

Asia e Pacifico

Ricercatori australiani lavorano per sviluppare una varietà di frumento tollerante la siccità

Un team internazionale di ricercatori dell’Australian National University, guidati da Gonzalo Estavillo e Barry Pogson, ha individuato nell’Arabidopsis un gene che consente alle piante di sopravvivere alla siccità. Estavillo e i suoi colleghi hanno identificato il gene, denominato SAL1, mentre stavano studiando diverse varietà mutanti di Arabidopsis che hanno dato risposte non convenzionali quando sottoposte a un’elevata quantità di luce. Le mutazioni del gene SAL1 rende le piante capaci di sopravvivere più a lungo senza acqua. I ricercatori stanno ora sperimentando l’introduzione delle caratteristiche delle varietà mutanti nelle cultivar selezionate di frumento attualmente utilizzate in agricoltura.

"Lo scopo finale del progetto è quello di sviluppare delle linee di frumento con una maggiore resistenza alla siccità e una maggiore capacità di utilizzo dell’acqua" spiega Estavillo. "Il prossimo passo sarà quello di identificare piante mutanti di frumento prive dei geni SAL1 identificati dalle procedure di biologia molecolare. Ci aspettiamo che queste varietà mutanti restino verdi, turgide e attive per la fotosintesi, con una produzione di foglie, fiori e semi maggiore anche in caso di moderata mancanza di acqua". Secondo i ricercatori, poiché la base della mutazione consiste nella mancanza di un gene, potrebbe essere possibile creare piante di frumento resistenti alla siccità senza ricorrere a modifiche transgeniche.

Le piante di frumento resistenti alla siccità potrebbero essere importanti in futuro. Secondo gli attuali modelli climatici, infatti, vaste aree coltivate a frumento nel Sud dell’Australia diventeranno drasticamente più aride/secche nei prossimi 50 anni.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://news.anu.edu.au/?p=1738

Europa

L’Unione europea approva tre varietà di mais GM

La Commissione europea ha approvato tre varietà di mais geneticamente modificato per l’alimentazione umana e animale e la lavorazione nei 27 stati membri. Le varietà di Monsanto YieldGard VT Pro (MON 89034) resistente agli insetti e YieldGard VT Rootworm/RR2 (MON 88017) resistente agli insetti e tollerante agli erbicidi, e la varietà di Dupont Herculex RW/ Roundup Ready Corn 2, possono ora essere importate nei paesi dell’Unione europea. Come nel caso delle precedenti autorizzazioni la Commissione ha dato l’approvazione dopo il mancato consenso del Consiglio dei Ministri.

L’approvazione fa seguito alla comunicazione dei pareri scientifici dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) secondo i quali “è improbabile che le varietà GM abbiano effetti negativi sulla salute umana e animale o sull’ambiente".

Maggiori informazioni sono disponibili ai seguenti indirizzoi: http://www2.dupont.com/Media_Center/en_US/daily_news/november/article20091103.html http://monsanto.mediaroom.com/index.php?s=43&item=763


Riso raffinato: aumentato di sei volte il contenuto in ferro

Utilizzando le biotecnologie, i ricercatori del Politecnico di Zurigo, in Svizzera, sono riusciti ad aumentare la quantità di ferro contenuto nel riso raffinato di oltre 6 volte tramite il trasferimento di due geni vegetali presenti nel riso comune. È quanto riportato da Wilhelm Gruissem del Dipartimento di Biologia del Politecnico di Zurigo durante l’Agricultural Biotechnology International Conference: Agricultural Biotechnology for Better Living and a Clean Environment tenutasi alcuni mesi fa al Queen Sirikit National Convention Center di Bangkok, in Tailandia.

Il riso raffinato, o brillato, non contiene una quantità di ferro sufficiente a soddisfare la razione giornaliera raccomandata, anche se consumato in grandi quantità. Il team di ricerca ha scoperto che le piante di riso esprimono due geni per produrre l’enzima nicotianamina sintasi, che trasporta il ferro, e la ferritina, che consente di immagazzinare il ferro. Questa azione sinergica, sottolinea Gruissem, consente alla pianta di assorbire dal terreno una maggiore quantità di ferro e di conservarlo nel chicco. Il prodotto della nicotianamina sintasi, chiamato nicotianamina, si lega al ferro temporaneamente e ne facilita il trasporto nella pianta.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.safetybio.agri.kps.ku.ac.th/index.php?option=com_content&task=view&id=6764&Itemid=47


Il parere dell’EFSA sulla sicurezza della varietà LLRice62 di Bayer

Nel 2007 l’EFSA (Autorità europea per la Sicurezza Alimentare) aveva rilasciato una dichiarazione sulla richiesta da parte di Bayer di autorizzazione a immettere sul mercato la varietà di riso LLRice62 GM, resistente agli erbicidi, per utilizzo nell’alimentazione umana e animale e per l’importazione e lavorazione nell’Unione europea. Secondo le conclusioni dell’EFSA riportate nella dichiarazione anche se "esiste la possibilità che un piccolo numero di piante di riso GM possano invadere le coltivazioni e causare l’impollinazione incrociata con le varietà di riso coltivato o di riso crodo" è improbabile che "la fuoriuscita si verifichi in piante selvatiche in zone portuali, industriali e di transito". EFSA ha confermato che non ci sono segnali di cambiamenti nella salute o nel comportamento del riso GM, tranne che in presenza dell’erbicida glifosinato.

L’Unione europea ha recentemente chiesto all’EFSA di rivedere un articolo scritto da Lu & Yang pubblicato sulla rivista Biotechnology Advance e di segnalare se il documento contiene nuove informazioni che potrebbero modificare le precedenti conclusioni dell’EFSA sulla varietà LLRice62 in termini di sicurezza ambientale. Il documento rivede i processi di flusso genetico verticale tra il riso coltivato GM e le varietà selvatiche con compatibilità incrociata, come anche le possibili conseguenze sull’ambiente.

Dopo aver preso in considerazione pubblicazioni scientifiche di rilievo, l’EFSA è rimasta sulle conclusioni originali e ha sottolineato che "in termini di rischi per l’ambiente, non sono state fornite nuove prove scientifiche che invalidino la precedente valutazione dei rischi ambientali in riferimento alla varietà LLRice62 per gli usi comunicati, da cui è esclusa la coltivazione".

Il parere scientifico EFSA è disponibile al seguente indirizzo: http://www.efsa.europa.eu/cs/BlobServer/Statement/1365.pdf?ssbinary=true Il documento di Lu e Yang è disponibile all’indirizzo: http://dx.doi.org/10.1016/j.biotechadv.2009.05.018


La Francia stabilisce i criteri OGM free

Come richiesto dai ministri francesi per l’Ambiente, l’Agricoltura e il Commercio e la Tutela dei Consumatori, l’Haut Conseil des Biotechnologies (Alto Consiglio per le Biotecnologie) francese ha diffuso un documento che fornisce una definizione per la produzione OGM free. L’ente, composto da un comitato scientifico e uno socio-economico, ha l’incarico di supportare il governo su numerose questioni relative alle biotecnologie.

L’Haut Conseil des Biotechnologies ha presentato una serie di condizioni dettagliate per ottenere la definizione di OGM free per tre categorie di prodotti:

  • Per i prodotti di origine vegetale l’etichetta OGM free può essere assegnata a prodotti che contengono meno dello 0,1% di DNA transgenico.
  • Per i prodotti di origine animale l’etichetta "allevato con mangimi OGM free" o "derivato da animali allevati senza mangimi GM" è riservata a prodotti derivati da animali allevati con mangimi contenenti meno dello 0,1% di DNA transgenico.
  • Per i prodotti dell’apicoltura l’etichetta "biotech-free" deve basarsi su una distanza minima tra l’apiario e le coltivazioni biotech, stabilita dall’autorità pubblica.

Secondo una relazione diffusa dall’USDA Foreign Agricultural Service i ministri francesi per l’Ecologia, l’Agricoltura e l’Economia stanno preparando un decreto per regolamentare l’etichettatura OGM free che sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Secondo il documento il decreto dovrebbe essere finalizzato entro la seconda metà del 2010. Le autorità francesi avevano richiesto in precedenza un limite di 0,01%, rendendo impossibile l’etichettatura.

Il documento dell’Alto Consiglio per le biotecnologie è disponibile all’indirizzo: http://ogm.gouv.fr/Recommandation_CEES_sansOGM.pdf Un estratto della relazione dell’USDA FAS è disponibile al seguente indirizzo: http://www.seedquest.com/news.php?type=news&id_article=11790&id_region=&id_category=1&id_crop=

RICERCA

Completata una bozza della sequenza genetica del cetriolo

Il cetriolo è una coltura molto importante dal punto di vista economico, ma anche come modello per gli studi sulla determinazione sessuale e la biologia delle piante vascolari. La bozza della sequenza genomica del Cucumis sativus var. sativus L. è stata completata da alcuni ricercatori cinesi dell’Institute of Vegetables and Flowers dell’Accademia Cinese delle Scienze Agricole grazie alla combinazione del tradizionale metodo di Sanger e l’innovativo Illumina GA. I risultati sono stati pubblicati online sulla rivista Nature Genetics.

In questo studio i ricercatori hanno ottenuto una copertura del genoma di 72,2 x. Secondo i risultati cinque dei sette cromosomi del cetriolo derivano dalle fusioni di dieci cromosomi antenati dopo la diversificazione dal Cucumis melo. Il genoma sequenziato del cetriolo fornisce un quadro delle diverse caratteristiche della pianta quali l’espressione sessuale, la resistenza alle malattie, la biosintesi della cucurbitacina e il tipico odore di 'verde fresco’. Fornisce inoltre un valido punto di partenza per lo sviluppo di cultivar selezionate e per lo studio dell’evoluzione e della funzione del sistema vascolare delle piante.

Il testo completo è disponibile all’indirizzo: http://www.nature.com/ng/journal/vaop/ncurrent/abs/ng.475.html


Scoperto un gene che controlla le dimensioni dei semi

Alcuni scienziati dell’Università di Friburgo in Germania e del John Innes Center nel Regno Unito hanno annunciato di avere individuato nella pianta modello Arabidopsis un gene responsabile del controllo delle dimensioni dei semi. Secondo i ricercatori manipolando questo gene si potrebbero individuare dei metodi per migliorare le colture.

Michael Lenhard e i suoi colleghi hanno scoperto che il gene del citocromo P450 KLUH (KLU) regola le dimensioni dei semi. Il gene, espresso all’interno del tegumento degli ovuli in via di sviluppo, produce un segnale di crescita ancora non identificato che determina le dimensioni finali dei semi. Se il gene è inattivato, vengono prodotti semi più piccoli. D’altro canto la sovraespressione del KLU ha come risultato la produzione di sementi più grandi e con un più alto contenuto di olio. Secondo i ricercatori questa è la prima volta in cui si osserva un tale effetto reciproco sulla dimensione dei semi ed evidenzia l’importanza fondamentale di questo gene nello sviluppo della pianta. Si stanno ora studiando gli effetti ottenuti modificando questo gene nel colza.

Il documento pubblicato è disponibile al seguente indirizzo: http://dx.doi.org/10.1073/pnas.0907024106 Maggiori informazioni sono disponibili all’indirizzo: http://www.jic.ac.uk/corporate/media-and-public/current-releases/091105MichaelLenhardseedsize.htm


Le cellule staminali delle piante si suicidano per prevenire danni genetici

Le piante hanno sviluppato innumerevoli modi per proteggersi da ambienti rigidi, tra cui la chiusura degli stomata per limitare la perdita d’acqua durante i periodi di siccità o l’emissione di sostanze di difesa nel caso di attacchi degli erbivori. Hanno inoltre sviluppato meccanismi molecolari per ridurre al minimo i danni causati dagli stress ambientali. Uno di questi è stato scoperto recentemente da alcuni ricercatori del John Innes Centre di Norwich, UK. Gli scienziati hanno scoperto che le cellule staminali delle piante, preposte alla crescita di radici e germogli, sono dotate di un meccanismo interno che induce la cellula a suicidarsi se individua un danno al DNA, piuttosto che il DNA difettoso. Qualsiasi difetto si presenti nel codice genetico delle cellule viene trasmesso e persiste in modo irreversibile per la durata della vita della pianta, che potrebbe essere di migliaia di anni.

Secondo i ricercatori lo stesso sistema opera negli animali e il mancato funzionamento di questo sistema porta allo sviluppo di forme tumorali. La scoperta di un meccanismo simile e tuttavia distinto nelle piante è quindi di grande interesse per il settore della ricerca in ambito vegetale, come anche per lo sviluppo di piante in grado di contrastare meglio gli stress ambientali.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo: http://www.jic.ac.uk/corporate/media-and-public/current-releases/sablowskiDNAdamage.htm

BIOCOMBUSTIBILI

Come migliorare la produzione di etanolo nel lievito tramite trasferimento di un gene batterico singolo

Alcuni ricercatori della Delft University of Technology (TU Delft, Paesi Bassi) hanno annunciato di aver introdotto nel lievito un gene batterico singolo che può portare a migliorare la produzione di bioetanolo a partire dai residui agricoli in tre aspetti: (1) diminuzione dell’acetato (2) eliminazione del glicerolo, un sottoprodotto e (3) maggiore quantità di etanolo. La biomassa ligneocellulosica pretrattata, prima della fermentazione dell’etanolo, contiene un’alta quantità di acetato che può influire in modo negativo sull’efficienza del processo di produzione di etanolo nel lievito. Anche il glicerolo è un sottoprodotto inevitabile che può essere prodotto dal lievito durante il processo di fermentazione dell’etanolo (circa il 4% dello zucchero risulta "perso nella formazione del glicerolo come sottoprodotto "). Entrambe le condizioni possono far diminuire le rese in etanolo. Secondo i ricercatori della Delft University of Technology, "i lieviti (perlomeno a livello teorico) possono trasformare l’acetato dannoso in etanolo. Tuttavia, solo un singolo gene risulta mancante nel lievito. "Introducendo un singolo gene dal batterio Escherichia coli, i ricercatori della Delft University of Technology e del Kluyver Centre for Genomics of Industrial Fermentation hanno reso possibile questa trasformazione dell’acetato in etanolo tramite il lievito. Questo ha quindi preso il posto del glicerolo in modo così efficiente che i geni chiave nella produzione di glicerolo potrebbero essere rimossi, così da abolire completamente la produzione di glicerolo". I ricercatori sperano di poter collaborare con dei partner industriali per accelerare lo sviluppo di applicazioni industriali.

Maggiori informazioni sono disponibili al seguente indirizzo:http://www.tudelft.nl/live/pagina.jsp?id=a466a150-8cb1-4f04-8273-f32af610294e&lang=en
http://aem.asm.org/cgi/content/abstract/AEM.01772-09v1?maxtoshow=&HITS=10&hits=10&RESULTFORMAT=&author1=Medina%2C+G&searchid=1&FIRSTINDEX=0&resourcetype=HWCIT


L’International Standards Agency rilascia nuovi standard per il combustibile aereo

L’American Society for Testing and Materials (ASTM) ha recentemente comunicato un nuovo standard, ASTM D7566, Specification for Aviation Turbine Fuels Containing Synthesized Hydrocarbons. Lo standard "fornisce i criteri per la produzione, distribuzione e utilizzo del carburante per i motori aeronautici a turbina, prodotto da carbone, gas naturali o biomasse utilizzando il processo Fischer-Tropsch". All’origine del rilascio del nuovo standard c’è la volontà di cercare alternative ai combustibili convenzionali usati in aviazione. Secondo quanto dichiarato da Mark Rumizen, specialista in combustibili per aviazione della Federal Aviation Administration, e responsabile dell’unità operativa che ha sviluppato lo standard ASTM D7566 "le preoccupazioni legate ai costi e alle forniture future dei combustibili convenzionali usati nel settore dell’aviazione e l’imposizione di limitazioni nelle emissioni di CO2 hanno portato allo sviluppo dell’ASTM D7566". Ha inoltre sottolineato che "il rilascio dell’ASTM D7566 rappresenta la fase culminante di uno sforzo unitario e mirato del settore dell’industria dell’aviazione per muoversi verso combustibili maggiormente ecocompatibili e per diversificare i fornitori di combustibili per l’aviazione”. Ha inoltre sollecitato la partecipazione dei diversi settori coinvolti nelle infrastrutture dei carburanti per l’aviazione e dei produttori di biocombustibili per lo sviluppo di ulteriori specifiche dell’ASTM D7566.

Maggiori informazioni sono disponibili ai seguenti indirizzi:http://www.astmnewsroom.org/default.aspx?pageid=1895
http://www.biofuelreview.com/component/option,com_frontpage/Itemid,1/limit,10/limitstart,30/


Bioetanolo dal lino e dalla Brassica carinata

Il sito internet Eurekalert riporta due studi effettuati da alcuni ricercatori spagnoli e olandesi sulla produzione di bioetanolo da un surplus di biomassa derivante dalla produzione di fibre di lino e dalla Brassica carinata "una pianta dai fiori gialli simile a quelle che fioriscono nei campi durante la stagione primaverile". Gli studi, entrambi pubblicati dalla rivista Renewable and Sustainable Energy Reviews, analizzano il carico ambientale associato ai diversi stadi del processo di raccolta del lino o della Brassica; (1) la produzione di etanolo [tramite idrolisi enzimatica seguita da fermentazione e distillazione]; (2) la miscelazione dell’etanolo con la benzina [in proporzioni varie]; e (3) l’utilizzo del prodotto e delle sue miscele in veicoli per trasporto passeggeri. I risultati dei due studi mostrano che "l’uso di carburanti a base di etanolo può contribuire a mitigare i cambiamenti climatici riducendo i gas serra. Tuttavia tali combustibili contribuiscono anche all’acidificazione, all’eutroficazione, alla formazione di ossidanti fotochimici e tossicità (per l’ambiente e per la popolazione)". Secondo i ricercatori, gli effetti negativi potrebbero essere minimizzati con l’uso di coltivazioni ad alta resa, con l’ottimizzazione delle attività agricole e un migliore impiego dei fertilizzanti.

Maggiori informazioni sono disponibili a questi indirizzi: http://www.eurekalert.org/pub_releases/2009-11/f-sf-fay112009.php
http://www.sciencedirect.com/science?_ob=ArticleListURL&_method=list&
_ArticleListID=1111341690&_sort=r&view=c&_acct=C000050221&_version=1&
_urlVersion=0&_userid=10&md5=7fd1e023d547bb52aec821fe8531aa9c